il conto alla rovescia

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è il primo anno che ho iniziato a usare questo blog con una convinzione diversa, con una titubanza sparita e con una ferrea certezza che ciò di cui scrivo possa interessare a qualcuno.
il blog è ufficialmente nato nei primi mesi del 2013 ma io non avevo ancora capito e nemmeno trovato il modo più funzionale (a me stessa per prima) di fruirne e divertirmici pure, oltre gli argomenti trattati che spaziano davvero da a qualunque cosa. Continue reading

La top five dei film di Natale

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Se per caso si ha la sconcertante idea di accendere la televisione sotto Natale, non solo dopo un rapido zapping si capisce al volo che la programmazione normale è sovente modificata e gli operatori sono in ferie dall’Immacolata, ma si verrà inondati da una marea di film a tema Natale che ci si potrebbe anche fare una cultura a riguardo. E c’è, esiste. Continue reading

il libro bestseller di ogni natale

abitavo ancora a rimini quando capitò questa cosa e, onestamente, non ricordo quale anno fosse.
ma ai fini del pensiero cambia poco.
avevo questa abitudine, quella di andare a bere il caffè al mio adorato mr.jones a marina centro, il baretto che sta tra la salagiochi central park e il palazzo arpesella per capirci, e farmi una bella passeggiata, scendendo lungo viale trieste verso il mare e guardare la vetrina della libreria gulliver.
e fu lì, che mi accorsi del cartello con la classifica dei libri più venduti tra natale e i primi di gennaio.
certo, direte voi, meglio non fidarsi mai di queste classifiche, e questo è più che giusto, ma in quella lista di titoli, tre su dieci (e fu questo a cogliere la mia attenzione), erano le previsioni astrologiche scritte da astrologi più o meno conosciuti per l’anno dopo.
l’espressione della mia faccia che vi ripropongo qui sotto e con lo stesso berretto di allora è una faccia affinata meticolosamente ogni giorno per circa dieci anni ogni volta che passavo davanti a quella vetrina e quella classifica. e per fedeltà al ricordo di quel giorno, mi sono messa anche la sciarpa e il giubbotto e mi sono selfata davanti alla libreria del mio studio per drammatizzare davanti a una congrua scenografia. Continue reading

La top five delle canzoni di Natale

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Ci sono canzoni che sarai costretto ad ascoltare anche senza il tuo volere: nei negozi, per le strade, nei supermercati, nei grandi magazzini. Cinque canzoni natalizie che sono fisse nei cd delle canzoni di natale. Cinque canzoni natalizie che, per fortuna, si sentono solo per due settimane all’anno. La top five delle canzoni di natale, più una traccia fantasma. Continue reading

A me piace il pandoro perché il panettone mi fa cagare

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È uno dei dualismi più duraturi dell’esistenza umana.
Beatles o Rolling Stones?
Truffaut o Godard?
Dante o Boccaccio?
Coca-Cola o Pepsi?
Gaspare e Zuzzurro o Gigi e Andrea?
Cattivissimo me o Megamind?
Marvel o DC?
Moana o Ilona Staller?
Prada o Gucci?
Nike o Adidas?
Oasis o Blur?
Bastien Vives o Cyril Pedrosa?
Rafael Nadal o Roger Federer?
Messi o Maradona?
Spice Girls o All Saints?
Presepe o albero di natale?
Magnum o Cornetto Algida?
Fedez o Emis Killa?
Ma soprattutto: pandoro o panettone? Continue reading

come i mammut

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la prima e unica volta che partecipai a un’occupazione a scuola fu tipo a 16 anni. credo. perché nel frattempo ho i capelli bianchi e, sinceramente, pensavo che le occupazioni a scuola si fossero estinte come i mammut. sbirciando tra le notizie, scopro che non è così, ma che, come vent’anni fa e come prima di noi i nostri debosciati genitori sessattontini, si svolgono ancora.
ora, dovete sapere che faccio parte di quella generazione di mezzo, quella nata tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, quella per intenderci che con i nostri genitori a fare gli hippie e a guardare dal vivo i beatles, ci suggerivano di seguire le loro orme, quelle cioè del dopo woodstock quando loro si erano divertiti come matti e poi avevano messo su famiglia, università, lavoro bla bla bla. così dovevamo fare anche noi, a parte aver avuto i cartoni animati giapponesi e a vent’anni le spice girls invece tipo dei doors, e oggi come allora niente, è ancora così. ti dicono, laureati e poi fai il lavoro per cui hai studiato o quello che c’è ma da avere uno stipendio fisso mensile e che non sia tipo operatore ecologico che fa brutto. al massimo va bene anche quella cosa con il computer. che tradotto sarebbe tipo il visual designer. Continue reading