Cinquina, decina, tombola

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Un classico del Natale, in ogni fase della propria vita: la tombola.

Quando arriva dicembre e stai ancora frequentando la scuola, molte delle scocciature che nella magia del Natale ci si ritrova a vivere da adulto non hai nemmeno idea che esistano.
Quando hai quell’età, il ponte dell’Immacolata è solo la prima delle tante vacanze e di tanti regali che ti arriveranno. Non sai nemmeno che i tuoi stanno aspettando impazienti la tredicesima per comprarti ciò che sogni (e per tirare un sospiro di sollievo) e che quando crescerai, assolutamente dimentico dei loro sforzi di un tempo, abbandonerai in uno scatolone quell’adolescenza che poi rimpiangerai per sempre obnubilato dalla voglia malsana e ineluttabile di crescere.
Quando hai quell’età, il giorno prima il salotto di casa dei tuoi è un salotto normale e il pomeriggio dopo, apri il portone e il salotto è diventato un luna-park. Come tante cose che in quell’età appaiono ripetutamente ti abitui alla loro esistenza e impari anche che dopo la befana ritorna tutto come non fosse mai successo, assolutamente inconsapevole della fatica che ha fatto tua mamma, della ricerca con bestemmie del babbo che non trova gli scatoloni delle decorazioni, con i tuoi che impiegano un pomeriggio intero a montare quella giostra verde con le palline colorate di oro e di rosso.
Poi ti svegli in un giorno di pioggia, hai 39 anni appena compiuti, certo fai il lavoro che sognavi ma i tuoi fine settimana da quel giorno nel quale hai detto ai tuoi “vado a vivere da sola” si sono trasformati nei giorni nei quali fai la spesa, pulisci casa, fai le lavatrici e stiri aspettando “La domenica sportiva” che è l’unica cosa rimasta uguale. Nemmeno la tua faccia è più la stessa; rughe che non credevi ti sarebbero mai venute compaiono intorno alla bocca e quelle fossette che da ragazzina ti facevano essere tanto carina con quel sorriso gioioso diventano solchi e, aggravante, sorridi sempre di meno per non aumentarli, o peggio, sperperi soldi in creme anti rughe che non servono a nulla.
E alcune piccole cose che già fai e delle quali non ti eri accorta, tipo il cucinare e l’essere precisino e avere il controllo dei fornelli, porta a quella fase per la quale discutevi con i tuoi: non diventerò mai come voi! dicevi impavido. E non ti accorgi che i geni sono gli stessi e che, prima o poi, vengono a batter cassa.
Poi, ti svegli in un giorno di pioggia, hai 39 anni appena compiuti, vivi da sola e in cucina sei diventata come tua mamma (e anzi ti maledici che non l’hai aiutata più spesso perché anche per sbucciare una cipolla le devi telefonare) e il ponte dell’Immacolata sei diventata come i tuoi e telefoni a casa per chiedere loro se ci sta meglio la punta o la stella in cima all’albero.
Hai sempre 39 anni e ti domandi, in un brevissimo attimo di lucidità, quando?, quando ti sei trasformata? Persino Kafka si stava accorgendo di star diventando uno scarafaggio!
Quando?
Quando è successo che, altro imprescindibile appuntamento del Natale, la tombola, da che era quella roba nel mezzo di una serata (perché prima facevi aperi-cena, poi avevi quelle due ore di buco prima di andare in cantinetta e tornare a casa alle 2) è diventato l’appuntamento della serata?

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Non è natale se non c’è la tombola.
Prima, quando i capelli avevano il tuo colore naturale, era quella roba che facevi per tradizione con gli amici tipo un paio di volte; era il pepe in serate e/o pomeriggi di festa da scuola e/o università; era il diversivo esotico.
Prima ti invitavano e ti chiedevano se c’eri.
Oggi le organizzi tu.
Poi, negli anni di inconsapevole trasformazione, c’è stata la moda dei locali che facevano serate dedicate alle tombole. Non eri fidanzata, men che meno sposata, figli figurarsi e andare da Botte al Neon il mercoledì e il venerdì erano tassativi come “La domenica sportiva”. E dopo Botte, via o da Ciocci ai Tre Mori o al Dinein. Locali nei quali una delle tue più care amiche si inimicava gli altri partecipanti e in un’occasione fu anche bandita dalle tombole perché vinceva sempre. Tanto, ti trovi sempre quello che vince fisso, ma ci passi anche sopra perché la tombola era sempre quel diversivo di cui sopra. Anche se ti infastidisce perché non vinci mai, non vinci talmente mai che una cinquina per te è come la tombola, a decina che è tipo la luna lasci proprio perdere. Fare tombola poi è quell’emozione che è tipo giocare la finale della coppa del mondo.
Oggi, la tombola di Coriano, organizzata al bar del campo da calcio è il top per te e ne fai un’overdose.
Certo, le tombole da Ciocci e dal Dinein rimangono piacevoli, ma è quando arrivi a Coriano che la tua trasformazione è completa, a tal punto che ti porti dietro anche i tuoi.
Naturalmente esagero: la verità è che davvero ti ritrovi a 39 anni a fare quelle cose che vedevi fare a tua mamma e, all’improvviso, inizi a somigliarle sempre di più. Che poi dipende che rapporto si ha con i genitori.
Io, i miei, li ho riscoperti per esempio. Prima erano i genitori, quelli che sono sempre con te, che ti hanno insegnato ad amare e ciò che ti ha portato a essere quello che sei, ai quali non dici più certe cose, quelli con i quali parli giusto a pranzo e a cena e che nella tua visione di ragazzina sono asessuati rompipalle coinquilini e che ti preparano da mangiare e ti passano a prendere in stazione quando arrivi dopo una fiera di fumetti.
Crescendo, scopri che sono “persone”, persone che hanno amato, che hanno vissuto, che hanno fatto degli errori e ne hanno sofferto, che hanno gioito al tuo arrivo su questa terra, che venivano ogni giorno a guardarti quando eri nell’incubatrice, che ti hanno difeso e che hanno tentato di essere persone migliori (e hanno cercato di farlo con te), che ti hanno insegnato a camminare a testa alta, persone che hanno un’anima.
Io me ne sono accorta un pranzo in spiaggia. Erano venuti due cari amici di Milano e pranzammo al bar del 18 con mia madre. Vedendola parlare con uno di loro, ho avuto un’illuminazione: non vedevo più mia mamma come “la mamma” che come disco rotto mi diceva che dovevo laurearmi e che i fumetti potevo farli anche dopo (e i “dopo” dei genitori sono oltre la logica fisica del tempo), ma come una donna, una bella donna, che aveva “vissuto”.
Poi tante cose sono cambiate e arrivi a quel bellissimo momento nel quale anche tu sei diventata donna, i tuoi non sono sequoie centenarie e ci puoi ancora parlare e per questo bellissimo, mai come questo bellissimo momento, ci si intende come mai prima.
E scherzi a parte, io il favore me lo faccio: li porto davvero i miei a giocare a tombola.

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