il centro del mondo ___ CERN

CERN_tubo

 

nella campagna marchigiana tira una brezza fresca.
sono nel mio studio quando inizio a scrivere questo post sulla mia straordinaria avventura al CERN di ginevra.
il CERN è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle e, quindi, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare.
il nome è l’acronimo dal francese di Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire.
gli esami condotti all’interno cercano di fornire gli strumenti necessari per la ricerca in fisica delle alte energie. di fatto, attraverso macchine come acceleratori di particelle e rilevatori delle stesse (i primi consentono l’analisi dei nuclei atomici e particelle subnucleari a energie molto elevate, i secondi invece consentono di studiare il risultato delle collisioni tra fasci di queste particelle) si cerca di capire le reazioni e il comportamento delle particelle a energie sufficientemente alte e spesso scoprendo nuove particelle. come il bosone.
per spiegarvelo terra terra: cosa succede se faccio scontrare due fasci di energia l’uno con l’altro? ecco, il CERN può spiegarlo.
esempio pratico: avete presente quando in dragonball goku lancia con le mani il fascio luminoso verso piccolo che, di rimando, lo fa uscire dalla bocca?
ecco, nella realtà esistono fasci di energia come idea più o meno simili a questi e che viene osservata al CERN.

CERN_esterno

 

il CERN si estende su un’area terrena tra svizzera e francia in un cerchio sotto cui passano 27 km di tubo circolare dove fanno curvare tramite magneti le particelle e i cui edifici di acceleratori e rilevatori sorgono alla metà di ogni cerchio. sopra, tra un edificio e l’altro, la vita continua come nulla fosse. è come se sotto rimini e santarcangelo ci fosse questo cerchio nel quale scorre energia che potrebbe far saltare in aria tutto e, incuranti di tutto questo, si va da botte al neon a fare aperitivo o da aris alla casina del bosco a mangiare la piada o da oreste a santarcangelo a mangiare i malatesta. la normalità.
ma è affascinante pensare che ci sia così tanta vita, sotto.

CERN_mappa

 

ho ancora la testa piena di bosoni, protoni, muoni e neutrini per concentrarmi a sufficienza su germania-francia che si sta giocando adesso.
capita così.
io e andrea plazzi ci sentiamo telefonicamente incrociando la mia richiesta sullo scrivermi la prefazione per il mio “hai mai notato la forma delle mele?” di renbooks e lui per invitarmi nei giorni di pausa del mondiale a una gita al CERN di ginevra.
avendo ascoltato un giorno intero di materia e antimateria, direi che parafrasando le trecce di rame conduttrici che ci hanno spiegato all’SM18, il peso delle richieste vertono ineluttabilmente su un regalo straordinario che mi ha fatto e che mi ha lasciato tantissimo.
mettiamola così: almeno vario le analogie che invece di virare al solo calcio adesso avranno i protoni.
non so cosa vi sia andato peggio. come fisico faccio schifo ma a calcio so giocare.
quando andrea mi domandò se poteva interessarmi, il mio unico contatto con la fisica (prima di questa esperienza e dopo gli studi scolastici) era stato leggermi feynman, il fumetto, e provare lo jaboulani per il post sui palloni mondiali.
per il resto, il nulla.
per me, una scintilla provocata dallo staccare una spina senza spegnere il microonde era pari, come domande sulla fisica, a una pallonata presa in faccia. sapevo che la fisica e l’energia erano intorno a noi, ma le uniche cose che mi affascinavano erano i teoremi di mr. fantastic nei fantastici quattro.
ammetto che il peso dell’anima è la base dei miei studi, un po’ come il peso del fumo di smokiniana memoria, ma sapere che dietro quella scintilla c’è un mondo vivo e che si può conoscere, studiare, sperimentare, manipolare, nella mia testa è come il rilevatore al CMS.

CERN_fascio_protoni

cioè l’analisi dello scontro tra protoni che creano altri effetti.
e lo studio di come si comportano gli elettroni, i neutrini, i muoni e i protoni attraverso una rete di chiamiamoli ostacoli e la traiettoria che lasciano le particelle.
uno degli esempi che ci hanno fatto per farci capire queste traiettorie è: avete presente l’unire i puntini per poi completare un disegno? ecco. si percepiscono i segnali e si uniscono formando una traiettoria.
ma non divago.
il progetto nel quale mi ha coinvolto plazzi è praticamente questo: in collaborazione con il C.N.R. (consiglio nazionale delle ricerche) ad andrea è stato chiesto di raccogliere autori diversi tra loro per stili e sensazioni del panorama italiano del fumetto per poi, sulla base dell’esperienza raccolta al CERN, parlarne e raccontarle con il fumetto per sensibilizzare, divulgare e promozionare la ricerca e la fisica.
sempre sotto il patrocinio del C.N.R., nel 2013, nasce comics&science sotto la direzione di plazzi e che unisce scienza e fumetto, arrivando a essere definito un progetto rivoluzionario.
il primo esperimento e il primo risultato dalla collaborazione tra plazzi e il C.N.R. è questo: plazzi sequestra leo ortolani (l’autore di ratman) per un giorno e lo centrifuga di fronte a scienzati che gli spiegano cosa fanno.
esce così, in occasione di lucca comics&games dello stesso anno, l’albo “misterius” disegnato e scritto dal buon leo (che peraltro sarà uno dei fumetti più venduti nella storica edizione di presenza – più di 200.000 visitatori – al lucca passato).
l’esperimento riesce e si pensa a non lasciarlo isolato come il legno (che è un materiale non conduttore) ma di organizzare un collettivo di autori che facciano come il rame, cioè conduttori.
sul pulmino con direzione ginevra alle 6 di una piacevole mattina milanese, ci ritroviamo io, plazzi, francesco cattani, antonio serra, tuono pettinato, francesco artibani, giovanni eccher, mattia di bernardo e giacomo gambineri mentre l’astrofisico amedeo balbi ci raggiunge in svizzera.
il programma della giornata è serratissimo e ci spariamo milano – ginevra e ritorno in quasi 24 ore senza contare le volte che facciamo svizzera-francia per passare da un centro all’altro del CERN.
arriviamo verso le 11 e ci spediscono, accompagnati da marco delmastro, all’esperimento ATLAS a 80 metri sotto terra indossando caschetti rossi e avvertendoci della zona radioattiva che andremo a visitare.
nemmeno dopo il mio adorato guerre stellari pensavo, in vita, che mi avrebbero puntato negli occhi un oggetto rilevatore di radiazioni e che ne sarei uscita con una sequenza di zeri come risultato. e mai avrei immaginato di vedere un macchinario gigantesco come quello. una roba ENORME, pieno di cavi, conduttori e isolanti di tutti i materiali e la finalità di ciò che l’ATLAS andrà a studiare.

CERN_Atlas_lego

CERN_Atlas_tunnel
CERN_Atlas

l’ATLAS è il più grande dei sei rilevatori di particelle che compongono il cerchio e il nome è l’acronimo di A Toroidal Lhc ApparatuS.
lungo 46 metri con un diametro di 25, serve a studiare le particelle pesanti che non sono mai state osservate usando gli altri rilevatori a più bassa energia. quindi, quando l’LHC (il Large Hadron Collider) accelera i fasci di protoni che passano dall’ATLAS, questo produce una varietà di diverse particelle delle quali si misura il più ampio intervallo possibile di segnali e studiare le traiettorie di queste e le direzioni che prendono.
siccome vi state già stufando di acronimi e termini tecnici e vi scoppia la testa cercando di capire cosa siano gli acceleratori e i rilevatori, ve lo spiego a modo mio.
immaginate di costruire sulla sabbia una pista per le biglie (io scelgo quella con dentro pantani) a due corsie parallele che non si toccano. immaginate anche di costruire delle torrette sotto le quali mettete delle veline e voi osservate l’effetto che hanno sulle biglie. io lancio la mia, e uno di voi quella di passerella. le biglie cosa fanno se costruiamo le curve con la sabbia un po’ più alta e diamo loro una certa velocità? curvano e prendono traiettorie che ci consentono di arrivare più lontano oppure volano oltre. ecco. immaginate di studiare perché le biglie volano oltre o curvano e perché appena passano la velina o rallentano o sbattono sotto le torri o reagiscono in un modo non ipotizzabile.
e immaginate che tutto questo sia qualcosa che a occhio nudo non si vede e al quale bisogna dare una forma.
andiamo a 80 metri sotto terra con un ascensore che per farli ci mette tipo cinque minuti, mentre per andare al quinto piano del palazzo dove abita mia sorella, per il tempo che impiega, potrei andare in puglia e tornare.
e i cellulari…funzionano! avrei potuto telefonare tranquillamente all’ila senza spendere un centesimo di euro o twittare come fossi sul divano di casa.

dopo l’ATLAS, facciamo pausa pranzo alla mensa del CERN addobbata con bandierine e maglie originali delle nazionali partecipanti al mondiali e il brazuca sopra il banchetto della frutta.
si respira aria internazionale e di civiltà poco comune in italia e fa specie pensare a mente fredda, adesso, che ero nello stesso posto di premi nobel e fisici di livello mondiale e ci mangiavo a due metri di distanza, assolutamente inconsapevole del fatto che tra quei saloni calpestavo lo stesso pavimento calpestato anche da gente come margherita hack e rita levi montalcini.
all’SM18 (Superconducting Magnets and cold devices), invece, marco buzio ci spiega che le nostre biglie girano lungo delle gallerie e non al gp di monaco all’aperto e che queste gallerie hanno punti nei quali le curve hanno della sabbia bagnata a una temperatura che permette di non farle volare e che in queste gallerie abbiamo sistemato dei cuscinetti (i magneti per i protoni) che permettono alle biglie di curvare.
mentre al CCC (Cern Control Center) fra cattani scatta una delle foto più belle della trasferta.

CERN_CentrodiControllo

il centro di controllo è una figata pazzesca. tutto quello che si vede nei film di fantascienza è lì davanti ai miei occhi, reale e materico.
mirko pojer prima ci fa entrare in un sala tipo conferenze che sembra stellare. arredata ad anfiteatro con una moquette blu con cerchi bianchi che si estendono come degli anelli di saturno infiniti, dietro a una teca a forma di scrivania con dentro i modelli dei rilevatori, ci spiegano come da una bomboletta di idrogeno vengono sparati e separati i protoni da altre particelle che si intendono studiare su uno schermo lungo come una parete le cui immagini vengono azionate con comandi fantascientifici: tipo, ci spiegano un rilevatore? si va sopra al modellino dentro la teca e muovendo una mano si accende una luce che lo illumina e sulla parete partono le immagini del suo funzionamento.
ma la figata è qualche momento dopo. con un interruttore a fianco dello schermo-parete, questa diventa trasparente e si vede il CCC. noi al buio che veniamo inondati dalla luce del centro di controllo è un’immagine che rimarrà indelebile nella mia mente. e non sarà l’unica di questa giornata pazzesca.
uscendo da questa stanza, percorriamo un corridoio sempre dalla moquette blu e da pareti bianchissime e illuminatissime (tipo corridoio di una navicella spaziale) ed entriamo in un gran salone diviso in quattro parti. ognuna cura delle zone del CERN.
su un computer scopro che ci hanno tranquilamente osservato mentre salivamo sull’ascensore che ci portava a 80 metri sotto terra.

CERN_monitor+chiavi

il pannello di controllo con le chiavi per la sicurezza degli ambienti è di una semplicità disarmante; si pensa sempre che in luoghi come il CERN, tutto debba essere supertecnologico, tipo che da qualche parte ci sia una porta con all’interno un teletrasporto e, invece, si scopre che molte cose sono talmente comuni (come le chiavi o l’ascensore e effettivamente il loro utilizzo nella vita) che quasi non ci si crede che si sia lì.
gli orologi rolex sulle pareti del CCC, paralleli, uno di fronte all’altro, non vanno d’accordo. uno è due minuti indietro rispetto all’altro.

CERN_AMS_POCC

ma è al AMS (Alpha Magnetic Spectrometer) – POCC (Payload Operation Control Center) che inizio a commuovermi.
ed emozionante è un eufemismo.
sonia natale ci aspetta e inizia a parlarci con una passione indescrivibile del TRACKER, chiamato esperimento AMS (Alpha Material Spectometer). il TRACKER è un rilevatore che, con l’appoggio della nasa, studia le particelle nello spazio e permette di analizzare le loro traiettorie sulla terra. è stato mandato nello spazio con lo shuttle (vi ricordate del lancio dello space shuttle endeavour missione STS-134? cioè del penultimo lancio dello shuttle nel 2011?) e montato sulla ISS (Stazione Spaziale Internazionale), esattamente sulla componente esterna ITS (Integrated Truss Structure).
cioè: immaginate un aereo. l’ISS è il corpo centrale, l’ITS sono le ali e l’AMS è sistemato su queste ali.
ecco. sonia è stata una degli astrofisici che lo hanno progettato e costruito. e su quello shuttle avrebbe dovuto salirci.
la sensazione era come ritrovarsi a fianco di moebius che non si era mai visto prima e che inizia a disegnare e in un niente ci si ritrova proiettati nel suo mondo, perdendosi nelle sue linee e nei suoi colori.
ecco.
entrando, la prima cosa che avevo notato era stato il modellino dell’ISS dentro una teca e una tv 70 pollici sopra di essa.
ho pensato: che carino che facendo gli astrofisici mandano in loop immagini dello spazio, un po’ come i disegnatori che hanno le stampe di ale giorgini in studio.
e ogni tanto mi voltavo a guardare la tv. in effetti, le immagini erano un po’ sfocate e la terra non si vedeva proprio nitidamente.
ma non avevo capito.
non avevo capito un cazzo.
quando sonia ci racconta che il tracker manda istantaneamente i risultati delle traiettorie delle particelle e che, su un lato, c’è una videocamera che trasmette le immagini in diretta dallo spazio, ho avuto un black out.
come un pugile che colpisce ripetutamente il suo avversario, ci fa, aprendo un’altro schermo-parete: lo vedete quel ragazzo con le cuffie?
è in contatto diretto con la nasa.
lo vedete quel monitor lassù? (e indica uno schermo con una cartina geografica).
quella forma a farfalla che si muove veloce? (e nel tempo che impiegavamo a riconoscere la farfalla sopra la groenlandia mentre parlava era già arrivata sulla penisola iberica). è l’ISS che impiega 92 minuti a fare il giro della terra.
vedete quello schermo? (cioè la tv di cui sopra. e noi tutti come girasoli che seguono il sole). è la terra vista dall’AMS adesso.
ADESSO!
cioè: IO, ALLE 17,03 DI GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2014 STAVO OSSERVANDO LA TERRA IN DIRETTA DALLO SPAZIO!

CERN_foto_Terra

CERN_ISS

a quel punto, il mio cervello si è collegato e ho realizzato la magia alla quale stavo assistendo.
quando più in vita mia mi ricapiterà di osservare la terra vista dallo spazio IN DIRETTA?
stavo quasi piangendo. è stato oltre qualunque sensazione abbia mai vissuto, nemmeno paragonabile a quando grosso ha segnato l’ultimo rigore contro la francia a berlino nella finale di coppa del mondo nel 2006.
è affascinante ascoltarla parlare della lavorazione dell’AMS e dell’antimateria. avrei voluto non andare mai via e continuare a stare lì, come una bambina per la prima volta di fronte al mare.
quando usciamo, a destra dell’edificio ci sono due pezzi di ferro curvi adagiati a mo di scultura su un prato stepposo. giusto per rincarare la dose, ci dice: quelle sono le strutture nelle quali abbiamo costruito l’AMS.
ci parla di queste cose grandiose che ha vissuto come fosse… normale.
penso a quel bilbolbul nel quale io, l’ila e vittorio giardino passeggiavamo in mezzo a montagne di neve per raggiungere l’inaugurazione della mostra di mattotti.
cioè, vado a bere un caffè con dio.
straordinario. semplicemente straordinario.
questo viaggio è un infarto dietro l’altro. non si ha il tempo di respirare e già ne arriva uno nuovo.

CERN_CMS

arrivati al CMS, ormai siamo tutti laureati in fisica e pronti per partire nello spazio da esperti astronauti. e le nostre biglie sulla sabbia non hanno più segreti per noi. tanto che quando vitaliano ciulli ci chiede come fanno i protoni a curvare, antonio serra risponde per tutti: con i magneti! quasi a dire, ma per chi ci hai preso?
attendiamo quasi una mezzora per precauzione. ci informano che c’era stato qualcosa per la quale era meglio che la situazione si tranquillizzasse. il pessimismo cosmico di fra cattani gli fa dire (e tutti gli uomini a toccarsi lì): siamo arrivati tardi!
indossati altri caschetti, questa volta arancioni, scendiamo ad appena 60 metri sotto terra per osservare il CMS, altro rilevatore di minime dimensioni. quasi 25 metri di lunghezza di non so quante tonnellate di peso, è sostenuto da semplici cuscinetti d’aria. cioè: è come far stare jabba the hut sulla plastica a bolle da imballaggio.
fra cattani si sveglia quando vitaliano spiega che in caso di incidenti una spuma bianca nella quale è possibile respirare per qualche minuto, coprendosi comunque il naso, esce da alcuni tubi ai lati del rilevatore.
il CMS è proprio bello. i tubi e i materiali conduttori e non sono coloratissimi e sembra davvero di essere davanti a una scenografia di akira.

CERN_rilevatoreFotoCERN_Rilevatore

e poi, poi finisce.
finisce che con il pulmino percorriamo la sede del CERN la cui toponomastica usa i nomi dei fisici e di premi nobel e, ognuno a modo suo, salutiamo questo luogo che sembra sospeso in un universo parallelo.
mentre dai finestrini scorre il prato davanti alla mensa, fra cattani mi dice: guarda mabel! giocano a pallone! (perchè ormai i miei compagni di viaggio hanno capito che non sono solo un’appassionata di calcio, ma una vera e propria invasata).
guardo quei ragazzi tirare calci a un pallone radioattivo dopo aver creato le porte con le sedie in plastica bianca della mensa e mi domando se hanno la minima idea di quello che hanno la fortuna di studiare e osservare ogni giorno.
lascio il CERN con il cervello spappolato dalle tante informazioni e molte sembrano i neutrini che vanno per i fatti loro e accosto la porta a questo universo così lontano da me.

il senso di tutto questo?
be’, andrò controcorrente al pessimismo cosmico di fra cattani che vedeva tragedie in ogni dove.
e sarò positiva.
e sapere che sotto quei 27 km di spine, tubi e gallerie ci sono centinaia e centinaia di persone appassionate e innamorate profondamente del loro lavoro e che tentano di migliorare le nostre piccole vite, perse nelle quotidianità futile (pensate semplicemente alla corsa per prendere il tram e all’ansia, all’agitazione inutile che crea questo gesto stupido), ebbene, mi fa stare meglio.
pensare che queste persone stanno cercando di migliorare questo mondo, rischiando anche la vita, mentre io posso solo farlo sorridere impercettibilmente con un mio disegno, ebbene, mi fa stare meglio.
loro ci hanno regalato e spiegato la loro arte. ci hanno condiviso ciò che riempie la loro vita.
adesso tocca a noi, disegnarla e spiegarla con la nostra, di arte, con i nostri piccoli fumetti che fanno un po’ sorridere.

ritorniamo in italia alle 22 di sera per ristorarci in un’osteria dal cibo squisito e dal buonissimo vino rosso. e alle 3 di mattina, riesco a girare la chiave nella toppa dell’appartamento lasciatomi da plazzi per queste due notti milanesi, pensando che un gesto così semplice è lo stesso che si fa al CCC per isolare un reparto quando c’è un’emergenza.

a mente lucida, oggi, non sono mica sicura di aver visto davvero quello che ho visto. e, infatti, per conservare ancora e ancora questi momenti sono nello studio a scrivere questo post invece di essere al mare a sirolo con le amiche.
mi rammarico solo di non aver scattato più foto e di non aver avuto il tempo di poter parlare di più con sonia o con amedeo per farmi togliere tutte le curiosità e le inesattezze di gravity.
leggo e rileggo questo post prima di mandarlo on line e intanto, fuori, nel tempo conosciuto, i quarti si sono giocati e ne sono uscite le quattro squadre più forti del mondo: argentina, brasile, olanda e germania. neymar si è spaccato una vertebra lombare (che in brasile ha avuto lo stesso impatto dell’incendio al CERN di qualche anno fa) e van gaal viene photoshoppato travestito da einstein parafrando la sua formula (e sulla lavagna le lettere formano k-r-u-l al quadrato per la genialità dell’aver sostituito cillessen a trenta secondi dalla fine del secondo tempo supplementare con krul prima dei rigori con il costa rica). ogni partita ha una Storia sua dietro e ogni partita ne è una a sé. e adesso io ne devo scriverne un’altra.
e so che mi sono dimenticata qualcosa.
ma so anche che difficilmente dimenticherò l’emozione vissuta.
e non dimenticherò l’abbraccio a fine giornata di fra cattani e quello con antonio serra che mi ripete i suoi complimemti per il mio lavoro (rimproverandomi che lo faccio commuovere sempre quando mi legge), la passeggiata sui binari 16 e 17 della stazione centrale di milano con tuono mentre lo accompagno al suo treno verso la spezia e che mi chiede della chiesa e parliamo dei lavori in cantiere e il nostro scambiarci i “numerini” (come teneramente li chiama lui) del cellulare.
e.
e l’aver condiviso con colleghi, il cui lavoro ammiro e rispetto, una gioia così grande.
e il progetto che andremo a fare insieme, ognuno con la sua arte e sensibilità, per riuscire anche solo in infinitesima parte a raccontare ciò che ci portiamo nel cuore.
onestamente, me lo chiedo.
me lo chiedo se sarò in grado di farlo questo fumetto, se saprò onorare l’esperienza e l’ospitalità del CERN, se la mia arte sarà sufficiente a far comprendere quanto di meraviglioso sia quell’universo.
e mi faccio forza da sola.
non avevo nemmeno idea di come si facessero le colonne di una chiesa e le ho fatte, figuriamoci travestirmi da astronauta per disegnare un fumetto sulla fisica.
e allora, bambini di tutto il mondo, sapete che ho accostato la porta di questo universo e, quando la riaprirò, un fascio di energia ne verrà fuori sospendendomi su quel foglio bianco che è il mio, di universo.
e quando accadrà, sarete i primi a venirlo a sapere.

e vi lascio con alcune fotine della giornata prese in prestito dai ragazzi.
e le mie espressioni cristalline.

CERN_MabelCERN_Cattani+Tuono+ArtibeniCERN_Cattani+Artibeni+SerraCERN_visitaAtlasCERN_inAscensoreCERN_visitaSM18CERN_Balbi+PlazziCERN_visitacentrocontrolloCERN_centrocontrolloCERN_fotodigruppoCERN_cenafinale