t’appartengo e io ci tengo, prometto prometti e adesso giura

ambraangiolini

e poi ci domandiamo perché la nostra generazione sia allo sfascio.

era sempre il nostro amatissimo 1994 quando su canale5 trasmettevano già da tre anni un programma che divenne non solo fenomeno di costume ma anche fucina di starlette che ancora ci portiamo dietro. e cioè “non è la rai”.
che aveva questa terrificante sigla iniziale.

e che ci ha regalato momenti di alta televisione come questo.

il 1994, l’ho già scritto, è stato davvero un anno della madonna.
ricordiamolo un momento per renderci conto ciò che accadeva intorno a noi prima dell’avvento di questa ulteriore perla che è stata “t’appartengo” di ambra.

kevin smith tipo debutta alla regia con quel capolavoro che è “clerks”.

tori amos canta l’indimenticabile “cornflake girls”.

viene rubato il dipinto “l’urlo” dal museo blindatissimo che lo conservava in norvegia. scandalo. viene ritrovato tre mesi dopo con un immenso sospiro di sollievo.

viene uccisa a mogadiscio in somalia la giornalista ilaria alpi e il cameraman che la accompagnava. non ci si è ancora ripresi.

gli accordi di washington permettono di intravedere una luce per la fine della guerra in bosnia. la guerra finirà ufficialmente l’anno dopo, ciò non toglie che, come tutte le cose che capitano agli altri, non solo ringraziamo che non sia successo a noi, ma mentre si svolgeva l’inenarrabile, noi riminesi, dall’altra parte dell’adriatico prendevamo il sole e ci godevamo la vita assolutamente incuranti che sulle coste di fronte a noi c’era un massacro.

berlusconi vince le elezioni. non credo serva aggiungere altro a riguardo.

kurt cobain decide che la sua vita è arrivata a un punto tale nel quale è meglio togliersi di mezzo che continuare a viverla. era un semplice ragazzo che si vestiva male e che suonava la chitarra e che, qualcuno, aveva scelto come icona di un movimento che avrebbe rivoluzionato il mondo e non solo quello musicale. come molti che vengono letteralmente travolti da quel successo che automaticamente ti dà l’eternità, lui al contrario non lo desiderava e cercava la pace interiore. il colpo di fucile che dicono si sia sparato è la prova concreta che non aveva ancora capito che la pace in una vita come la sua non può esserci. che l’abbiano ammazzato o meno, importa poco. come tutti i morti, lo si può solo ricordare.

il gran premio di san marino porta una sfiga della madonna e infatti non esiste più; come se non fosse bastata la morte di roland ratzenberger nelle prove, il giorno dopo si schianta a una velocità assurda contro un muretto la williams dell’immenso ayrton senna. mai dimenticato.

esce il film “reality bites”, per noi italiani “giovani carini e disoccupati”.

si formano le spice girls. mentre i take that ci spaccavano le palle già da qualche anno.

nelson mandela diventa presidente del sudafrica.

brandon lee, figlio del leggendario bruce lee, muore accindentalmente interpretando il film “il corvo”. primo esempio di film il cui protagonista manca a metà riprese, il regista rattoppa con trucchi digitali e controfigure. accadrà anche a heath ledger nel film “parnassus” di terry gilliam, il quale però non volle usare la tecnologia per rimpiazzarlo.

negli stati uniti si giocano i campionati del mondo di calcio, usa ’94, vinti dal brasile in finale e ai rigori contro l’italia allenata da arrigo sacchi. baggio e baresi la sparano alle stelle e non si sono più ripresi da allora. e nemmeno noi.

la colombia esce da questi mondiali di usa ’94 a causa di un’autorete piuttosto maldestra di andres escobar. per anni, dopo il suo assassinio a medellin accusato dell’eliminazione dei cafeteros proprio per l’autogol (il che è già sufficientemente agghiacciante), la maglia numero 2 viene ritirata e solo recentemente ivan cordoba (interisti, ve lo ricordate?) ha potuto vestirla ancora.

la nazionale di calcio arriva in finale ma quella di pallavolo maschile il mondiale invece lo vince contro l’olanda ad atene. è la nazionale di julio velasco e della cosiddetta “generazione di fenomeni” come lorenzo bernardi, andrea lucchetti, andrea zorzi e samuele papi tra gli altri.

il milan, sempre ad atene, il 18 maggio 1994 vince la coppa dei campioni per 4 – 0 contro il barcellona allenato da johann cruyff. baresi e costacurta sono squalificati e l’arroganza degli spagnoli è tale che scendono in campo pensando di aver già vinto la coppa. il milan lo asfalta dandogliene QUATTRO: due volte massaro, un bel tiro dal limite di desailly e un pallonetto sublime di savicevic. e non so questo solo perché tifo milan e ne conosco la storia.
è molto di più.
IO C’ERO.
e atene è una delle città più brutte che abbia mai visto in vita mia oltretutto.

agostino di bartolomei, capitano della roma del secondo scudetto della sua storia, si suicida a 39 anni. cioè gli anni che ho io adesso e, se ci penso, non ci posso pensare.

esce il primo album degli oasis “delfinitely maybe”. e non potevamo sapere nemmeno lontanamente intuire ciò che sarebbero diventati.

anche i blur non sono da meno e se ne vengono fuori con l’album “parklife”, quello dove c’è “boys and girls”. come sopra.

sulle televisioni americana, viene trasmessa per la prima volta la sit-com “friends”, il cui “taglio alla rachel” creerà una crescita esponenziale nell’ambito delle parrucchiere che, come i supermercati espongono gli sconti, loro il cartello “qui si fa il taglio alla rachel”.

vengono identificati i componenti della banda della “uno bianca”.

esce il film d’animazione “il re leone” della disney con la colonna sonora di elton john.

i green day pubblicano l’album “dookie”, quello di “basket case” e “when i come around”.

esce nelle sale “intervista con il vampiro”, anni prima della versione vampiro 2.0 dell’innominabile “twilight”.

qualche anno prima del nostro, gianni boncompagni , di professione regista televisivo, abbandona la statale mamma rai e si lascia accecare dai soldoni che le reti private di berlusconi distribuivano come caramelle.
quale lampo di genio gli sia passato nel cervello per ideare questa rivoluzionaria trasmissione non ci è dato saperlo, ma io so cosa ha lasciato indissolubilmente in noi. o quantomeno in me.
“non è la rai” fu il primo programma di intrattenimento a frequenza quotidiana che utilizzò la diretta che, all’epoca, era esclusiva di mamma rai e fu una novità assoluta per le emittenti private che di solito andavano di replica che era un piacere.
non paghi di questo, lo hanno fatto presentare da gente come l’enrica buonaccorti il primo anno, paolo bonolis il secondo che dopo “bimbumbam” pensavamo di aver perso per sempre (e quasi ci siamo rimasti male che uan non fosse con lui) e poi da lei, ambra.
che scoprimmo avere anche un cognome, angiolini, quando riuscì a passare sufficiente tempo affinché “t’appartengo” non se la ricordasse più nessuno.
e bisogna ammettere che ricostruirsi una carriera dopo questo non è facile per nessuno. soprattutto considerato che da “non è la rai” sono usciti talenti come alessia merz (che ha espresso il suo come velina), antonella mosetti (che ha un abbonamento alle copertine dei giornali che trovi dalla parrucchiera) e una sfilza di, a quel punto, ragazze abbandonate in strada alla chiusura della trasmissione e che non sapevano dove sbattere la testa e che ci hanno onorato della loro arte facendo le attrici, tipo tra le altre claudia gerini, sabrina impacciatore (che però salvo), nicole grimaudo (che salvo altrettanto), veronica logan (la cui carriera dopo “centovetrine” era praticamente finita per poi ritrovare un’impennata già finita anch’essa facendo il ruolo della stronza nello stratosferico “l’ispettore coliandro”) e la mia preferita per i ruoli indimenticabili che ci ha lasciato, cioè nessuno, yvonne sciò (che dicono sia ancora in america per provare a farla davvero, l’attrice).
ma soprattutto lei, francesca gollini.
in questo video canta “è tutto un attimo” di anna oxa, incurante del fatto che la canzone parli di una prostituta e testo peraltro che contiene frasi ambigue (“io vivo dentro e vivo fuori”) di dubbio significato e soprattutto incurante che l’orario della messa in onda fosse il pomeriggio dopo pranzo, orario che non costò la censura del bacio tra ally mcbeal e ling ma permise questo, e incurante di tutto quello che avveniva oltre le luci del palco che l’accecavano e per le quali non poteva distinguere nulla a parte ambra seduta lì vicino. bambine che piangono senza apparente motivo, ragazze che si fanno altamente i fatti loro, qualcuna che prova a cantare, altre che sembrano più annoiate che interessate e lei che canta come se la canzone l’avesse scritta lei e si atteggia che nemmeno mariah carrey. micidiale. ma il video è stato clamorosamente rimosso da youtube, quindi mi tocca mettere il suo più grande successo: tele telefonarti. auguri.

frequentavo il liceo artistico nella sezione architettura e credo di aver incrociato francesca un paio di volte in corridoio, non di più. per il resto era una di quelle presenze che, nella tua vita, vanno e vengono, più vanno magari, e infatti a un certo punto dell’anno spariva tipo mesi interi per poi tornare a scuola non si sa bene a fare cosa. fino a che, qualcuno si preoccupò per queste assenze lunghissime e iniziò a domandare se non stesse male per caso. la sua amichetta piccipicci dell’epoca, di fronte a tanta agonia per le mancate risposte, non riuscì più a trattenersi e confessò la verità. chiaro che non fu messa in un angolo o che, e siccome a scuola di qualcosa bisognava pur parlare, l’assenza della gollini poteva essere un discreto gossip da sedicenni, anche se come nelle migliori scuole arrivava tutto di venticinquesima mano, cioè uno racconta a un altro che poi lo racconta e via così che quando arrivava alle tue orecchie non era più nemmeno la stessa storia. se non che, se io ero “quella che giocava a pallone” a scuola lei era “quella che cantava”. ora, che uno possa avere la passione per il canto ci può stare, anche io canticchio sotto la doccia, ma mai avrei immaginato questo. l’amichetta piccipicci ci disse che aveva passato dei provini a roma. rimanemmo un attimo perplessi perché era come quando io andavo in trasferta con il milan, perdevo al massimo quattro giorni, non certo mesi. da quel giorno, l’amichetta piccipicci divenne tipo bollettino metereologico e ci informò costantemente i suoi movimenti, come per esempio che quel tale giorno dovevamo guardare canale5 perché “la francy” cantava.
mi sembra che qualcuno provò a chiedere: quindi conosce ambra?
avete presente nel film “il ciclone” il tipo che dice solo quella battuta: ce l’hai il grattaevinci te?. ecco, questo tipo qui chiedeva fisso: quindi conosce ambra?
l’amichetta piccipicci, di cui naturalmente ricordo perfettamente il nome ma che per rispetto per i nostri preziosi ricordi non svelerò, ci disse che sì, la conosceva, ma che era inarrivabile, era troppo star e che, in realtà, il programma pullulava di vipere che alla prima occasione cercavano di farti fuori.
non ho mai più visto la gollini in vita mia. non è più tornata a scuola.
e oggi come allora, come i post che vedi su facebook che il giorno dopo non te li ricordi già più, anche la sua assenza fu presto dimenticata e trovammo altro di cui parlare.
adesso che ci penso, ora che sono in questo loop da ricordi liceali, c’era un’altra ragazza che cantava a scuola.
lei.

valentina monetta, di san marino e che ha partecipato all’ultimo eurovision, quello vinto da conchita wurst per capirci (e infatti nel video di presentazione della nazione valentina si ricorda i suoi studi artistici e dipinge su una tela lo stemma di san marino). ha avuto sicuramente miglior fortuna e, francamente, mi stava anche più simpatica della gollini. e poi con lei si poteva parlare, cioè era alla mano, non se la tirava, e insomma, una normale.
ma stiamo divagando.
questo articolo ha preso direzioni pazze. è come quando inizi a scrivere una storia e poi lei si trasforma sotto la tua stessa penna e ti dice: bon, ciao, vado a bere un caffè e nella tua storia si beve solo tè.
comunque.

ambra praticamente viene buttata nella mischia e fa tutto, presenta, canta, balla forse. immagino debba essere sconvolgente conoscere da piccoli un mondo fetente come quello dello spettacolo e infatti, dopo “non è la rai”, ci prova a condurre un tipo talk il sabato pomeriggio, ma detta alla sandro piccinini “non va!”, la magia si è spezzata e si capisce anche che come presentatrice non è nemmeno questo granché. ci mette anni, povera ragazza, a trovare la sua strada e come attrice non è nemmeno male, ma la parentesi musicale di “t’appartengo” dura fin quando può durare, con tempi di una televisione diversa e soprattutto con i tempi di un’era preinternettiana che permetteva partecipazioni e ospitate mirate. rendiamoci conto, erano anni nei quali esistevano ancora i telegatti (e ambra ne vince uno come miglior tipo personaggio dell’anno), esisteva il festivalbar (al quale naturalmente lei partecipò), esisteva un’editoria che aveva creato una serie di libri su di lei (il più popolare resta quello dal titolo “voglio sposare ambra” sulla falsariga del film top anni ’80 “sposerò simon lebon”), esistevano ancora le tessere telefoniche della telecom per le cabine del telefono (!!!) da 5.000 lire, 10.0000 e 15.000 lire (e lei ne fu testimonial con la sua faccetta stampata sopra), esistevano film come “favola” (del quale non sono riuscita a trovare testimonianze), ed esisteva la pratica comune mai abbattuta delle versioni italiane sui mercati di lingua spagnola, “te pertenezco”. y por eso jura.

ambra riesce persino a farne tipo tre di album ma arrivano gli anni 2000 e lei si dà alla radio alternandola alle prima esperienze peraltro positive come attrice. notiamo una maturità acquisita o forse, semplicemente, capisce ciò che le piace davvero o sempre semplicemente cresce.
e ci fa un favore.
certo, gli scivoloni continua a farli ritornando sui suoi primissimi passi da conduttrice ma roba abbastanza dimenticabile. e certo è che al di là dell’unione con francesco renga che la rende madre ha un momento (sarà davvero catartica la maternità?) nel quale cambia. diventa una bella donna e le sue scelte teatrali e cinematografiche sono raffinate e per nulla scontate. amata poi dai gay e spesso madrina di gay pride e cose così, ha sempre sposato la causa difendendone i diritti. cioè, ha avuto questo boom che ciao e che, a tutt’oggi, felicemente per lei continua. e in molti casi anche per noi.
sarà che poi si cresce ma onestamente non è che se mi capita di guardare un film con ambra cambio canale, al contrario, spesso mi piace molto e anche in questo suo nuovo ruolo di un’età nella quale può iniziare a prendersi in giro, a raccontare aneddoti di una vita fa, a scherzare e magari ad avere rimorsi per “arrivare” fino a qui ma necessari o che si consideravano tali all’epoca. ascoltarla in queste cose è anche piacevole, mantendo oggi quella dignità che francamente, bambini di tutto il mondo, mancava molto cantando t’appartengo e io ci tengo, prometto prometti e adesso giura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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