Vince l’Olanda alla prima storica partecipazione a un Mondiale. Ieri, nell’angolo della posta della Gazzetta dello Sport, Condò aveva l’imbarazzante compito di rispondere alla lettera di un lettore che gli domandava, con tono scocciato, perché tutto questo disinteresse e silenzio nei confronti del Mondiale di calcio femminile di Canada 2015. La risposta di mestiere di Condò nella sua pur sempre eleganza non salva il nulla dell’informazione intorno a questi Mondiali e infatti io scrivo questi articoli con uno spirito alla Giovanna D’Arco delle cause perse.
Ma veniamo alla cronaca, rimanendo fedele al Well, just wait americano e di quando, un giorno, chissà, molti inizieranno a parlare di calcio femminile e io, in angolo, forse non scriverò niente, ma mi godrò semplicemente la scoperta di un mondo lontano che ho vissuto, sui cui campi mi sono spaccata e che ho amato, ogni istante, ogni bruciatura sul fango, anche a ricordarlo oggi, l’acqua fredda degli spogliatoi perché prima di noi ragazze giocavano anche i pulcini e finivano tutta l’acqua del boiler.
Sorprendentemente la squadra cenerentola non è la Nuova Zelanda ma i Paesi Bassi che, vincendo di misura in un Bentegodi vuoto nella Verona grigia e piovosa contro la mia Italia, si qualificano per la prima volta nella loro storia.
La Nuova Zelanda non è una compagine formidabile, ma c’era nella prima edizione di un Mondiale nel 1991 e dopo un’assenza di quasi quindici anni ritorna a giocarselo nel 2007. Da allora, non manca mai e ciò è meritevole di attenzione.
Perché non si sa bene a che punto sia il movimento femminile in Olanda e perché ci sono giovani giocatrici davvero interessanti.
Non è una partita d’attrazione come può esserlo una qualunque degli Stati Uniti o della Francia, ma io credo che valga il detto non sai mia chi hai davanti, motivo per cui è un nulla che una di queste nazionali possano diventare, con investimenti e prospettive, grandi.
Edmonton, 6 giugno 2015. C’è il sole. Il clima è atlantico, come sempre, anche se le montagne del Montana sono sempre lì, a sud.
La Nuova Zelanda in nero parte subito bene: corsa, atletismo, coraggio.
I Paesi Bassi pagano l’emozione evidentemente della prima volta, hanno le gambe bloccate e faticano a trovare le quadrature che hanno caratterizzato, soprattutto nelle amichevoli in preparazione al Mondiale, quella buona base su cui crescere ancora.
È la Nuova Zelanda quindi che attacca per prima: tiri da fuori, punizioni malefiche in area e palleggio fisico, non manca nulla. Poi, l’Olanda inizia a giocare il suo, di calcio, e una di quelle nuove giovani giocatrici interessanti, la numero 11 Lieke Martens – un esterno offensivo velocissimo e devastante nell’uno a uno – rientra sul piede buono dalla trequarti e calcio deliziosamente a giro di destro un pallone che si infila sull’angolo del portiere. Per chi ha un’età, una volta li avremmo chiamati alla Del Piero, ma se c’è un errore che spesso si fa sono i paragoni tra maschile e femminile, per cui chiedo venia e della bellezza della rete ci sono i filmati su YouTube.
Il secondo tempo si apre come il primo, con la Nuova Zelanda che in realtà fa la partita e l’Olanda che fatica. Le statistiche riporteranno sotto il cielo di Edmonton: 11 tiri per la Nuova Zelanda contro i 6 delle orange di cui 5 nello specchio della porta per le neozelandesi contro gli appena 3, gol compreso, delle olandesi.
Ma non riescono a recuperare il risultato, nonostante un episodio molto dubbio in area di rigore olandese.
È la numero 17 della Nuova Zelanda Wilkinson che in velocità viene stesa dal contrasto proprio della Martens. Se c’è qualcosa che impareremo a vedere in questi Mondiali, sarà l’interpretazione del regolamento. Molto al limite, ma metà delle volte quello verificatosi è rigore.
Ma è il calcio femminile e non si parla troppo di arbitri ed episodi.
Al contrario ci si stringe la mano alla fine e si è già contente di vivere un Mondiale.
Danielle van der Donk dell’Olanda e Betsy Hassett della Nuova Zelanda in un contrasto di gioco. Sotto, Lieke Martens che festeggia il gol abbracciata da van der Donk.
Lui sotto è Tony Readings, l’allenatore delle neozelandesi e una sorprendente somiglianza, almeno dall’espressione sofferente sul suo volto dopo il rigore non dato, con l’attore Benjamin McKenzie di O.C.
le foto ovviamente sono abbastanza bellamente scattate molto molto male dal sito fifa.com.