fermatevi un attimo e ascoltate.
ascoltate la musica osservando il mondo e la bellezza che ogni giorno ci è intorno e che non riusciamo a vedere presi dalla quotidianità. osservatene la purezza e distaccatevi dalla bruttura dell’ufficio. distaccatevi anche da voi stessi, quelli razionali, e fatevi trasportare in lande soleggiate che poi sono ciò che c’è dentro ognuno di noi.
fermatevi.
e rilassatevi.
un attimo. Continue reading
in cammino
Potrebbe essere il vedo cose, vedo gente. E li descrivo, romanzati. Descrivo ciò che colpisce la mia attenzione, frutto di chissà quali voli imprevedibili e ascese velocissime, traiettorie impercettibili, codici di geometrie esistenziali (cit.). In cammino, perché è sempre un andare avanti.
vent’anni di Casina del Bosco
era il 1995 quando Aris Guidi riprese la vecchia entrata della balera estiva “casina del bosco” di cui ho un vaghissimo ricordo infantile e la trasformò in quello che oggi è uno dei luoghi del ristoro riminese più classico della classica piadina prosciutto crudo-rucola-squacquerone.
nata come azienda familiare, caratteristica tipica dell’italianità, lo è tuttora mescolando un prodotto casereccio con un ambiente che, quando ci si siede, fa sentire davvero a casa. i ragazzi sono sempre gentili e gli stessi riminesi (gente che non si frega e che, come in ogni città, se in un posto non si mangia bene sicuro che non lo frequentano più) ne assaporano la buona piada e continuano a venirci lasciandosi trasportare nel sole estivo.
l’ho sempre pensato: quando riapre la “casina” arriva l’estate, è uno di quei posti che fa estate.
io ho passato sei anni della mia vita lì dentro, prima che si decidesse per il restyling, oggi così moderno e bianco. ritrovo ogni tanto, osservandomi intorno, alcune cose che c’erano allora, come le sedie più che vecchie vissute e che vengono riutilizzate alla bisogna.
in quelle stagioni ho conosciuto un vallo di persone e dei ragazzi che lavoravano allora, oggi ci sono Diego e la Fra che già nel 2001 lavoravano con me. ha questo la “casina”, fidelizza. Continue reading
i lama peruviani scappati in arizona e il picchio con la donnola sul dorso
mancherebbe il colore del vestito, ma poi il titolo sarebbe stato troppo lungo e mistificante. non è vero, adoro i titoli lunghi e mistificanti. è che del vestito non me ne frega niente.
dunque.
nei primi tre mesi del 2015, a parte stragi e indignazione a causa dell’isis, le notizie in internet che hanno creato fenomeni virali, che sono stati top trend negli hashtag di twitter, che hanno provocato ilarità e fotomontaggi e poi e poi, sono state: i lama peruviani fuggiti da un furgoncino e che, dopo un lungo slalom tra gli umani, sono stati ricatturati; la foto del picchio mentre vola con una donnola sul suo dorso e un abito di cui non si riusciva a distinguere il colore.
tutto ciò per renderci conto a quale livello si sia arrivati. socialmente, penso che da una parte si stia arrivando sull’orlo di un abisso da cui sarà molto difficile risalire, dall’altra penso che quando arriverà il definitivo azzeramento dei neuroni della gente io non vivrò così a lungo per vederlo, quindi, mi dispiace molto per i nipotini, ma ognuno vive l’epoca che si ritrova. Continue reading
rimini, lunedì 23 febbraio 2015
il cielo è greve.
minaccia pioggia da un momento all’altro e qualche goccia ci prova anche a scendere.
il vento sferza l’aria, aria che non è diaccia ma nemmeno dolce. è l’aria di febbraio, quella che sai che il peggio è passato e la primavera è dietro l’angolo, quella che non ti spaventa più. certo, sempre coperti, ma non da guanti per come sono freddolosa io che in inverno andrei in letargo in uno di quei sacchi a pelo che tengono caldo oltre il meno zero.
è un lunedì come i miei lunedì di un tempo, quelli nei quali passeggiavo per rimini e la osservavo nei suoi piccoli cambiamenti.
bevo il caffè nel mio baretto di sempre, quel mr.jones vicino alla salagiochi central park che è stata la scenografia di tante domeniche pomeriggio, una scorsa ai quotidiani e alla gazzetta e, poi, ne approfitto per una passeggiata.
la stradina è quella che in bicicletta ho percorso talmente tante volte che se ne si è persa la memoria. mi salutano i muretti, i sampietrini, persino i segnaposti delle auto dell’albergo a sinistra. è una di quelle vie che avevano un suo nome ma oggi è abbinato a un film di federico fellini perché una scellerata toponomastica ha cambiato il senso dei nomi e perché il comune si è ricordato di federico fellini solo molto dopo la sua dipartita. nessuno è profeta in patria, dicono. Continue reading
i lentazzi degli anni ’80 che capita di ascoltare ancora in radio e quando li senti dici: oh…questa…!
la foto di sinead o’connor presa dal video “nothing compares 2u” l’ho messa solo per invogliarvi a leggere l’articolo perché la canzone è del 1990 e quindi, per epoca, non può rientrare in questa lista.
siccome sono entrata in questo loop da musicassette fino a che non riesco a estinguerlo non mi passa più. e siccome gli anni ’80 li abbiamo vissuti un po’ tutti, ci sono quelle canzoni che nonostante siano passati decenni, ogni tanto capita di ascoltare ancora alla radio. certo, magari sulle frequenze di radio minori e all’1 di notte in autostrada, quando sei solo a guidare e puoi essere te stesso finanche cantarle che tanto non ti vede nessuno e nessuno, a parte i camionisti, ti vedranno contorcerti in esibizioni con facce struggenti e melense.
così, come sempre per esperienza diretta, i miei show che nessuno vedrà mai nell’abitacolo dell’auto sulle note di queste canzoni. Continue reading
Perché Sanremo è Sanremo!
Dicono che gennaio e febbraio siano mesi freddi, eppure tra i giorni della merla, il giorno della marmotta, carnevale, San Valentino, il Super Bowl e Sanremo di robetta calda ne succede. Calda nella misura in cui c’è sempre qualcosa di cui parlare.
Sanremo ha due scuole di pensiero: chi lo vorrebbe abolire e chi invece lo esalta.
Personalmente, trovo il Festival di Sanremo di una bruttezza incommensurabile, talmente brutto che va oltre lo stereotipo della stessa bruttezza quasi a sconfinare ad apoteosi di sublime, riecheggiando nei ricordi del tempo come qualcosa di bello. O semplicemente lo specchio dei tempi e, come i Mondiali, segnano le nostre età, dalla giovinezza alla vecchiaia. Continue reading
per te pulcino
faccio una pausa nella mattina di lettura, pensieri, stretching e camminata.
su radio deejay c’è carmen consoli come ospite e stanno trasmettendo le canzoni del suo nuovo album, acclamato qui in italia da tutti i suoi ascoltatori per il gradito ritorno dopo credo quasi quattro anni.
dalla finestra del mio nuovo studio, una pioggerella fine bagna le stradine di campagna.
non abito più a rimini, pulcino peruviano. adesso abito nelle marche, in un piccolo paesino distante un’ora da quella rimini che abbiamo vissuto insieme. è tanto diversa, sai? in molti momenti non la riconosco più. Continue reading
Questo 7 gennaio 2015 che ci ha lasciato un po’ così
qualunque cosa io possa scrivere è assolutamente inutile.
inutile perché non cambia le cose, inutile perché ciò che è successo ieri è qualcosa di talmente grave che lascia vuoti, inutile perché ci sono verità che non ammettiamo e siamo pronti a dire la nostra, spesso sragionando.
e invece l’unica cosa che si può e si deve fare, almeno nel mio piccolo, è continuare a disegnare e tentare di essere più intelligente possibile e non farmi prendere dalla rabbia né tantomeno ascoltare commenti faziosi e di parte che fomentano l’irrazionalità. Continue reading
le canzoni anni ’80 che non sai perché quando le riascolti le sai ancora a memoria e le canti a squarciagola (e le balli pure)
A riascoltarle adesso potrebbero essere scambiate per le colonne sonore dei film dei Vanzina negli anni ’80, quando Jerry Calà, Claudio Amendola e Christian De Sica erano giovani e i ragazzi della 3a C orbitavano intorno a loro e il nome Sharon fu uno dei più usati dalle mamme per le bambine dell’epoca. Ancora oggi, le Veronica, le Chiara, le Elisa, le Claudia, le Simona e tante altre ringraziano.
A riascoltarle adesso sembra impossibile che non ci fosse Shazam che dopo due nanosecondi dall’ascolto notifica il titolo, quando invece dovevi prestare davvero orecchio perché sulla musicassetta o avevi fortuna o non riuscivi a capire quale canzone fosse fino alla fine e dovevi leggere in piccolo i titoli, a girare la custodia tra le mani fino a capirne il verso e srotolare il booklet. E che figata quando c’erano i testi e le foto del cantante.
A riascoltare adesso ti fanno venire una malinconia che ciao. Continue reading
Già cinque giorni
5 gennaio 2015. Continue reading