Il ritrovamento

Un racconto e un fumetto datato. Così riminese da essere totalmente MabelMorriStyle, quella pregna di Rimini e dei suoi difetti, e delle sue bellezze, e con quella nostalgia tipica delle mie storie.
Una cartellina trasparente, una redazione chiusa per sempre, e un ritrovamento. Prezioso.

Era salvato su un hard-disk molto pieno, e molto lento. Il passaggio al Mac non ha aiutato, ma so che il testo c’era, da qualche parte.
Poi il babbo e la mamma, in momenti diversi e in telefonate differenti, mi dicono che un amico della vecchia compagnia nello smantellare la redazione di Chiamami Città – quindicinale a forma di quotidiano distribuito gratuitamente, porta a porta, a Rimini, Riccione e provincia -, nel frattempo fallita, ha trovato una cartellina con dentro cose mie: originali, scritti e due fotografie. C’era anche un fumetto, in formato A5, che poi era quello della 24H de Lo Spazio Bianco a Casalecchio di Reno nel 2006.
Quando persino l’amico me lo ha ripetuto durante un pranzo in spiaggia che mi ha riportato ai miei 8 anni, la mia sorpresa nel tornare in possesso di quei disegni e quel testo è stata emozionante. È stato come aprire un baule nel quale tutto è rimasto così come era stato messo, il classico vaso di Pandora – positivo -; ma soprattutto, il testo scritto a mano, intero, una forma di story-board scritto a mano: è questo che più mi ha emozionato, se non lo avessi scritto a penna, non lo avrei più trovato, o almeno ci avrei messo molto più tempo nella ricerca. E invece eccolo qui.
“Noi eravamo lì” esiste ancora, come un carteggio trovato dietro l’abbattimento di un muro, o sul doppiofondo di un cassetto di un comò antico.
E mi domando quanto sia cambiato tutto, quanto dopo aver scritto a mano mezz’ora ci faccia male la mano, quanto invece battere sulla tastiera di un Mac o di uno smartphone sia la quotidianità. Mi è venuta una gran voglia di scrivere a mano, di trascrivere tutto, di riaprire un diario e conservare le mie righe lì.
Poi ho riletto la storia.
Quanto è MabelMorri, nostalgica, riminese, pomposa.
Quanto è MabelMorri della prima metà dei 2000.
E i disegni: quelli schietti, asciutti, privi di una seria ricerca stilistica ma dettati dalla fretta apparente e voluta, linea chiara che non mette proprio in discussione un’ombra. È come se guardassi me stessa con quell’indulgenza di quando si perdona la propria giovinezza e gli errori che a volte esse provoca.
Ma leggerla è stato un bel tuffo nel passato, e sono lieta di averla condivisa di nuovo sul blog.

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