ciò che ricorderemo di questo mondiale brazil2014 – 3/5

presentazione

qui la prima parte dall’1 al 21.
qui la seconda, dal 22 al 31.
questa è la terza, dal 32 al 37.

32. james rodriguez e la cavalletta gigante

la colombia ai quarti contro un uruguay (e poteva esserci l’italia, argh!) improponibile. e non era certo per la mancanza del cannibale suarez.
james segna una rete stupenda e
il post su twitter titola: da dove salta fuori james rodriguez?
il fascino dei mondiali. giocatori sconosciuti che diventano eroi in novanta minuti.
nei quarti contro il brasile, i giornali (per scrivere qualcosa) mettono a confronto james e neymar, le due stelle, come se giocassero solo loro. paradossalmente, non vince nessuno dei due, entrambi fuori dal mondiale: il primo a fine partita piange come un bambino abbracciato da david luis e dani alves, il secondo piange sulla barella.
e la cavalletta gigante verde come un prato inglese che vola e si ferma sulla manica destra di james dopo aver segnato il rigore del 2 – 1. gli starà incollata per tutta la corsa fino a centrocampo, prima di volare via.

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33. il cooling break, la pausa al 30mo dei tempi regolari per far dissetare i giocatori a causa del caldo soffocante

la prima volta nella storia del calcio e di un mondiale nel quale viene attuato è durante olanda – messico, il terzo ottavo di finale. il gioco riprende da dove si è fermato il pallone.

34. le squadre sorpresa (o semplicemente quelle che non avresti mai detto)

da una germania o anche da una francia o dall’olanda ce lo si può aspettare, prima o poi ritornano.
ma non da quelle che una volta erano le squadre cuscinetto.

  • la sorpresa messico:
    e le esultanze bellissime ed esagerate di miguel herrera, l’allenatore del messico, ma soprattutto guillermo (memo) ochoa, portiere del messico: parate strabilianti. lo chiamano il portiere disoccupato perché arriva al mondiale con la squadra per cui gioca (l’ajaccio nel campionato francese) che retrocede e con la quale il suo contratto è scaduto e non rinnovato e dunque senza squadra per la stagione successiva.
    uscirà agli ottavi contro l’olanda, in un 2 – 1 soffertissimo nel quale robben e compagni hanno segnato due reti in dieci minuti mandando in frantumi il sogno messicano, in vantaggio per più di un’ora.
  • la sorpresa cile:
    dallo spot dei minatori ad un’eliminazione immeritata ai rigori contro il brasile.
    piccola curiosità: in cile, nel giorno di olanda – cile, per vedere la partita gli autisti dei trasporti scioperano apposta quel giorno per essere tutti davanti alla tv.
    com’è uguale il mondo quando si tratta di mondiali.
  • la sorpresa colombia:
    i cafeteros si impongono subito per il bel gioco. inaspettati, fanno un mondiale bellissimo. e si scopre james rodriguez, praticamente uno sconosciuto fino ai mondiali.
    ritornano alle piantagioni di caffè contro il brasile nei quarti di finale. peccato. passano metà della partita a lamentarsi invece di giocare come sanno. è anche vero però che il brasile si sveglia e gioca da brasile “solo” alla quinta partita.
    la rete del 2 – 0 david luis è un mezzo errore di ospina che mette male la barriera e prende il gol sul suo palo, senza nulla togliere al gran tiro del n.4 dei verdeoro.
  • la sorpresa costa rica:
    doveva essere la cenerentola del girone contro italia, uruguay e inghilterra, quella che non doveva dare pensieri. e invece le batte tutte accontentandosi di un pareggio con gli inglesi quando avevano la certezza del primo posto. e vedere come giocano il primo tempo contro la grecia, negli ottavi, crea un gran rammarico. poteva esserci l’italia. squadra giovane che però “aspettata” denota tutti i suoi limiti. storicamente ai quarti di finale, becca l’olanda.
    e gioca la partita della vita. all’uscita di campbell, iniziano a difendersi formando un muro umano contro un’olanda che non brilla, con un van persie inesistente e snijder che prende un palo e una traversa.
    ma corrono, corrono, corrono, corrono come matti e quando sembrano cotti se ne escono con accelerate pericolosissime.
    ai rigori, navas non riesce a ripetersi come con la grecia e se ne fanno parare due, anche grazie alla mossa tattica di van gaal che sostituisce il portiere biondino né carne né pesce e caccia dentro krul.
    ma tornano in patria da campioni. acclamati e applauditi dai tifosi e dal mondo, il loro mondiale lo hanno comunque vinto.
  • la sorpresa grecia:
    eterni.
    nel girone passano ai danni della costa d’avorio che soltanto per quelle maglie verdi e/o arancioni sopra a quei fisici statuari sono una gioia per gli occhi mentre loro hanno le maglie più brutte che la nike abbia mai fatto e sembrano smunti impiegati alle poste.
    ma ci provano sempre e non mollano mai e quasi (se non fosse stato per un navas felino e loro che proprio cecchini non sono) ce la facevano contro il costa rica. hanno giocato e tirato fino all’ultimo.
    e, oltre a questo, umili e umani:
    papastathopoulos decide la data del matrimonio durante i mondiali non immaginando di potersi giocare i quarti (e si sposerà come previsto).
    e rinunciano al premio extra del mondiale (storicamente agli ottavi) per devolverli nella creazione di un nuovo centro tecnico sportivo.
    i leonida del mondiale.
  • la sorpresa stati uniti:
    quando nel 1994 si decise che il mondiale si sarebbe giocato negli usa, si gridò allo scandalo. temperature assurde in un paese al quale il calcio (o come lo chiamano loro soccer) interessa meno del giocare a bocce in spiaggia e il cui unico giocatore conosciuto (che all’epoca giocava nel padova) era quell’alexi lalas dai capelli lunghi e rossi e una barba da hipster prima che nascesse la definizione. il guerino lo fotografava con un pallone in mano, la chitarra da hippie surfista delle spiagge californiane nell’altra indossando jeans strappati molto grunge e camicie a quadri da boscaiolo del wisconsin.
    l’apparizione dell’americano in un campionato italiano ancora ricco, lo si archiviò come esotico o quantomeno si pensò al classico mercato post mondiale dal quale si pescava anche il più scarso solo perché in due partite sembrava un fenomeno.
    piano piano però, gli stati uniti iniziano a crescere. il calcio americano con alti e bassi continua a esistere (raccogliendo giocatori come pelé, chinaglia e persino beckham a fine carriera – ma per i bechkam si parlò più di un piano di immagine. famosissimi nel mondo, mancava la conquista dell’america e se ce l’avessero fatta, “l’azienda familiare bechkam” sarebbe diventata una potenza tra sponsor, pubblicità e chissà cos’altro) e il calcio femminile diventa uno sport di lusso. mia hamm, campionessa di calcio, nel 1999 diventerà storicamente la prima calciatrice ad apparire in uno spot nike con (ADDIRITTURA) michael jordan, oltre a fare una carriera che chiunque di noi donne calciatrici ha sempre sognato e ad aprire le porte a un gioco che alle donne piace. il calcio femminile è a tutt’oggi lo sport più praticato dalle adolescenti in america compresa l’università (e adesso sapete anche perché jess e jules alla fine di “sognando beckham” scelgono la borsa di studio in america sulla base della squadra di calcio).
    e oggi, si guarda la squadra degli stati uniti allenati da (ma dai!) quel jurgen klinsmann mai dimenticato dagli interisti che lo soprannominarono kata-klinsmann perchè quando entrava in area creava un cataclisma e che di calcio ne sa, eccome se ne sa.
    certo, personaggi come lalas continuano a esserci (vedi alla voce kyle beckerman), ma sorpresa delle sorprese, si scopre che, controcorrente al pensiero americano che non concepisce un gioco dove si usano i piedi (testuali parole di mio zio lou colabello, ex giocatore di baseball), il calcio invece lo sanno giocare e si ritrovano per la prima volta agli ottavi sognando (perchè si sa il sogno per antonomasia è americano) i quarti.
    e che vincano o perdano, la macchina soldi americana è partita da un pezzo e se ci si mette anche obama che si guarda le partite sull’airforceoneairforceonedurante i discorsi incita la squadra di calcio, si riscrive la storia americana di cui hanno ancora una gran fame.
    esce agli ottavi contro un belgio bellissimo che però per 93 minuti si infrange sul muro di cinta di fort lauderdale. tim howard in porta le prende tutte.
    finirà 2 – 1. ma che partita!
  • la sorpresa algeria:
    la germania si avvicina all’ottavo contro l’algeria con due precedenti non proprio felici. due partite nei mondiali, due sconfitte per la mannshaft.
    e un ricordo ancora più infelice, ossia “la vergogna di gijon”.
    accade nel 1982 nei gironi di qualificazione di quel trionfale mondiale per noi italiani.
    l’algeria batte 2 – 1 i tedeschi. gli africani sono lì lì per qualificarsi ma i tedeschi giocano dopo l’ultima partita dell’algeria nel girone, essendo testa di serie. l’algeria fa i suoi calcoli, sa che deve vincere con almeno 3 gol di scarto e batte il cile 3 – 2. alla germania serve vincere contro i cugini austriaci ai quali va bene anche perdere o 1 – 0 o 2 – 0 per passare per differenza reti. e qui la vergogna di gijon diventa storia.
    germania e austria si mettono d’accordo e la definizione “biscotto” (che condannò gli italiani nell’europeo nel 2004 con QUEL svezia – danimarca 2 – 2) diventa famosissima nel mondo del calcio (ma in realtà è dal ’38 che esiste).
    la partita praticamente non si gioca, una di freccette è più emozionante e la germania vince 1 – 0. germania e austria passano, algeria a casa.
    accortasi dell’episodio vergognoso, la fifa non può cambiare la storia, ma le regole sì. ecco perchè, da allora, tutte le terze partite dei gironi si giocano in contemporanea.
    ora, con una vendetta covata per ben 32 anni, l’algeria ha la possibilità di rifarsi e giocano bene, benissimo.
    finirà 2 – 1 per la germania ma solo ai supplentari. l’algeria esce a testa alta dai mondiali.
  • la sorpresa svizzera:
    gioca malissimo per quasi tutto il girone, ne vince due (soffre con l’ecuador e vince solo negli ultimi minuti, abbastanza bene invece contro l’honduras) e viene bastonata dalla francia.
    e negli ottavi incontra l’argentina. che vince solo 1 – 0 e per di più a due minuti dai rigori.
    nel primo tempo fa la partita, nel secondo tiene e ai supplementari se la gioca (e quasi pareggia poco dopo prendendo un palo).
    arriva più in alto che può e non si poteva fare di più.
  • la sorpresa belgio:
    sparsi qua e là per l’europa, molti giocatori crescono giocando in campionati importanti e altrettanti tornei. messi insieme in un belgio allenato da marc wilmots, formano una squadra che viene definita una “mina vagante”.
    e quasi ci si crede quando arrivano ai quarti contro l’argentina.
    ma, come molte squadre che, inaspettatamente, si ritrovano a giocare partite importanti cedono a forse troppa concentrazione o aspettative troppo grandi per essere sostenute. è anche vero che, come caratteristica, il belgio gioca solo un tempo svegliandosi nel secondo, ma ciò non toglie che contro l’argentina (e per giocarsi la semifinale) questo non basta. e infatti non basta. nell’argentina si sveglia higuain fino al momento non pervenuto nei mondiali e segna la rete decisiva dell’1 – 0.
    wilmots (che fino ad allora era stato definito un mago dei cambi perché li aveva azzeccati tutti e si erano rivelati sempre vincenti) sbaglia totalmente formazione.

e, per un momento, il belgio aveva illuso tutti.
escono da pronostico.

35. lo spot iettatore della simmenthal

nella pubblicità, in un ipotetico stadio, viene annunciato all’altoparlante il nome di montolivo che però tarda a scendere in campo perché si gusta la carne in scatoletta. pochi giorni dopo la messa in onda della suddetta, nell’amichevole contro l’irlanda, montolivo si spacca la tibia dovendo rinunciare al mondiale.
durante questi, la pubblicità cambia. e lui la simmenthal se la gusta ancora, ma con la gamba ingessata comodamente seduto sul divano.
talmente di cattivo gusto che la carne che pubblicizzano si è putrefatta da sola nelle scatolette.

36. le telecronache su radio rai1

semplicemente strepitose.
e geniali.
e gli interventi di italo cucci e marco tardelli sono fucilate.
alcune chicche:

  • durante una partita del belgio un telecronista all’ennesimo gol di shaqiri chiede se shaqiri sia il maschile di shakira.
  • gioca l’iran, la terza partita del girone. fase di gioco un po’ dura. il telecronista: “ora capisco perché in iran lo sport nazionale è la lotta greco-romana”.
  • l’algeria strapazza la sud corea a porto alegre e la battuta del telecronista è: “porto alegre? porto triste”.
  • dopo il pareggio della grecia negli ottavi al costa rica: “una volta c’era la zona cesarini, adesso si chiamerà zona ellenica”.
  • “ha provato un cucchiaio, gli è venuto un cucchiaino” durante il penultimo ottavo tra argentina – svizzera.
  • “altro che cappello! cappello, ombrello e impermeabile!” per definire il costa rica che ha costretto l’olanda ai rigori e che ha giocato davvero un gran mondiale.

37. le polsiere dei giocatori

non i polsini colorati che sono nastro adesivo. come quella che usa neymar cioè.
le polsiere vere e proprie.
con tutto l’amore del mondo, ma dubito fortemente che jerome boateng o luis suarez soffrano di tendinite al polso.

38. i portieri

di ochoa del messico e di julio cesar del brasile e di navas della costa rica ne ho già accennato in punti precedenti, ma non vanno dimenticati neuer della germania, howard degli stati uniti e courtois del belgio (e qualche altro).

  • manuel neuer si reinventa libero e, in porta, para anche le zanzare. la mano alzata che sembra di una semplicità estrema sul bolide di benzema da quattro, cinque metri verso la fine di germania – francia è una parata da altro pianeta.
  • tim howard solo per la storia personale che ha meriterebbe un fumetto tutto per sé come protagonista, altro che spiderman. diagnosticatagli la sindrome di tourette, solo quando gioca la malattia non si sfoga.
    contro il belgio para l’impossibile. ma la foto qui sotto racchiude tutto.timhoward
  • thibaut courtois solo per l’altezza e l’apertura alare delle braccia quando le stende a croce fa sembrare una porta da calcio l’uscio di una semplice porta da casa. e infatti prende gol solo se è andato al bar a bere un caffè.
    nei quarti contro l’argentina, solo davanti a messi (per il quale il belga è una maledizione) fa una parata che non si sa come abbia fatto.
  • sarò romantica, ma ci metto anche salvatore sirigu. gioca una sola partita (l’esordio degli azzurri contro l’inghilterra) e para come se fosse sempre stato lì, con una sicurezza e infondendo una tranquillità ai difensori che è anche caratteristica di un grande portiere.
    quando buffon ritorna, gli deve cedere il posto. ma ho questa sensazione. sirigu forse non andava cambiato.
  • tim krul non gioca nemmeno un minuto del mondiale in partita ma all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare entra al posto del titolare cillessen in previsione dei rigori. ne para due e porta l’olanda in semifinale contro l’argentina.

39. il dolore di neymar

fa tutto quello che non ci si aspetta da un giocatore in campo. e a volte gioca a pallone come se a me dessero una matita e un foglio bianco. la cosa più naturale del mondo. solo che lui se la tira un po’. si sistema i capelli (tinti dopo la seconda partita del mondiale) prima di un calcio di punizione, si aggiusta maglietta e pantaloncini nei momenti di pausa, anche nei momenti più seri della partita fa veroniche leziose per la gioia del pubblico (e spesso perde palla), scivola nel festeggiare thiago silva per l’1 – 0 sulla colombia e per non far vedere che è un ragazzo umano (che può scivolare come tutti noi), la tv brasiliana si affida ai servizi segreti e fa sparire la registrazione della caduta.
e poi rotola continuamente. che i falli su di lui non siano pesanti e che di botte ne prenda, be’, li prendono tutti quelli forti. ma l’esagerazione delle sceneggiate è snervante.
quando gli spaccano una vertebra in brasile – colombia ha rotolato talmente tanto che non gli si crede che si è fatto male davvero. e nemmeno gli si crede quando piange sulla barella perché si pensa che sia precauzione toglierlo e visitarlo.
e invece, per l’o’ney biondo parafrasando o’rey pelé (che una tinta di capelli non se l’è mai fatta se non da vecchio), il mondiale finisce così.
e le sue mutandine con la bandiera del brasile sotto i pantaloncini non le vedremo più.
e rifa un’altra cosa che non ci si aspettava. se ne va dal mondiale quando lui è il protagonista.

neymar

40. l’integrazione razziale

mai come in questo brasile 2014 si sono notate squadre giovani e con diverse etnie. il calcio come la vita è una continua evoluzione, via il vecchio dentro il nuovo. è oggettivamente fisiologico. e la politica e la società fa il resto.
a un certo punto non si capiva più niente. abituati e cresciuti con squadre o solo di bianchi (tipo italia – prima di balotelli – e spagna) o solo di neri (tipo le africane) e con quelle dei meticci (tipo argentina e messico), quelle dove ci potevano essere i neri in squadre di bianchi (tralasciando gli stati uniti e il brasile nei quali da sempre bianchi e neri convivevano) erano olanda o francia, che si integravano con le colonie.
in questo mondiale, le nuove generazioni hanno portato a squadre miste. svizzera, belgio e germania, per esempio, integrano giocatori di origine turca o di religione musulmana pescando dalla vita di giovani figli di immigrati che nascono e crescono nei paesi scelti per loro dai genitori. la stessa germania ammette di seguire il modello francese di integrazione dei giocatori giovani e il calcio, ancora una volta, dimostra che, se si fa parte di una casta, è più facile vivere meglio tirando due calci a un pallone che non nella vita di tutti i giorni.