citare i miei sarebbe subdolo non foss’altro perché li ho scritti e disegnati io e chi mi legge, teoricamente, già li ha. ma l’esperienza insegna che non bisogna mai dare nulla per scontato.
così, se hai di fronte anche un cerebroleso che quando aprirà il regalo e scarterà un libro chiedendosi se vada su quelle mensole vuote del suo salotto o sotto la gamba di un tavolo, almeno sarà un fumetto con i controcazzi che quando si ricorderà di averlo potrà bullarsi con gli amici perché lui ce l’ha. che poi l’abbia letto, quello è un altro discorso.
così, meglio fare un breve ma conciso elenco di fumetti di gente che in vita difficilmente si incontrerà e che in pochi casi non esiste nemmeno più su questa terra lasciandoci fumetti e storie buone da essere rispolverate in occasione di una festa tanto inutile quanto deleteria come il natale. ma, almeno, farai un figurone e risolverai l’annosa questione dei regali.
“maus” di art spiegelmann.
chi di fumetti se ne intende non solo dovrebbe conoscerlo e averlo divorato, ma dovrebbe venerarlo. vincitore di un premio pulitzer, è solo uno degli innumerevoli premi che questo fumetto (che è un’opera strabiliante visivamente) ha meritato. la storia è di quelle che lasciano il segno; un nipote che racconta la sua famiglia e l’orrore dell’olocausto e della seconda guerra mondiale. se non che, la genialità arriva qui, per la scelta stilistica della rappresentazione: gli ebrei sono topi, i nazisti sono gatti, e polacchi sono maiali. più tutto il resto che scoprirete o leggendolo o ricevendolo in regalo. non è da avere. è DOVEROSO averlo in libreria. io mi sono accorta di regalarlo spesso, soprattutto a chi non mastica di fumetti. ricordo ancora che quando lo regalai a un’amica del tempo e mia sorella mi accompagnò in libreria, storse il naso come se a natale sia bandito regalare un libro (anche se poi le vendite in questo periodo salgono sempre perché regalare un libro è come regalare una bottiglia di vino, fa sempre scena) e quando le spiegai di cosa raccontava pensando alla persona alla quale lo stava per ricevere, mi disse: tu riesci sempre a fare il regalo giusto alle persone. contenta poi che questa persona continui a leggere fumetti. in italia è edito da rizzoli e credo da einaudi nell’edizione di una fresca ristampa (l’ennesima di questo capolavoro).
“rughe” di paco roca.
paco roca dove pigli, pigli bene. è uno di quelli che io definisco artista con la a maiuscola. non è solo un disegnatore di fumetti e un narratore diligente, è uno di quelli che sulla base delle storie che scrive, lo stile cambia e “sente” la storia, e sceglie se raccontarla a colori, in bianco e nero o sa la madonna come gli viene in mente. “rughe” (in italia edito da tunuè) ha vinto l’impossibile come premi con ovazioni e celebrazioni, mancando quello di angouleme che leggendo ciò che premia inizia a farmi storcere la bocca. il fumetto narra la storia della lenta e inesorabile malattia senza scampo che è l’alzahimer attraverso il personaggio di emilio che, costretto da parenti giovani e insensibili in un ospizio, ne conosce gli altri pazienti fino a quando non dovrà salire al “secondo” piano, quello del non ritorno. commovente, prezioso, stupendo. è un libro a fumetti che insegna quanto la vita dei genitori non solo non è stata vana ma che vale la pena conservare sperando che non ci lascino mai soli. se non ce l’hai, regalalo. magari chi lo riceve si farà un bel pianto, ma saprai che una carezza a suo padre o un abbraccio glielo avrà fatto.
“il commissario spada” di gianni de luca e scritto da gianluigi gonano.
magari lo sfogli e non ne capisci l’essenza e, se lo trovi in libreria, sperando che il distributore abbia fatto il suo dovere, lo lasceresti anche giù anche perché il disegno di de luca può fuorviare oltre che lasciare basiti dalla bellezza. eppure non farai errore più grande di questo. certo, i personaggi sono vestiti come quei film anni ’70 con tomas milian che trovi su iris a mezzanotte e già questo ti fa scattare un senso di malinconia o un’idea brillante nel riciclare la borsetta di vuitton che la mamma ha in fondo all’armadio (e che se ha un briciolo di senno col cavolo che te la presta per capodanno), ma non deve spaventarti. la storia è una delle più belle per quel che riguarda il poliziesco e lo scrive una alla quale il poliziesco fa veramente cagare. ma è uno di quei fumetti nel quale qualunque sensazione che suscita è vera e i fatti di cronaca raccontati, sì, sono lo specchio dei tempi, ma fanno capire come l’orrore del passato sia solo camuffato da quello che impera oggi. per i più malinconici, magari, ma sono quattro libri per una collezione che, chi li riceverà, se ne capisce, ti ringrazierà a vita. in italia sarebbe edito da black velvet che è una casa editrice defunta, ma non ti preoccupare: in italia i distributori sono quelli che non ti fanno leggere i libri. quindi, se lo ordini per tempo, forse a pasqua arriva.
“v per vendetta” di alan moore su disegni di david llyod.
insieme a “maus” è un altro di quei fumetti che non merita di essere letto e/o venerato ma chiunque scriva anche solo una riga di sceneggiatura dovrebbe sentirsi piccolo piccolo e smettere subito perché prenderlo come esempio è come decidere di essere dio in terra. il che non è possibile, ecco perché anche io dovrei smettere subito di scrivere e disegnare se solo in questa vita all’umanità avessero regalato il dono dell’onestà. se hai visto il film dei fratelli wachowski, la storia dovresti conoscerla, se non la conosci, be’, credimi, è superlativa. in una londra postmoderna, un governo di dittatura fomenta nel popolo la paura. un salvatore che si fa chiamare “v” che indossa la maschera del ribelle guy fawkes azzererà tutto, lasciando una concreta speranza. nonostante abbia ormai quasi trent’anni è di un’attualità stupefacente. intramontabile. in italia non mi ricordo più chi lo pubblica, ma questo lo trovi sempre.
“tutto ricominciò con un’estate indiana” di hugo pratt e milo manara ai disegni.
pratt è morto, va bene, e i riminesi non hanno fatto niente di meglio che celebrarlo da morto dedicandogli strade e sa la madonna cos’altro. e, come per fellini, si onora chi non c’è più solo nella sua dipartita, il che è di un fetente da fare schifo. manara, dico il signor milo manara, è uno che viene celebrato al festo comics in messico perché l’Italia inizia ad avere la memoria corta. per non parlare degli americani e dei fumettisti che andrebbero radiati dall’albo, qualora ce ne fosse uno. chiedi a un qualunque oggi quarantenne se non conosce i fumetti erotici di milo manara e, vergognandosi, ti dirà che forse lo conosce invece di confessare che si è fatto tanto di quelle pugnette sugli albi del buon milo che nemmeno guardando un film di rocco e moana. la storia è disegnata superlativamente e scritta finanche meglio: una storia d’amore, di eroi e di valori, di ideali e di avventura, di quella bella avventura come i romanzi di mark twain o di robert louis stevenson che divoravi da piccolo. magari datato, ma se c’è una cosa che non muore mai, è l’avventura e un buon fumetto come questo vale davvero la pena averlo e/o regalarlo. in italia lo trovi pubblicato da rizzoli lizard.
“vacanze fatali” di vittorio giardino.
altro maestro dei fumetti italiani, è come paco roca, dove pigli pigli bene, ma “vacanze fatali” è uno di quei libri unici e che raccoglie sei storie autoconclusive che permettono di avvicinarsi all’arte di giardino senza dover impazzire nel non avere un seguito e quindi sbavare. disegnato superbamente, le storie sono diverse tra loro con il comune denominatore delle protagoniste, donne forti, deboli, viziate, belle, tristi e anche con un bel lato oscuro della forza. si avvicina enormemente a ciò che io ritengo i fumetti letterati, quelli che non possono essere paragonati a libri di narrativa perché non solo sono di più per via del disegno, ma produce la stessa emozione di un bel libro scritto. ovviamente, nel mondo del fumetto viene considerato un classico, io me ne dissocio. i libri e i fumetti sono immortali e se c’è un fumettista che si può leggere da giovani, da adulti e da vecchi e che lascia la sensazione di averti riempito senza che oscilli nella zona del cervello che dice lettura di questo libro = perdita di tempo, be’, questo è vittorio giardino. in italia è pubblicato da rizzoli lizard.
“tre ombre” di cyril pedrosa.
cyril pedrosa è un altro di quei disegnatori che non deludono mai dopo la lettura di un loro lavoro. che poi il suo “portugal” sia stato il suo successo, questo non vuol dire che sia il suo lavoro migliore. non lo è, o meglio, lo è nella misura in cui i suoi libri sono tutti capolavori, il che è diverso. siamo abituati a conoscere un autore solo attraverso quello che ci dicono sia il loro “capolavoro” e in massa, come un gregge di pecore, si legge solo quello. mi è capitata la stessa sensazione con i libri di lorenza ghinelli; il mondo letterario ha celebrato “il divoratore” che è stato il caso dell’anno 2010 e fu il libro che alla fiera di francoforte volevano comprare tutti. ed è vero, è un libro della madonna. ciò non toglie che anche l’ultimo “con i tuoi occhi” lo sia, persino forse più del suo romanzo d’esordio. la sua scrittura è sublime, fluida, riesce a scrivere qualunque cosa in frasi in un italiano perfetto e che stritola lo stomaco per la semplicità con cui racconta anche le scene più dure. si avverte una crescita personale e stilistica che spacca e che è di uno stimolante che ciao. e anche questo, è un libro della madonna, per quanto se ne senta parlare pochissimo rispetto al primo, ma anche rispetto a “la colpa”, peraltro finalista al premio strega. riuscite a capire cosa intendo? “tre ombre” è una bellissima storia magica, in un bianco e nero che non tradisce lo stile di pedrosa che ha abituato più al colore. ma è scritto e disegnato impeccabilmente, nonostante sia uno dei suoi primi lavori. e se la base è così, è semplice capire a che livello possa essere arrivato pedrosa con quelli successivi. io ho l’edizione della bd, ma se lo cercate, sicuro che lo trovate.
“il quaderno blu” di andré juillard.
avete presente quando guardate un film francese nel quale gli attori hanno sempre quella mimica facciale che se fermi il fotogramma si fermano su espressioni distorte e improbabili? come quando ti viene scattata una foto di gruppo e uno con gli occhi a mezz’asta c’è sempre. ecco, stesso effetto. e stesso effetto di quando la sera proponi un film francese di quelli anche conosciuti come che ne so “un cuore in inverno” o “la ragazza sul ponte” e gli amici ti guardano come per dire ma anche no. perché il cinema francese è palloso e lento, e poi parlano parlano parlano come se non ci fosse un domani solo per dire ciao e sembra una musica sempre uguale con un ritmo sempre uguale. l’espressione “è francese” non a caso viene usata spessissimo per indicare i francesi, quel loro inconfondibile modo di fare, modo di atteggiarsi e modo di gesticolare quando parlano. e poi, il tarlo che non hanno il bidè è sempre in agguato. “il quaderno blu” è esattamente la stessa cosa: “è francese” e quando viene disegnata la stanza da bagno non ha il bidè. però è una gran bella storia e disegnata molto bene, un gran bel fumetto francese, di quelli belli per davvero che quando lo finisci comunque ti rimane, proprio come uno di quei film francesi che quando hai finito di guardarlo non sei sicuro ti sia piaciuto ma chissà come mai lo misuri nel tempo e, anni dopo, è uno di quei film che ricordi sempre. io l’ho comprato nell’edizione francese e il mio francese fa schifo come poche cose e quando è uscito in italiano mi sono detta: porca troia. ma in italiano c’è.
“morti di sonno” di davide reviati.
superando lo scoglio del tomo che se lo leggi la sera a letto ti sega la vescica e ti fa scappare continuamente la pipì perché pesa e ti schiaccia la pancia lasciando segni rossi come quando cerchi di aprire il tappo zuccheroso della meletti quando si secca un po’, quando l’ho riletto la seconda volta, me ne sono completamente innamorata. la prima, quando uscì pompato e vincitori di premi, il mio essere prevenuta nei confronti di prodotti così pubblicizzati purtroppo non mi fece avere una lettura lucida. ecco perché quelli che mi dicono “questo è un capolavoro” li guardo sempre un po’ scettica e li leggo sempre dopo milioni di anni quando tutto è scemato e praticamente dimenticato. sarà che la mia passione per il calcio è riesplosa, sarà che la mia romagnolità è riesplosa, sarà che ora che sono lontana da tutto quello che mi ha visto crescere apprezzo molto di più ciò che ho lasciato, sarà che sto invecchiando, ma rileggere “morti di sonno” è un viaggio onirico in storie e luoghi che ho intravisto e il disegno di reviati poi è una delle cose più magiche che ci siano, quando in alcune pagine lascia i disegni sospesi e ti porta a provare un peso fisico (e non per il tomo sulla pancia) che fa quasi male e quella sensazione di apnea che hai bisogno disperatamente di aprire la finestra e mettere la testa fuori per riprenderti. un fumetto della madonna. ed edita da una casa editrice raffinata e preziosa, la coconino.
“allevare un cane e altri racconti” di jiro taniguchi.
ne “l’eleganza del riccio” la piccola paloma studia giapponese e legge taniguchi oltre a organizzare il suo suicidio, ma questo è un altro discorso. taniguchi è come roca e tanti altri in questo articolo, dove pigli pigli bene. ma, se “gourmet” ti fa venire una fame del signore e gli altri ti calano nel suo meraviglioso mondo (e poi io sono ancora condizionata dalla visione indelebile dei suoi originali visti un anno ad angouleme), questo libro ha fatto commuovere me nell’avere un cane. chi mi conosce sa benissimo che, non avendo mai avuto un’educazione nella quale provare simpatia, amore o affetto verso gli animali, per me un cane o un gatto non suscitano niente, ma niente nel senso che se vedo un cagnolino buffo con il pelo morbido e il muso tenero non mi viene da accarezzarlo o coccolarlo. non ce la faccio proprio, non me lo hanno insegnato e non lo capisco. semplicemente. in questo libro, come lo racconta taniguchi, avere un cane e amarlo e soffrirne nella sua vecchiaia è naturale come amare i tuoi genitori o il tuo compagno e/o compagna di vita. meraviglioso. io ho l’edizione planet manga, ma taniguchi è uno di quegli autori che le librerie tengono sempre.
“long wei” scritto e disegnato da artisti vari, tra belle scoperte e sceneggiatori e disegnatori tra i più bravi in italia (e ne ho già parlato qui).
chiudiamo questa carrellata di fumetti con una serie. avrei messo anche “saga” ma dio bono non è ancora finito quindi niente. è vero, trovarla tutta è palloso, ma basta andare in una qualunque fumetteria e dovrebbe essere semplice trovarla, chiaramente se la fumetteria è una vera fumetteria ed è ben fornita. ora, le serie sono particolari, ci vuole tempo e va collezionata con pazienza. ma vi posso assicurare mettendolo per iscritto che regalarla tutta in un’unica volta, è una delle cose più belle sulla faccia della terra. e soprattutto la faccia di chi la riceve, e io dubito che dimenticherò mai la faccia della mia migliore amica mina quando, per il suo compleanno, le ho regalato l’intera serie. semplicemente, la felicità. la mia e la sua. l’ho collezionata lungo un intero anno, comprandone ogni mese due copie e appena vedevo i ragazzi (luca genovese, il vanzella e maconi) glieli facevo autografare. mai fatto un regalo più figo di questo e ne sono ancora oggi orgogliosissima. “long wei” è una serie di 12 albi molto italiana e molto bella con spunti interessanti e poi è scritto da diego cajelli il che non è solo una garanzia ma, in questo genere di fumetto (per quel che vale il mio parere), il migliore sceneggiatore in circolazione. è edito dall'”aura” ed è una bomba. e poi messa insieme, costa meno di un qualunque maglione che potete regalare al cerebroleso di cui sopra.
questo è più o meno tutto, bambini di tutto il mondo. ci sono un’infinità di fumetti belli e qui tutti non ci stavano, ma ho usato lo stesso criterio per il quale se vai in una libreria con l’idea di regalare un libro e un po’ di cultura ce l’hai, su cosa vai? vai su irene cao o una garanzia che non delude mai come lorenza ghinelli?
Bella selezione.
Ho un po’ di questi fumetti.
Altri probabilmente li comprerò.
Mi spiace che nella selezione non ci sia, per dire, un Frank Miller (che rappresenta una voce nordamericana pop ma non sempre allineata); io amo particolarmente Give Me Liberty.
Scusa, intendevo “amo (e regalerei) Give Me Liberty”.
…sai quanti ne mancano?
ho scremato il più possibile perché altrimenti eravamo ancora qui a leggere!
grazie però!