A me “Sex & the city” non ha mai sconvolto la vita.
Ma se c’è una scena per la quale molte donne esultano (a parte quella dove si scopre che Mr. Big si chiama John e dove FINALMENTE lui e Carrie si mettono insieme) è quando Carrie apre l’armadio.
Un armadio stipato di vestiti certo, ma con una scarpiera che è un sogno.
Ricordo che un’amica nella sua disorganizzata gestione delle finanze riuscì a essere sotto di 4000 euro sul conto corrente a causa degli acquisti smodati di vestiti e, soprattutto, di scarpe.
Un guardaroba fornitissimo, intendiamoci, e scarpe per ogni occasione.
Ma non bastava mai nell’esagerazione della spesa folle, nel colmare mancanze ridicole a guardarle oggi da lontano, ma pesantissime quando le si vivevano.
Anche io ho avuto il mio periodo così (ma mai finendo sotto in banca) con le scarpe da ginnastica, con le sneakers.
E quelle sì, ne ho avute tante, le ho avute tutte.
Tutti i modelli possibili e immaginabili li ho comprati.
O meglio, quelli che rientravano nel mio modo di vestire. Le Nike Shox per esempio, quelle con tipo dei cuscinetti sotto il tallone, le ho sempre trovate bruttine quindi non ho mai preso in considerazione l’idea di acquistarle.
Le sneakers Adidas le ho piombate tutte, dalle Gazzelle alle Stan Smith – sia a strappo sia con i lacci -, alle Prajna basse e a quelle alte tipo da pugile.
Così come quelle Nike.
Persino le Nike Waffle; le Nike Waffle Racer.
Non ve le ricordate vero?
Sono andate di moda giusto un anno, pervenute dopo l’inverno nell’estate dell’anno dopo non se ne vedeva più nemmeno un paio calzate dalla gente.
Erano quelle con tipo dei tacchetti sotto la suola; il colore che andava più di moda, essendo prevalentemente di tela leggera, erano tipo argento con il baffo della Nike nero. Poi ce n’erano di qualsiasi colore, ma quelle furono le più vendute.
Curiosa la storia di questa scarpa; noi oscuri e semplici consumatori non potevamo certo immaginare che quel modello di scarpa esiste dal 1974, quando Bill Bowerman (un semplice coach universitario che si ritrovò a essere poi il co-fondatore della Nike) nel tentativo di creare una suola adatta ai suoi sportivi studenti, si scoprì a interessarsi alla gomma e al suo essere modellabile. Bowerman fu il più grande creatore di scarpe Nike degli anni ’70 e la leggenda racconta che nel condurre un esperimento nella cucina di casa sua versò della gomma fusa nella piastra per dolci della moglie. Ciò che ne venne fuori fu tipo una suola con dei tacchetti morbidi. Qualche anno più tardi, nacquero le Nike Waffle, letteralmente Nike cialda.
Lo ripeto e lo ripeterò sempre, se si conosce la storia si ha il potere.
C’è una storia dietro qualunque cosa ci circondi e questo è straordinario. Anche quella meno importante, spesso soprattutto in quelle che si tende a dimenticare.
Così come la storia che porta a comprare un certo paio di scarpe piuttosto che un altro e quello diventa quasi un proprio segno distintivo.
E a sceglierle poi sempre in quasi tutti i viaggi che si fanno.
Ecco, a me è capitato con le Clarks, le Desert Boots.
Classiche, color orso bruno scamosciato, le ho da sempre amate.
Non le calzo spesso, quando mi ricordo che le ho nell’armadio o è già inverno pieno o è ormai estate e vado di espadrillas.
Però, non ho idea del perché siano le scarpe che scelgo sempre quando sono in procinto di fare un viaggio.
Le avevo addirittura ai Caraibi, quando la mia scelta era caduta su di loro solo per essere usate nei viaggi di andata e ritorno da Milano tra novembre e dicembre.
Le avevo a Barcellona nel 2009.
Le avevo a Madrid nel 2007, nel 2011 e nel 2012.
Giusto per il Cammino di Santiago ho considerato l’ipotesi che non fossero l’ideale, per poi vedere un ragazzino che andava oltre l’albergue di Ribadisio de Baxio dove io tracannavo birra con una sudcoreana mai più vista in vita mia e che camminava con le Clarks.
Ho annoverato l’episodio tra quelli “strani” che possono capitare durante il Cammino, ma mai mi sarei aspettata di vedere qualcuno che ci faceva addirittura il Cammino di Santiago.
Le avevo a Lucca, in moltissime edizioni della fiera.
Le avevo quando andavo a San Siro a vedere il Milan e le avevo scelte nel mio viaggio ad Atene, la notte del 18 maggio 1994 quando il Milan vinse 4 – 0 contro il Barcellona di Cruiyff scavalcando QUATTRO VOLTE la porta difesa da Andoni Zubizarreta.
Le avevo a Parigi, nell’indimenticabile gita con i compagni del liceo artistico.
Le avevo a Milano, quando frequentavo la Scuola del Fumetto in via Savona.
Praticamente, a elencarle tutte, posso affermare che nella mia vita ho camminato con le Clarks.
Le ho comprate anche nere, in un momento nel quale provai a dare una sterzata al solito scamosciato marrone scuro. Sono ancora nuove, a riprenderle in mano la suola è ancora dura.
Certo, le avventure di cui sopra non furono vissute con sempre e solo un unico paio di Clarks, ce ne sono state diverse. ;a tutte amate.
L’amore per una scarpa segna indistintamente un periodo preciso della propria vita.
Quando le mie Prajna verdi con le tre righe Adidas color miele (che si trovavano all’epoca solo a Londra) mi si bucarono, mi dispiacque infinitamente.
La storia personale di ognuno di noi è segnata profondamente dal tipo di scarpa che calzavamo in un dato momento.
Ci avete mai fatto caso?
Pensateci, la prossima volta che sarete davanti all’armadio, ante aperte, a scegliere le scarpe che vivranno con voi il vostro prossimo viaggio.
E ditemi se non sceglierete sempre le stesse, quelle che nel vostro cuore vi hanno sempre accompagnato.
A meno che non siate Carrie Bradshaw naturalmente.