se fossi barbara berlusconi farei un milan della madonna e allo stadio indosserei fissa la maglia di de jong

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preludio del sabato di milan-juventus (20 settembre 2014), l’universo calcistico italiano si organizza in pub o pizzate a casa per assistere all’evento nello “scala” degli stadi, san siro altresì chiamato meazza.
io per prima mi sto già seguendo “deejay football club” con zazzaroni e caressa su radio deejay e il non avere nessun abbonamento a qualunque piattaforma tipo sky o premium, a volte, è triste ma è anche vero che, conoscendomi, sarebbe la fine, per me. e chi avrebbe più una vita sociale con tutto il calcio che trasmettono tra serie a, b, champions, europa league, lega pro, liga, bundesliga, league1, la premier e poi e poi?mi sono quasi salvata dai mondiali con l’encefalo ancora funzionante e, onestamente, se proprio fosse, mi piacerebbe passare la mia vecchiaia così tra overdose di libri, calcio, caffè e gazzetta al bar al mattino (e sicuro, essendo vecchia, nessuno mi romperebbe le palle per leggerla prima di me). certo, se la vita imprevedibilmente non mi porti in un paese dove non c’è la gazza, ma tipo marca e dire “buenas” todas las mananas de mi vida. ma questo è un altro discorso.
il campionato 2014-15 si caratterizza per tanti (pochi, ma crediamo che ci sia qualcosa di nuovo altrimenti sai che palle) cambiamenti.
intanto il design delle maglie ha da qualche anno un fascino particolare, dal gessato dell’inter a un gioco di righe rossonere che si sovrappongono e si espandono del milan al gagliardetto nel colletto interno della roma cucito in giallo che cita “la roma non si discute si ama”, tipo (tanto che mi è tornata la voglia di comprarmi una maglia del milan dopo milioni di anni e comprerei quella di de jong).
e poi dopo il terremoto in federazione, viene nominato tavecchio che sceglie come allenatore conte. il quale porta a sognare l’italia con una nazionale che gioca di un bene che quasi non ci si crede.
il resto è tanto bla bla bla tipo simone zaza che si taglia la barba e lo si riscopre come salvatore della patria, dimenticandosi che giocava anche prima e ha fatto un’onesta gavetta come tanti, ma vabbe’.
di buono c’è che alcune squadre stanno tentando di far giocare più italiani e la notizia della prima giornata è il sassuolo che gioca con undici italiani contro il cagliari (1-1) e il fatto che questa sia una notizia è sufficientemente eloquente di come il mondo stia andando a rotoli o al contrario (dipende dai punti di vista) e di come da che doveva essere una cosa scontata, oggi tante cose non lo sono più.
nella mia razione quotidiana di studiosport, uno dei servizi dell’ultima settimana sempre dal buon carletto pellegatti (che a milanello forse ci dorme anche) è sull’arrivo di barbara berlusconi nel ritiro della squadra. scende dalla berlina da cinque zeri vestita impeccabilmente da impiegata di lusso, camicia azzurra splendida su una giacca morbida e svasata ancora più splendida e pantaloni finto larghi dal taglio classico. zampetta sui tacchetti cinque centimetri sulla ghiaia del viaggetto di ingresso di milanello e sfodera la sua zazzera bionda e il suo sorriso da vicepresidente e a.d. (con funzioni sociali) del milan.
e già mi viene l’orticaria.
certo, dovrei essere contenta che una donna tratti di calcio e che una sia nel mio milan, ma è anche vero che, be’, dubito fortemente che si sia mai sbucciata un ginocchio entrando in tackle nei garetti di un’avversaria.
eppure gestisce una squadra di calcio e quantomeno dovrebbe conoscere le nozioni base. tipo, metti a posto la difesa, parti dalla difesa e dal portiere, acquista giocatori buoni e poi via via come un tetris ci metti un buon centrocampo duttile e ondivago che fa movimento e che apra gli spazi e attaccanti che la buttano dentro. non sono necessari i super campioni super pagati anche perché il napoli contro l’athletic bilbao insegna molte cose. certo, se ne hai già, tipo de jong, muntari, bonera e el sharaawy coccolali e tienili e fai crescere poli, de sciglio e gli altri italiani giovani. e soprattutto, coccola campioncini che potrebbero diventare bandiere come lo furono franco baresi e paolo maldini.
a roma tra un po’ cambiano la lupa con l’immagine di totti, perché a milano c’era balotelli?
se fossi barbara berlusconi saprei cosa significa fare allenamento in campi bucati e fangosi con un’umidità che ti squarcia, saprei cosa significa caricarsi prima della partita, saprei cosa significa avere i calli sotto i piedi per via degli scarpini e saprei cosa significa rincorrere l’ala sulla fascia e tutti i pensieri che vengono in mente mentre lo si fa e il blackout del tackle.
se fossi barbara berlusconi saprei cosa significa seguire l’allenatore e i suoi insegnamenti quando spiega la tattica e dice di movimenti armoniosi per far salire la squadra nella fase d’attacco e rimanere compatti nella fase difensiva, saprei cosa significa scivolare sull’erba e la sensazione dell’erba stessa tra le dita, la terra e il suo odore, e lo scricchiolio della ghiaia sotto i tacchetti nell’uscire dal campo.
se fossi barbara berlusconi correrei come una matta con i giocatori e farei sognare il popolo milanista con iniziative e creando curiosità sul mondo milan.
se fossi barbara berlusconi forse sarei anche felice di avere un paracadute d’oro che non toccherà mai terra e di avere un babbo che non sapendo dove piazzarmi per dare un senso alla mia vita, mi mette a dirigere il milan. sti cazzi.
certo, non che alcune di queste cosine non le abbia fatte e il suo attaccamento al milan lo si è potuto ampiamente notare nella sua love story con pato, ma (adesso sono seria) casa milan ne è un esempio e con l’aiuto di galliani credere in un nuovo progetto allenato da pippo inzaghi e comprare giocatori motivati e che cercano la ribalta o quantomeno la possibilità di dimostrare nuovamente che non erano lessati, come jeremy menez.
vero anche che questo milan arriva alla partita con la juve sulle ali dell’entusiasmo, entusiasmo che fa preoccupare allegri più del contesto.
entusiasmo dal quale mi allontano un attimo, non foss’ altro che si deve giocare appena la terza di campionato e il milan non gioca le coppe e, da che mondo è mondo, sono le stagioni del trapasso per l’inizio di un nuovo ciclo, breve o lungo che sia.
i media già parlano della partita degli allenatori, massimiliano allegri ex allenatore del milan reo di non aver creduto in filippo inzaghi nel momento della sua ultima stagione e scontri quando lo stesso pippo già allenava la primavera e inzaghi che, oggi, è il nuovo allenatore al quale ha portato vitalità (e abbonamenti che a san siro non si vedevano da tempo) e gioco spumeggiante (con una difesa però piuttosto ballerina). i due si augurano a vicenda tante buone cose bla bla bla, ma esiste solo una legge, quella del campo e quella dei tifosi pre (juve, vi facciamo un culo così) e dopo partita (e vabbe’, pace o siamo i più forti e dipende da come va).
ma il punto rimane sempre quello.
se io fossi barbara berlusconi sarei felice di svegliarmi ogni giorno solo al pensiero che l’adidas mi cuce addosso un modello femminile con il girocollo largo la maglia del milan per la presentazione della squadra, che posso avere tutti gli scarpini da calcio che voglio perché vengono fatturati tra le spese della società categoria strumenti prioritari, che posso persino commissionare a eron i disegni per i miei parastinchi.
se io fossi barbara berlusconi sarei fiera anche del nuovo pallone ufficiale, il brazuca replica capitano anche da tenere come ninnolo sul comodino.
se io fossi barbara berlusconi pretenderei un “forza milan” degno di quel nome con articoli, foto, fumetti, curiosità sul mio milan, perché puoi sposarti cento volte in una vita ma non cambierai mai la fede per la squadra, simpatizzerai per altre, ma se tifi milan nasci milanista e muori milanista, non ce n’è.
e io tiferò milan da qui alla fine dei miei giorni.
non ho idea di cosa combinerò nella mia vita, quanto e cosa disegnerò ma che tiferò milan per sempre non si discute.
e se fossi barbara berlusconi è per gente come me che, un giorno, vuole arrivare a potersi permettere andata e ritorno a milano in treno o auto che sia e abbonamento alle poltroncine rosse a san siro che dovrei svegliarmi ogni giorno per fare del mio meglio e rendere il milan IL MILAN.
e frega il cazzo che la collezione dell’abito formale dei giocatori sia ritornato a essere notato dalla moda, frega il cazzo che i giocatori siano eleganti fuori dal campo (certo, l’occhio vuole la sua parte e ci sta, sono d’accordo), ma io voglio scudetti, coppe campioni e tutte le altre coppe, vedere il milan vincere ovunque, vedere il mondo rossonero.
e la maglia di de jong, bambini di tutto il mondo.

il milan ha perso 1-0. è domenica mattina e se fossi barbara berlusconi sarei già a milanello a dare la carica ai giocatori. ecco.

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