Psicodramma senigalliese

Senigallia arriva al ballottaggio nel fine settimana del 4-5 ottobre 2020. Il candidato sindaco Fabrizio Volpini sostenuto dalle coalizioni di sinistra contro Massimo Olivetti sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia tra gli altri.
Ha vinto il centrodestra.
La sconfitta più buia.

Alla sede del direttivo della lista Diritti al futuro c’è molto sconforto.
Una rappresentante di lista chiede a un signore canuto e rosso in volto evidentemente testimone di molte lotte politiche: “Avevi mai visto una cosa del genere?”, “No, mai.” risponde lui scuotendo la testa incredulo.

Nel fine settimana di domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020 a Senigallia si vota per il Referundum costituzionale, per le elezioni Comunali e per le elezioni Regionali. Fa ancora caldo ma qualche pioggia ha rinfrescato l’aria.
Davanti alla sezione dove voto, un signore con le braccia incrociate dietro la schiena e la bicicletta elettrica posteggiata poco oltre osserva indeciso il cartellone delle liste. Se fossimo in Romagna l’appellativo di
umarell sarebbe azzeccatissimo, ma siamo nelle Marche, le cui elezioni a livello regionale importano poco. La Toscana è diventata il pendolo della bilancia per gli equilibri nazionali.
La bellissima regione Marche invece, terra di artisti (Raffaello da Urbino), di Re del Sacro Romano Impero (Federico II di Svevia), di calciatori e CT (Roberto Mancini da Jesi) e di ciclisti (Michele Scarponi da Filottrano), terra gastronomicamente ricca di vini e carni, terra che non avrebbe nulla da invidiare al pendolo Toscana è passata, dopo decenni, a un governo di centrodestra, la destra peggiore sussurra qualcuno, quella dei Traini che spara alla gente per strada.
A Senigallia invece il voto del 20-21 settembre porta al ballottaggio nel fine settimana del 4-5 ottobre tra il candidato sindaco sostenuto dalle liste della sinistra Fabrizio Volpini e il candidato Massimo Olivetti sostenuto dai partiti di destra.

E’ la prima volta che vivo la campagna elettorale così da vicino, osservando da dentro come e cosa un direttivo decide le mosse e le azioni da compiere.
La campagna elettorale, confesso, è stata elettrizzante.
Partecipare è stato stimolante, nella conoscenza di tante persone, diverse ma simili, con idee e ideologie mai fuori moda, oneste e giuste nei diritti, con proposte semplici e moderne.
Così inizio a presenziare giovedì 27 agosto con il Ministro dell’Economia Gualtieri che, con il candidato della Regione Maurizio Mangialardi e il candidato Sindaco Volpini, sostiene le due candidature annunciando un piano di 8 milioni di euro per le Marche da destinare alla ricostruzione post terremoto e alla ripartenza post quarantena.
Il palazzo del Comune sventola ancora il drappello giallo con la scritta “Verità per Giulio Regeni” che guarda Piazza Roma e, con esso, le parole degli incontri successivi. Arriveranno il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e l’ex Presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, ci sarà la festa di fine campagna elettorale e la cerimonia per il nuovo Sindaco.
In città andrò a eventi come la discussione del 3 settembre al Teatro Cinema Gabbiano tra i sette candidati sindaci e a Pesaro il 13, in una calda domenica mattina, all’incontro con Elly Schlein per la lista Marche Coraggiose.
Venerdì 18 alla festa di fine campagna elettorale ritornerò alle atmosfere delle vecchie feste dell’Unità in un circolo ARCI con l’immancabile campo da calcio vicino e le piste delle altrettante amate bocce.
Con essa, si respirava davvero la speranza di potercela fare al primo turno.
Li ho disegnati nella mia moleskine, quella che mi porto sempre dietro e nella quale, a matita, schizzo questi ricordi che va a capire a chi andranno.
Il ballottaggio è stata una doccia fredda dopo i sorrisi vittoriosi di Giorgia Meloni e del suo candidato Francesco Acquaroli, il quale è già accusato di stare più a Roma che nelle Marche e dopo aver partecipato, dice a sua insaputa, a una cena di collettivi dichiaratamente fascisti con tanto di bandiere e foto del Duce testimoniate in diverse fotografie.
Il ballottaggio è sempre un’arma a doppio taglio.
Se poteva essere plausibile la sconfitta regionale (Ceriscioli ha governato male, immobilizzando la Regione e complice il terremoto nelle scosse del 24 agosto 2016, dell’ottobre dello stesso anno e quelle del gennaio del 2017 – la terra trema ancora ma nessuno lo dice – e il lockdown per la pandemia del Covid-19 le Marche si sono fermate totalmente), in quella comunale arrivata al ballottaggio ha influito la vittoria regionale del centrodestra e, così come per la Regione, la punizione per la cattiva gestione. La gente sembra stufa del PD, si è incattivita e le frazioni accusano di essere state abbandonate, il che in effetti è anche vero.
La domenica del voto c’è stato un sole bellissimo.
Anche lunedì mattina c’era lo stesso caldo sole.
Ha iniziato a piovere verso le 16, quando i primi dati iniziavano ad arrivare.

La sede del direttivo è arredato con poche cose: nel corridoio diversi mobili da ufficio, nella sala centrale un tavolo centrale color noce, sedie con lo scrittoio di quelle dismesse dal centro dell’impiego poste in circolo, una stampa scolorita della Guernica di Picasso e qualche manifesto sulle pareti coloratissime di disegni che sanno di centro sociale anni novanta. Una stufa in un angolo regala un alito di calore nelle serate fredde dell’inverno.
Quando arrivo in sede Massimo Olivetti nella sala del Comune, la stessa nella quale ho fatto l’unione civile, sta già festeggiando la sua elezione a Sindaco di Senigallia.
Senigallia è sempre stata un po’ come Ferrara, roccaforte della sinistra che poi, in una ubriacatura da neolaureata si è scoperta grande ed è scivolata contro la storia e la cultura.
E’ la prima volta nei miei quarantacinque anni di vita che vivo in una Regione e in un Comune governati dalla destra.
Piove copiosamente ora.
Mi riparo alla sede del direttivo e per un’altra mia prima volta scopro cosa accade quando si perde politicamente.
Le parole sono confuse, tanti discorsi su cosa può essere andato storto, si analizzano ancora i numeri e le percentuali, quanti punti in più, quanti in meno, dove si è perso (frazioni e quartieri principalmente) e si insinua che anche in questo caso il voto contrario sia una punizione all’operato precedente.
A mente più lucida possibile, compatibilmente con il bruciore della sconfitta, si prova a riorganizzarsi, a darsi appuntamento una volta smaltita la delusione e, semplicemente, ripartire con i contenuti.

E’ il fumo della sigaretta espirato dalla bocca e dalle narici di uno dei consiglieri più giovani nell’aria fredda dell’uscio spalancato per areare la sede che ci si accorge che piove ancora. Qualcuno era andato a comprare del vino, beviamo un ottimo vino caldo, ma sembra plausibile anche questo a fronte di ciò che una destra arrogante potrebbe fare in città.
Ce ne andiamo alla spicciolata. Chi ancora collerico, chi deluso, chi silenzioso.
Tornando a casa passo davanti al palazzo del Comune. Piove. L’entrata non è sulla piazza per cui il viavai è molto contenuto. Guardo la scritta nera su fondo giallo “Verità e giustizia per Giulio Regeni”. Penso alle fiaccolate che ogni anno si fanno in quella piazza. Penso che il silenzio che sento lo proverò ancora per qualche tempo.

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