Figurine: Michele Scarponi

Michele Scarponi è stato un ciclista, campione e poi gregario. Indimenticato e indimenticabile, perché il ciclismo è fatto anche di persone e sentimenti. Michele era anima e corsa. E a Michele Scarponi è dedicata la Fondazione omonima per sensibilizzare il comportamento degli automobilisti verso i ciclisti. Michele, per sempre. Figurina #45 S1.

Le radioline, la tattica, le squadre con un Capitano che deve sempre vincere: il ciclismo è cambiato moltissimo.
In tanti lo hanno accusato di aver perso la poesia. Peccato che, nonostante tutto, di poesia nel ciclismo ce ne sia ancora.

Io Michele Scarponi non lo conoscevo. Il primo ricordo che ho è quello nel Giro d’Italia 2016 in quella tappa che sfiora davvero l’epica del ciclismo d’altri tempi, quella del “un uomo solo al comando”, quella del 27 maggio, la Pinerolo – Risoul.
Il Giro è bellissimo ma Vincenzo Nibali è solo quinto nella classifica generale. Dovrebbe vincere, o quantomeno attaccare nelle tappe di montagna, come questa, piena di salite e discese e che affronta il Colle dell’Agnello che è anche la Cima Coppi (a ogni Giro la vetta più alta viene dedicata a Fausto Coppi).
Scarponi è un gregario, ma è anche uno scalatore.
A un certo punto, Scarponi attacca, si stacca dal gruppo e va da solo a valicare il Colle dell’Agnello ancora innevato.
È così innevato che l’olandese Kruijswick, sorpresa di questa edizione (sarà poi Tom Dumoulin nel 2017 a essere il primo olandese a vincere un Giro), fa una capriola pazzesca scivolando sulla strada bagnata e perdendo secondi su secondi.
Il colombiano Esteban Chavez e lo spagnolo Alejandro Valverde, secondo e terzo in classifica, tengono botta.
Scarponi continua ad andare. Non lo prende più nessuno su quelle montagne, sta staccando tutti. Ma il capitano è Nibali che, nel frattempo, tiene il passo degli altri.
E allora è l’ammiraglia dell’Astana (squadra di Scarponi, di Nibali e di Fabio Aru) che decide; decide di affiancarsi al gregario solitario e dirgli di rinunciare alla vittoria di tappa per favorire Nibali.
Michele Scarponi allora si ferma, frena in mezzo alla strada e aspetta, aspetta Nibali che intanto scatta a sua volta.
Negli occhi io lo ricordo ancora così: sorridente e appoggiato comodo alla canna della bibicletta, come uno qualunque che aspetta il verde al semaforo.
Quando Nibali si avvicina, Scarponi riparte e tira il gruppetto dei primi. Poi, esausto, si stacca. Arriverà 19esimo con 6 minuti di ritardo, Nibali vincerà la tappa e conquisterà mezzo Giro, andando a vincerlo il giorno dopo.
Silvio Martinello, ex ciclista e commentatore RAI, dirà: “Non abbiamo più aggettivi per definire Michele Scarponi oggi”.
Michele Scarponi arrivò comunque sorridente.

Michele Scarponi morirà l’anno dopo, il 22 aprile 2017, a 37 anni, mentre si allenava centrato in pieno da un furgone in una curva nella sua Filottrano nella provincia di Ancona.
Si allenava con un pappagallino sulla spalla e che volava con lui, Frankie, così si chiama il pappagallo e che decorerà le sue bidon.
Nel luogo dell’incidente, sotto il cartello stradale ai cui piedi giacciono i fiori, il pappagallino è tornato più volte. Dicono torni ancora oggi, ogni tanto.
L’investitore, affranto dall’incidente, morirà qualche mese lasciandosi consumare dal cancro.

Michele Scarponi continua a vivere nel ricordo costante, anche di persone come me, che lo omaggiano, anche in pagine come queste, di semplici figurine.

Say Something

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.