ciò che ricorderemo del mondiale brazil2014

presentazione

i ricordi sono sempre preziosi e, soprattutto, molto personali. la psicologia ci insegna che esistono sì la memoria breve e a lungo termine ma anche quella storica (che è comune a tutti; anche se lo hanno rimesso a posto, noi non lo vediamo e, per esempio, l’orologio alla stazione di bologna per chi lo ha vissuto sarà sempre fermo alle 10,15 così come ci ricorderemo sempre dove eravamo la sera della finale del mondiale in germania nel 2006 vinto dall’italia o il giorno di QUEL 11 settembre). di memorie ce ne sono tante altre, ma tutte ineluttabilmente influenzate da ciò che proviamo in quel dato momento in cui fotografiamo l’immagine nella nostra mente e che rimane indelebile nel tempo.
eventi come i mondiali, a prescindere che piaccia o meno il calcio, rendono comune la memoria storica.
non ti piace il calcio? be’, quando si tratta di mondiali SAI comunque quando gioca l’italia e anche se non ti interessa LA FACCIA DI CASILLAS al 4 – 1 dell’olanda sulla spagna L’HAI VISTA almeno una volta da qualche parte come IL DOLORE DI NEYMAR accasciato a terra con una vertebra fratturata. o IL MORSO DI SUAREZ.
o il GERMANIA – BRASILE 7 – 1.
e anche una di queste illustrazioni realizzate per ESPN dal graphic designer brasiliano cristiano siqueira:
quando l’arte incontra il calcio.

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insieme al fatto che un mese di collegamenti dal brasile, ti hanno fatto venire una voglia di andarci che ciao.

così, questi sono alcuni ricordi della memoria comune di questo #brazil2014.

1. la bomboletta spray usata dagli arbitri per indicare la linea sui calci di punizione

spray

2. la faccia di iker casillas sul 4 – 1 dell’olanda

casillas

3. le polemiche sul campo di manaus e l’umidità e gli scontri pre mondiali raffigurati anche nei murales

murales

4. gli scarpini bicolore della puma e quelli alti della nike e il suo fantastico spot in 3d

scarpette_puma

puma_bicolore

5. la domanda: chi è parolo?

ma soprattutto: chi è paletta?

6. neanche una spada laser è più disintegrante di un commento di bartoletti

(che dichiarò dopo la partita inaugurale brasile – croazia a proposito del rigore inesistente: se deve vincere il brasile almeno non così, allora diamogli subito la coppa e ci evitiamo di guardare 60 partite).
augh!

7. deejay football club speciale mondiali con zazzaroni e caressa

caressa ha spesso la bocca impastata da chi si è appena svegliato e infatti i suoi interventi sono racchiusi in una singola sessione tra una canzone di checco zalone (la hit “tapiño”) e quella di pitbull e j.lo. (che alla fine al millesimo ascolto quasi piace). ma sempre puntuali e con una prospettiva umana che te lo fa piacere anche se il tarlo che sia il marito della benedetta parodi che sfornella a ogni ora non abbandona mai.
e poi piace perché quel “chiudete le valigie, andiamo a berlino!” per le nuove generazioni è come quel ripetuto “campioni del mondo!” di nando martellini per quelli della mia e che è indelebile nella memoria.
zazzaroni invece è una molla nonostante faccia le ore piccole sulla rai nei vari speciali.
dice sempre la sua e anche il suo livello umano spacca.
trasmissione radiofonica tra le più azzeccate nel mese del mondiale.

8. le pubblicità della fiat con bruno pizzul e giovanni trapattoni

stranamente mandate in onda appena iniziato il mondiale, i due simpatici vecchietti ci vengono mostrati su una spiaggia brasiliana e in qualunque situazione da “italiani” all’estero.
simpatica la prima “vogliono fare il 3 – 4 – 2 e giocano in cinque”, poi anche basta.

9. l’espressione “porca Paletta” torna prepotentemente in auge per due settimane.

10. negli speciali sulla rai dibattono tanto sull’italia ma pochissimi che dicano contro chi si gioca con argomentazioni valide e plausibili

(ossia da giornalisti preparati e competenti) e, aggravante imperdonabile, non si è mai ricordato che prandelli ha fatto il meglio che poteva ridisegnando una squadra che ha subìto l’infortunio di montolivo (che era un perno intoccabile come pirlo per dirla tutta) a dieci giorni dall’inizio della competizione.

11. la vita vale di più di un mondiale e schumacher esce dal coma

curiosamente lo stesso giorno in cui esordisce la sua germania ai mondiali contro il portogallo.
e come vince… 4 – 0 ai lusitani.

12. il primo gol della storia di un mondiale deciso con la moviola della goal line technology in francia – honduras

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13. la copertina di “marca”

giornale spagnolo, che intitola “the end” sotto l’immagine di andrés iniesta con la faccia coperta dalla maglia che esce da solo dal campo.
la totale, assoluta, umiliazione globale della spagna, fuori dal mondiale dopo appena due partite (e soprattutto i commentatori di radio rai1 con la battuta: se ha abdicato il re può abdicare anche del bosque. geniali)
e la verità è che la spagna è un paese bellissimo, chiunque ha un amico spagnolo e gli vuole anche bene, solo che quando si parla di calcio e una squadra vince tutto e diventa sborona e spocchiosa (ma come la francia che spocchiosa lo è a prescindere semplicemente perché i francesi sono così) ti sta immensamente sulle palle e ti da un gusto simile al senso di giustizia che normalmente non c’è mai.

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14. la cappella stratosferica del portiere della russia akinfeev contro il sud corea nell’ 1 – 0 iniziale

(finirà 1 – 1) e i suoi guantoni sulla faccia steso supino a metà porta che piange come un bambino.

akinfeev

15. il gol del 2 – 1 di cahill in olanda – australia (finita 3 – 2) che carletto pellegatti in un servizio su studiosport di italia1 paragona blasfemicamente alla rete al volo di dio van basten nell’europeo ’88

van basten era van basten e quella era la finale dell’europeo.
di questa olanda – australia, finito il mondiale, e, soprattutto, di cahill, non se ne ricorderà nessuno.

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16. venerdì 20 giugno, il popolo calcistico italiano non si dimenticherà mai più del costa rica

italia-costarica

17. i fratelli boateng

(uno jerome che gioca nella germania, l’altro kevin-prince nel ghana), il dramma dei fratelli touré della costa d’aviorio (il fratello ibrahim morirà di cancro il 19 giugno mentre loro giocano contro la colombia), le lacrime di dié durante l’inno in memoria del padre (notizia datagli qualche momento prima della stessa colombia – costa d’avorio).

18. rihanna twitta che kevin boateng è carino

melissa satta parte per il brasile ringhiando.

rihanna

19. le gambe più tatuate. in realtà una

quella di raul meireles, centrocampista dal taglio mohicano di capelli e dalla folta barba del portogallo, sulla quale spiccano i volti della moglie.

meireles

20. è il mondiale dei social network

e twitter batte facebook. maree di hashtag, ogni nazionale ha il suo lungo e breve (in quello breve tipo #ITA a seguito appare la bandiera).
è divertentissimo.

ashtag

21. gli errori arbitrali

si sperava che fosse un episodio singolo l'”aiutinho” (così definito il rigore inesistente di nishimura nella partita inaugurale brasile – croazia)
dovuto alla tensione dell’esordio e del terrore psicologico. invece, in alcune partite hanno davvero condizionato i risultati finali tanto da far pensare che, per quanto scarsi quelli italiani e criticatissimi in campionato, incredibilmente sono risultati tra i più bravi nel mondo. il che fa capire quanto quelli scelti per i mondiali siano davvero di bassissimo livello.
i più eclatanti che io ricordi:

  • venerdì 20 giugno, italia – costa rica: sappiamo tutti come è finita, ciò non toglie che nella memoria comune rimarranno i due clamorosi errori di balotelli e il non gioco dell’italia sorprendentemente crollata mentalmente e fisicamente, e non toglie che c’è un rigore per il costarica commesso da chiellini. valutazione sbagliata dell’arbitro.
    questo forse è l’unico caso di svista arbitrale che non influisce più di tanto sul risultato finale. 1-0 comunque per il costarica. ma poteva essere peggio.
  • sabato 21 giugno, argentina – iran: c’è un rigore per l’iran sullo 0-0. valutazione sbagliata dell’arbitro. finirà 1-0 per i biancocelesti con magia di messi nel recupero.
    (e polemica sugli spalti a maradona, reo di portare sfiga all’argentina da parte del presidente della federazione. come se ne va dallo stadio, in effetti, segna messi).
  • sabato 21 giugno, nigeria – bosnia: djeko parte dietro la linea del fuorigioco dei difensori della nigeria e segna. valutazione sbagliata del guardalinee, rete (REGOLARISSIMA) annullata. finirà 1-0 per la nigeria (con una rete peraltro viziata da un fallo) e bosnia e herzegovina fuori dal mondiale a causa di questo risulato.
  • domenica 22 giugno, belgio – russia: c’è un rigore per la russia sullo 0 – 0. valutazione sbagliata dell’arbitro.
    finirà 1-0 per il belgio. russia fuori dal mondiale.
  • lunedì 23 giugno, olanda – cile: incredibilmente la partita più importante del girone, l’altra, spagna – australia, una pura formalità.
    quando scrivo queste righe sono le 20,25 e probabilmente la roja è già in aeroporto per tornare in spagna. ci sono ben due rigori per il cile sullo 0 – 0. valutazioni sbagliate dell’arbitro. finirà 2-0 per l’olanda. ininfluente per il primo posto in realtà. per differenza reti la prima del girone è l’olanda.
  • 23 giugno, brasile – camerun: forse anch’esso ininfluente sul risultato finale, ma il 3-1 di fred è segnato in fuorigioco. finirà 4 – 1 per il brasile.
  • 24 giugno, italia – uruguay: dopo l’espulsione di marchisio (immeritata), suarez merita il rosso diretto per il morso su chiellini.
    finirà 1 – 0 per la celeste.
  • 29 giugno, ottavi di finale tra olanda – messico. non esistono i rigori su robben (che peraltro ammetterà che non c’erano). valutazioni sbagliate, ma forse per come è andata ai messicani era meglio dare il primo che non il secondo con il quale devono dire addio al mondiale al 95m o. finisce 2 – 1 per l’olanda.
  • 29 giugno, ottavi di finale tra costarica-grecia. dopo il gol stupidissimo del costa rica con ruiz (il carnefice dell’italia, ma non ce lo ricordiamo perchè la sua faccia è stata sostituita in quasi tutte le foto dalla coppa rica, il gelato), c’è un nettissimo fallo di mano di un difensore greco che pensa si stia giocando a pallavolo. un bagher perfetto, non visto nemmeno dal guardalinee.
    passerà il costa rica ai rigori.
  • 4 luglio, primo quarto di finale tra germania – francia. nel primo tempo, dopo l’1 – 0 della germania (peraltro risultato finale), c’era un rigore per la germania che era più grande dell’ATLAS al CERN.

e sempre in questo punto, aggiungerei il tentativo FIFA nel suggerire (ordinare dunque) agli arbitri di non ammonire i giocatori nella prima mezz’ora di gioco.
cioè: se uno spacca una gamba a un avversario non prende nemmeno il giallo, giusto?

22. la moda dei calciatori dei calzettoni alti fino a sopra il ginocchio

calzettoni

23. i tifosi della germania accompagnano la squadra durante le partite con il nostro “popopopo”

ladri.

24. il curioso dibattito nel non sapere se si dice IL costa rica o LA costa rica

questione a tutt’oggi, a mondiale finito, avvolto ancora nel mistero.

25. gli addii

tanti e, molti, commoventi.
oltre ai greci che hanno ancora un paio di giocatori dell’europeo da favola del 2004, saluta la nazionale del camerun l’ex interista eto’o.
ma il più sentito è quello di david villa della spagna. segna di tacco l’1 – 0 nell’inutile spagna – australia (finirà 3 – 0) e del bosque lo cambia a metà secondo tempo. uscito, scoppia in lacrime. per lui era l’ultima partita con la maglia della nazionale.
cattiveria a parte, non è mai bello lasciare così, da campioni, un evento come il mondiale. questi giocatori meritano tutto il rispetto possibile. hanno regalato alla spagna otto magnifici, strepitosi anni di vittorie che difficilmente rivedranno.
dovrebbero tornare in patria comunque applauditi e non fischiati.
e quello che fa più male.
l’addio degli addii: quello di pirlo (qui sotto l’omaggio di osvaldo OZ casanova). sappiamo tutti come è finita italia – uruguay ed era anche l’ultima partita in nazionale di pirlo. grande campione che almeno una coppa del mondo l’ha alzata (che però già nel volo di rientro ha quasi smentito l’addio).

osvaldocasanova

e non mi chiamo bela guttman e non ho proprio il potere di lanciare maledizioni. ma fino a che si aspetta uno come balotelli che continua a “mancare” negli appuntamenti importanti, l’italia difficilmente vincerà qualunque coppa negli anni della carriera del mario nazionale.

26. il professor castellacci, medico della nazionale, ha i suoi warholiani 15 minuti (2 settimane in questo caso) di celebrità

27. lo sgomento dei giornalisti rai di fronte all’eliminazione dell’italia che non sanno più a cosa attaccarsi per dare qualche notizia

tipo una che ho definito agghiacciante: “l’ultimo rimasuglio di italia ai mondiali: fabio capello (che allena la russia, non gliene può fregare di meno se l’italia è a casa e che guadagna milioni e milioni di euro per scaldare una panchina n.d.r.)”

28. il morso di luis suarez che diventa virale

(e che, genio, gli vale la fine del mondiale in seguito alla squalifica rimediata di quattro mesi) e dall’episodio in poi tutti iniziano simpaticamente a mordere.
dalla foto di chiellini con una tifosa che gli simula un morso all’allenamento del brasile con fred che scherza con neymar e finge di azzannarlo sul braccio, fino addirittura alla candid camera di una televisione finlandese che manda in strada un tipo vestito da calciatore che finge di mordere oscuri passanti evidentemente incuranti di ciò che accade al di là dell’oceano.
diventa talmente virale e antropologico che suarez diventa esame di studio. una statistica rivelerà che è più probabile essere morsi da suarez che da uno squalo.

29. il giocatore figo e dallo stile surfista degli stati uniti e centrocampista del real salt lake, kyle beckerman

le donnine esultano.

30. le terribili presentazioni di un minuto uno sulla rai all’inizio di ogni partita trasmessa

quando di una la presentarono con il tango (e purtroppo non era il pallone, ma proprio la danza), per un attimo pensai di spegnere la tv.

31. le lacrime di julio cesar

desaparecido costretto a giocare in canada porta il brasile agli ottavi. contro il cile, vince solo ai rigori. cileni storici (e si suppone che tra quattro anni sappiano anche calciare i rigori) ma julio cesar ne para due e il terzo si stampa sul palo (che trema ancora).
e il titolo più bello dei giornali brasiliani del giorno dopo è: ave cesar.

32. james rodriguez e la cavalletta gigante

la colombia ai quarti contro un uruguay (e poteva esserci l’italia, argh!) improponibile. e non era certo per la mancanza del cannibale suarez.
james segna una rete stupenda e il post su twitter titola: da dove salta fuori james rodriguez?
il fascino dei mondiali. giocatori sconosciuti che diventano eroi in novanta minuti.
nei quarti contro il brasile, i giornali (per scrivere qualcosa) mettono a confronto james e neymar, le due stelle, come se giocassero solo loro. paradossalmente, non vince nessuno dei due, entrambi fuori dal mondiale: il primo a fine partita piange come un bambino abbracciato da david luis e dani alves, il secondo piange sulla barella.
e la cavalletta gigante verde come un prato inglese che vola e si ferma sulla manica destra di james dopo aver segnato il rigore del 2 – 1. gli starà incollata per tutta la corsa fino a centrocampo, prima di volare via.

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33. il cooling break, la pausa al 30mo dei tempi regolari per far dissetare i giocatori a causa del caldo soffocante

la prima volta nella storia del calcio e di un mondiale nel quale viene attuato è durante olanda – messico, il terzo ottavo di finale. il gioco riprende da dove si è fermato il pallone.

34. le squadre sorpresa (o semplicemente quelle che non avresti mai detto)

da una germania o anche da una francia o dall’olanda ce lo si può aspettare, prima o poi ritornano.
ma non da quelle che una volta erano le squadre cuscinetto.

  • la sorpresa messico:
    e le esultanze bellissime ed esagerate di miguel herrera, l’allenatore del messico, ma soprattutto guillermo (memo) ochoa, portiere del messico: parate strabilianti. lo chiamano il portiere disoccupato perché arriva al mondiale con la squadra per cui gioca (l’ajaccio nel campionato francese) che retrocede e con la quale il suo contratto è scaduto e non rinnovato e dunque senza squadra per la stagione successiva.
    uscirà agli ottavi contro l’olanda, in un 2 – 1 soffertissimo nel quale robben e compagni hanno segnato due reti in dieci minuti mandando in frantumi il sogno messicano, in vantaggio per più di un’ora.
  • la sorpresa cile:
    dallo spot dei minatori ad un’eliminazione immeritata ai rigori contro il brasile.
    piccola curiosità: in cile, nel giorno di olanda – cile, per vedere la partita gli autisti dei trasporti scioperano apposta quel giorno per essere tutti davanti alla tv.
    com’è uguale il mondo quando si tratta di mondiali.
  • la sorpresa colombia:
    i cafeteros si impongono subito per il bel gioco. inaspettati, fanno un mondiale bellissimo. e si scopre james rodriguez, praticamente uno sconosciuto fino ai mondiali.
    ritornano alle piantagioni di caffè contro il brasile nei quarti di finale. peccato. passano metà della partita a lamentarsi invece di giocare come sanno. è anche vero però che il brasile si sveglia e gioca da brasile “solo” alla quinta partita. la rete del 2 – 0 david luis è un mezzo errore di ospina che mette male la barriera e prende il gol sul suo palo, senza nulla togliere al gran tiro del n.4 dei verdeoro.
  • la sorpresa costa rica:
    doveva essere la cenerentola del girone contro italia, uruguay e inghilterra, quella che non doveva dare pensieri. e invece le batte tutte accontentandosi di un pareggio con gli inglesi quando avevano la certezza del primo posto. e vedere come giocano il primo tempo contro la grecia, negli ottavi, crea un gran rammarico. poteva esserci l’italia. squadra giovane che però “aspettata” denota tutti i suoi limiti. storicamente ai quarti di finale, becca l’olanda.
    e gioca la partita della vita. all’uscita di campbell, iniziano a difendersi formando un muro umano contro un’olanda che non brilla, con un van persie inesistente e snijder che prende un palo e una traversa.
    ma corrono, corrono, corrono, corrono come matti e quando sembrano cotti se ne escono con accelerate pericolosissime.
    ai rigori, navas non riesce a ripetersi come con la grecia e se ne fanno parare due, anche grazie alla mossa tattica di van gaal che sostituisce il portiere biondino né carne né pesce e caccia dentro krul.
    ma tornano in patria da campioni. acclamati e applauditi dai tifosi e dal mondo, il loro mondiale lo hanno comunque vinto.
  • la sorpresa grecia:
    eterni.
    nel girone passano ai danni della costa d’avorio che soltanto per quelle maglie verdi e/o arancioni sopra a quei fisici statuari sono una gioia per gli occhi mentre loro hanno le maglie più brutte che la nike abbia mai fatto e sembrano smunti impiegati alle poste.
    ma ci provano sempre e non mollano mai e quasi (se non fosse stato per un navas felino e loro che proprio cecchini non sono) ce la facevano contro il costa rica. hanno giocato e tirato fino all’ultimo.
    e, oltre a questo, umili e umani:
    papastathopoulos decide la data del matrimonio durante i mondiali non immaginando di potersi giocare i quarti (e si sposerà come previsto).
    e rinunciano al premio extra del mondiale (storicamente agli ottavi) per devolverli nella creazione di un nuovo centro tecnico sportivo.
    i leonida del mondiale.
  • la sorpresa stati uniti:
    quando nel 1994 si decise che il mondiale si sarebbe giocato negli usa, si gridò allo scandalo. temperature assurde in un paese al quale il calcio (o come lo chiamano loro soccer) interessa meno del giocare a bocce in spiaggia e il cui unico giocatore conosciuto (che all’epoca giocava nel padova) era quell’alexi lalas dai capelli lunghi e rossi e una barba da hipster prima che nascesse la definizione. il guerino lo fotografava con un pallone in mano, la chitarra da hippie surfista delle spiagge californiane nell’altra indossando jeans strappati molto grunge e camicie a quadri da boscaiolo del wisconsin.
    l’apparizione dell’americano in un campionato italiano ancora ricco, lo si archiviò come esotico o quantomeno si pensò al classico mercato post mondiale dal quale si pescava anche il più scarso solo perché in due partite sembrava un fenomeno.
    piano piano però, gli stati uniti iniziano a crescere. il calcio americano con alti e bassi continua a esistere (raccogliendo giocatori come pelé, chinaglia e persino beckham a fine carriera – ma per i bechkam si parlò più di un piano di immagine. famosissimi nel mondo, mancava la conquista dell’america e se ce l’avessero fatta, “l’azienda familiare bechkam” sarebbe diventata una potenza tra sponsor, pubblicità e chissà cos’altro) e il calcio femminile diventa uno sport di lusso. mia hamm, campionessa di calcio, nel 1999 diventerà storicamente la prima calciatrice ad apparire in uno spot nike con (ADDIRITTURA) michael jordan, oltre a fare una carriera che chiunque di noi donne calciatrici ha sempre sognato e ad aprire le porte a un gioco che alle donne piace.  il calcio femminile è a tutt’oggi lo sport più praticato dalle adolescenti in america compresa l’università (e adesso sapete anche perché jess e jules alla fine di “sognando beckham” scelgono la borsa di studio in america sulla base della squadra di calcio).
    e oggi, si guarda la squadra degli stati uniti allenati da (ma dai!) quel jurgen klinsmann mai dimenticato dagli interisti che lo soprannominarono kata-klinsmann perché quando entrava in area creava un cataclisma e che di calcio ne sa, eccome se ne sa.
    certo, personaggi come lalas continuano a esserci (vedi alla voce kyle beckerman), ma sorpresa delle sorprese, si scopre che, controcorrente al pensiero americano che non concepisce un gioco dove si usano i piedi (testuali parole di mio zio lou colabello, ex giocatore di baseball), il calcio invece lo sanno giocare e si ritrovano per la prima volta agli ottavi sognando (perché si sa il sogno per antonomasia è americano) i quarti.
    e che vincano o perdano, la macchina soldi americana è partita da un pezzo e se ci si mette anche obama che si guarda le partite sull’airforceone

airforceone

durante i discorsi incita la squadra di calcio, si riscrive la storia americana di cui hanno ancora una gran fame.
esce agli ottavi contro un belgio bellissimo che però per 93 minuti si infrange sul muro di cinta di fort lauderdale. tim howard in porta le prende tutte.
finirà 2 – 1. ma che partita!

la sorpresa algeria:
la germania si avvicina all’ottavo contro l’algeria con due precedenti non proprio felici. due partite nei mondiali, due sconfitte per la mannshaft.
e un ricordo ancora più infelice, ossia “la vergogna di gijon”.
accade nel 1982 nei gironi di qualificazione di quel trionfale mondiale per noi italiani.
l’algeria batte 2 – 1 i tedeschi. gli africani sono lì lì per qualificarsi ma i tedeschi giocano dopo l’ultima partita dell’algeria nel girone, essendo testa di serie. l’algeria fa i suoi calcoli, sa che deve vincere con almeno 3 gol di scarto e batte il cile 3 – 2. alla germania serve vincere contro i cugini austriaci ai quali va bene anche perdere o 1 – 0 o 2 – 0 per passare per differenza reti. e qui la vergogna di gijon diventa storia.
germania e austria si mettono d’accordo e la definizione “biscotto” (che condannò gli italiani nell’europeo nel 2004 con QUEL svezia – danimarca 2 – 2) diventa famosissima nel mondo del calcio (ma in realtà è dal ’38 che esiste).
la partita praticamente non si gioca, una di freccette è più emozionante e la germania vince 1 – 0. germania e austria passano, algeria a casa.
accortasi dell’episodio vergognoso, la fifa non può cambiare la storia, ma le regole sì. ecco perché, da allora, tutte le terze partite dei gironi si giocano in contemporanea.
ora, con una vendetta covata per ben 32 anni, l’algeria ha la possibilità di rifarsi e giocano bene, benissimo.
finirà 2 – 1 per la germania ma solo ai supplentari. l’algeria esce a testa alta dai mondiali.

la sorpresa svizzera:
gioca malissimo per quasi tutto il girone, ne vince due (soffre con l’ecuador e vince solo negli ultimi minuti, abbastanza bene invece contro l’honduras) e viene bastonata dalla francia.
e negli ottavi incontra l’argentina. che vince solo 1 – 0 e per di più a due minuti dai rigori.
nel primo tempo fa la partita, nel secondo tiene e ai supplementari se la gioca (e quasi pareggia poco dopo prendendo un palo).
arriva più in alto che può e non si poteva fare di più.

  • la sorpresa belgio:
    sparsi qua e là per l’europa, molti giocatori crescono giocando in campionati importanti e altrettanti tornei. messi insieme in un belgio allenato da marc wilmots, formano una squadra che viene definita una “mina vagante”.
    e quasi ci si crede quando arrivano ai quarti contro l’argentina.
    ma, come molte squadre che, inaspettatamente, si ritrovano a giocare partite importanti cedono a forse troppa concentrazione o aspettative troppo grandi per essere sostenute. è anche vero che, come caratteristica, il belgio gioca solo un tempo svegliandosi nel secondo, ma ciò non toglie che contro l’argentina (e per giocarsi la semifinale) questo non basta. e infatti non basta. nell’argentina si sveglia higuain fino al momento non pervenuto nei mondiali e segna la rete decisiva dell’1 – 0.
    wilmots (che fino ad allora era stato definito un mago dei cambi perché li aveva azzeccati tutti e si erano rivelati sempre vincenti) sbaglia totalmente formazione.
    e, per un momento, il belgio aveva illuso tutti.
    escono da pronostico.

35. lo spot iettatore della simmenthal

nella pubblicità, in un ipotetico stadio, viene annunciato all’altoparlante il nome di montolivo che però tarda a scendere in campo perché si gusta la carne in scatoletta. pochi giorni dopo la messa in onda della suddetta, nell’amichevole contro l’irlanda, montolivo si spacca la tibia dovendo rinunciare al mondiale.
durante questi, la pubblicità cambia. e lui la simmenthal se la gusta ancora, ma con la gamba ingessata comodamente seduto sul divano.
talmente di cattivo gusto che la carne che pubblicizzano si è putrefatta da sola nelle scatolette.

36. le telecronache su radio rai1

semplicemente strepitose.
e geniali.
e gli interventi di italo cucci e marco tardelli sono fucilate.
alcune chicche:

  • durante una partita del belgio un telecronista all’ennesimo gol di shaqiri chiede se shaqiri sia il maschile di shakira.
  • gioca l’iran, la terza partita del girone. fase di gioco un po’ dura. il telecronista: “ora capisco perché in iran lo sport nazionale è la lotta greco-romana”.
  • l’algeria strapazza la sud corea a porto alegre e la battuta del telecronista è: “porto alegre? porto triste”.
  • dopo il pareggio della grecia negli ottavi al costa rica: “una volta c’era la zona cesarini, adesso si chiamerà zona ellenica”.
  • “ha provato un cucchiaio, gli è venuto un cucchiaino” durante il penultimo ottavo tra argentina – svizzera.
  • “altro che cappello! cappello, ombrello e impermeabile!” per definire il costa rica che ha costretto l’olanda ai rigori e che ha giocato davvero un gran mondiale.

37. le polsiere dei giocatori

non i polsini colorati che sono nastro adesivo. come quella che usa neymar cioè.
le polsiere vere e proprie.
con tutto l’amore del mondo, ma dubito fortemente che jerome boateng o luis suarez soffrano di tendinite al polso.

38. i portieri

di ochoa del messico e di julio cesar del brasile e di navas della costa rica ne ho già accennato in punti precedenti, ma non vanno dimenticati neuer della germania, howard degli stati uniti e courtois del belgio (e qualche altro).

  • manuel neuer si reinventa libero e, in porta, para anche le zanzare. la mano alzata che sembra di una semplicità estrema sul bolide di benzema da quattro, cinque metri verso la fine di germania – francia è una parata da altro pianeta.
  • tim howard solo per la storia personale che ha meriterebbe un fumetto tutto per sé come protagonista, altro che spiderman. diagnosticatagli la sindrome di tourette, solo quando gioca la malattia non si sfoga.
    contro il belgio para l’impossibile. ma la foto qui sotto racchiude tutto.

timhoward

  • thibaut courtois solo per l’altezza e l’apertura alare delle braccia quando le stende a croce fa sembrare una porta da calcio l’uscio di una semplice porta da casa. e infatti prende gol solo se è andato al bar a bere un caffè.
    nei quarti contro l’argentina, solo davanti a messi (per il quale il belga è una maledizione) fa una parata che non si sa come abbia fatto.
  • sarò romantica, ma ci metto anche salvatore sirigu. gioca una sola partita (l’esordio degli azzurri contro l’inghilterra) e para come se fosse sempre stato lì, con una sicurezza e infondendo una tranquillità ai difensori che è anche caratteristica di un grande portiere.
    quando buffon ritorna, gli deve cedere il posto. ma ho questa sensazione. sirigu forse non andava cambiato.
  • tim krul non gioca nemmeno un minuto del mondiale in partita ma all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare entra al posto del titolare cillessen in previsione dei rigori. ne para due e porta l’olanda in semifinale contro l’argentina.

39. il dolore di neymar

fa tutto quello che non ci si aspetta da un giocatore in campo. e a volte gioca a pallone come se a me dessero una matita e un foglio bianco. la cosa più naturale del mondo. solo che lui se la tira un po’. si sistema i capelli (tinti dopo la seconda partita del mondiale) prima di un calcio di punizione, si aggiusta maglietta e pantaloncini nei momenti di pausa, anche nei momenti più seri della partita fa veroniche leziose per la gioia del pubblico (e spesso perde palla), scivola nel festeggiare thiago silva per l’1 – 0 sulla colombia e per non far vedere che è un ragazzo umano (che può scivolare come tutti noi), la tv brasiliana si affida ai servizi segreti e fa sparire la registrazione della caduta.
e poi rotola continuamente. che i falli su di lui non siano pesanti e che di botte ne prenda, be’, li prendono tutti quelli forti. ma l’esagerazione delle sceneggiate è snervante.
quando gli spaccano una vertebra in brasile – colombia ha rotolato talmente tanto che non gli si crede che si è fatto male davvero. e nemmeno gli si crede quando piange sulla barella perché si pensa che sia precauzione toglierlo e visitarlo.
e invece, per l’o’ney biondo parafrasando o’rey pelé (che una tinta di capelli non se l’è mai fatta se non da vecchio), il mondiale finisce così.
e le sue mutandine con la bandiera del brasile sotto i pantaloncini non le vedremo più.
e rifa un’altra cosa che non ci si aspettava. se ne va dal mondiale quando lui è il protagonista.

neymar

40. l’integrazione razziale

mai come in questo brasile 2014 si sono notate squadre giovani e con diverse etnie. il calcio come la vita è una continua evoluzione, via il vecchio dentro il nuovo. è oggettivamente fisiologico. e la politica e la società fa il resto.
a un certo punto non si capiva più niente. abituati e cresciuti con squadre o solo di bianchi (tipo italia – prima di balotelli – e spagna) o solo di neri (tipo le africane) e con quelle dei meticci (tipo argentina e messico), quelle dove ci potevano essere i neri in squadre di bianchi (tralasciando gli stati uniti e il brasile nei quali da sempre bianchi e neri convivevano) erano olanda o francia, che si integravano con le colonie.
in questo mondiale, le nuove generazioni hanno portato a squadre miste. svizzera, belgio e germania, per esempio, integrano giocatori di origine turca o di religione musulmana pescando dalla vita di giovani figli di immigrati che nascono e crescono nei paesi scelti per loro dai genitori. la stessa germania ammette di seguire il modello francese di integrazione dei giocatori giovani e il calcio, ancora una volta, dimostra che, se si fa parte di una casta, è più facile vivere meglio tirando due calci a un pallone che non nella vita di tutti i giorni.

41. la presentazioni dei calciatori che incrociano le braccia nell’elenco delle formazioni all’inizio delle partite

come in fifa2014 worldcup cioè.
il post twitta una piacevole classifica, io ero talmente abituata al gioco sull’ipad che quasi non ci faccio caso.
l’unico che, a mio avviso, manca nell’elenco del post è cristiano ronaldo. talmente preso da se stesso e dal fare il modello che risulta uno sfigato. troppo sfigato dall’essere persino preso in considerazione.

42. profilo twitter del brazuca, il pallone del mondiale 2014

che siano i primi mondiali interattivi ne ho scritto già in un punto precedente. ma che si aprano profili twitter di qualunque cosa, dal brazuca ai fili d’erba dello stadio di salvador alle porte dei cessi del maracanà, questo merita due righe.
la frase di presentazione del pallone è: “io sono il brazuca. il pallone ufficiale del campionato del mondo fifa 2014. twitto in inglese e portoghese. amami o perdimi. oh, e seguimi.”
ha più di 3 milioni di followers e li ringrazia anche in due tweet, uno in inglese e uno in portoghese, alle 15,48 di domenica 6 luglio.
se si dà una personalità a un pallone, potrebbe anche aver twittato una cosa tipo: non ha sbagliato balotelli contro il costa rica, sono stato io che avevo voglia di un caffè al bar.
quando si giocherà la finale cosa twitterà? mi sono fatto bello colorandomi di verde e oro?
(perché naturalmente sapete che anche il brazuca ha una versione speciale per la finale e, va la?, cambia i colori che diventano verde e oro proprio come i colori del brasile)
mi aspetto di scovare davvero il profilo dei cessi del maracanà che twittano dopo la finale: oggi meglio non entrare…

twitter_brazuca

43. le preghiere

ci mancavano solo i balli dei dervisci e gli hare krishna, per il resto le abbiamo viste tutte.
dalle preghiere musulmane ai ringraziamenti al cielo ai segni di croce che nemmeno a una messa celebrata dal papa.
giocatori religiosi? magari anche sì, ma coerentemente.
non bestemmiare neymar, probabilmente dio ha un progetto più grande per te, invece di farti alzare una coppetta scialba come quella del mondo.

44. l’antipatico louis van gaal

se si googola il suo nome e si guardano le immagini, la prima foto dove ride senza essere in posa è alla dodicesima riga. non sorride mai, figuriamoci ridere dopo le vittorie (tranne quelle clamorose). ha sempre quella concentrazione e quella faccia da cazzo alla cruijff.
ma non è arrogante. lo criticano, si arrabbia, insulta i giornalisti, risponde a tono. ed è dannatamente intelligente: i risultati parlano per lui.
la sua olanda cinica e pragmatica dà cinque sberle alla spagna, tre (sottovalutandola e poi svegliandosi per tempo) all’australia, due alla signora squadra cile, due al messico mettendo una formazione talmente ragionata che nemmeno un fisico del CERN e azzecca magistralmente i cambi con klaas huntelaar (il 2 – 1 al messico lo segna lui) e la genialità a trenta secondi dalla fine del secondo tempo supplementare nel far uscire jasper cillessen e far entrare tim krul prima dei rigori con il costa rica.
e poi rimane un signore. prenderà miliardi al manchester united e guardate cosa sta facendo con l’olanda. poteva fregarsene e invece va a giocarsi la finale di coppa del mondo.
non perfetto, però. fuori ai rigori contro l’argentina, forse sbaglia qualcosa. forse.

45. holly&benji

intramontabile.
chi non ha mai provato il calcio incrociato di holly hutton e tom becker?
io sì.
e quasi mi spaccavo l’altro piede.
lo si vede più adesso di quando fu trasmesso per la prima volta da italia1.
esempio eterno del gioco del calcio nonostante l’assurdità di qualunque cosa (tantissime e tutte memorabili, ma julian ross che soffre di cuore e gioca lo stesso rischiando di schiattare in campo è il top), appena c’è un evento legato al mondo del pallone, lo si schiaffa dentro come il prezzemolo.
il docmanhattan dal suo blog stila una classifica sui cartoni sul calcio nella quale il nostro è tra i primi della lista, mentre la san pellegrino gli dedica una collezione speciale di sei lattine tra orangesoda e lemonsoda con sopra i personaggi principali.
italia2 e boing mandano in loop gli episodi e ormai lo sa anche mia mamma che “il pallone è il tuo migliore amico”.
quando studiosport titola che il cambio del portiere per un rigore era già stato visto (scemo van gaal che ha copiato e intanto il mondo lo ha chiamato genio) e mandano in onda il filmato di holly&benji nel quale ed warner sostituisce l’ectoplasma titolare della muppets (come d’altronde qualunque portiere del cartone) prima che philiph callaghan della flynet calci il penalty e, una volta entrato, glielo para, be’, in quel preciso istante, ho capito che di holly&benji non me ne sarei mai liberata.
un esempio dell’uso incondizionato del cartone è questo tweet qui sotto.

robertosedinho

io ho quasi tutti i capelli bianchi e holly hutton zampetta come non fosse passato nemmeno un giorno e non ha l’ombra di una ruga, men che meno di un crampo dopo 28 anni che continua a correre.

46. la morte di alfredo di stefano

“marca”, il giornale sportivo spagnolo, ce l’ha questa cosa degli addii.
all’uscita della spagna dal mondiale, titolava drammaticamente “the end” sopra a un andres iniesta a testa bassa che esce sconsolato e solo dal campo.
su uno sfondo bianco, simbolicamente una luce che porta in paradiso, ritaglia un di stefano di schiena in bianco e nero con il n. 9 sulle spalle della casacca del real madrid. l’edizione dell’8 luglio celebra la dipartita di uno dei più grandi  calciatori di tutti i tempi.
argentino naturalizzato spagnolo, di stefano faceva parte di quel real madrid che vinse cinque coppe dei campioni di fila.
uomo d’altri tempi era tutto fuorché un personaggio che faceva parlare di sè oltre le sue imprese sportive.
e infatti, solo chi ama il calcio lo ricorda. il web del mondo comune è muto.
sanno chi è george best, ma per questi campioni il silenzio.
quando se fai casino e sei sgudiblo sei leggenda, se sei di sani valori e principi non esisti.
ciao grande campione!

alfredodistefano

47. germania – brasile 7 – 1

le semifinali sono brasile – germania e argentina – olanda.
che si siano giocate milioni di volte e che siano state anche finali è in ogni enciclopedia e pagina web che racconti la storia del mondiale.
di brasile – germania in questo brazil 2014 però, è la prima volta che nella politica ci sono due donne al comando, rispettivamente dilma rousseff e angela merkel. entrambe tifose, entrambe potenti, la dilma spera di poter consegnare la coppa al suo brasile (ed essere rivotata sulla base di un mondiale vinto), l’angela spera di fare come pertini nell’82 per entrare nella storia.
assenti neymar per infortunio e thiago silva per squalifica, l’arbitro è QUEL marco moreno rodriguez reo di non aver visto il morso di suarez su chiellini.
la germania paradossalmente arriva alla semifinale sulle ali dell’entusiasmo.
la frase di gary lineker dopo germania – inghilterra del 1990 che diceva: “il calcio è un gioco semplice: 22 giocatori rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la germania vince.” è diventato un must.
e sebbene queste fossero le premesse e le speranze, nessuno, NESSUNO, avrebbe mai potuto immaginare un epilogo simile.
germania – brasile 7 – 1 è un risultato scioccante.
in 29 minuti la germania ne fa cinque. e il brasile non crede ai propri occhi. e affonda, affonda come, a mio avviso, non meritava.
che il divario tra le due squadre fosse grande poteva essere immaginabile, ma un’uscita così paradossalmente passa dall’essere epica all’essere umiliante.
umiliante per i tedeschi.
al 5-0, il web è intasato. si legge: se hanno stile si fermano.
ma se c’è una cosa che i tedeschi non hanno è lo stile. e per la Storia (proprio quella) che hanno, sfugge loro anche il concetto di rispetto e umanità.
sono la prima che sperava nel maracanazo (da maracanà, stadio della finale del ’50), ma non così.
la germania, come un cecchino, spara ogni volta che si avvicina dalle parti di julio cesar e non si ferma mai. sull’1 – 7 si arrabbia pure per la rete subita.
e a centrocampo, sul 5 – 0 thomas muller entra pericolosamente su david luis. che giustamente reagisce.
gli dice: vinci 5 – 0 ed entri così per far male?
in questo 7 – 1 non vedo una germania forte.
vedo l’arroganza.
vedo l’essere stronzi e irrispettosi (thomas muller di cui sopra).
vedo una squadra che per il comportamento umano che ha avuto in campo, non merita questa coppa del mondo.
la germania è riuscita a vincere clamorosamente e l’effetto che ha ottenuto è stato il contrario. un’antipatia sottile che adesso è pura orticaria.
curiosamente, i giornalisti mediaset sono stati favorevoli al risultato pesante, asserendo che la vera umiliazione sarebbe stato fermarsi (cosa che hanno il dubbio sia stata fatta, io la chiamo tensione che si scioglie e deconcentrazione nel momento in cui hanno capito che il brasile non avrebbe segnato nemmeno facendo fare l’attaccante a neuer lasciando la porta vuota).
e, curiosamente, se la vita di questi giocatori è finita (barbosa dopo cinquant’anni faricava ancora a uscire di casa), si è salvato invece neymar.
che continua a rimanere o’ney.
il telecronista rai riporta la frase incoraggiatoria dei giocatori: saremo 11 neymar.
al 3-0, conclude: operazione non riuscita.
e grave mancanza, a mio inutile parere, del pubblico brasiliano.
e aggravante che sostenessero poi la germania.
fischiare è stato ingiusto. avrebbero dovuto urlare brazil! brazil! anche sul 20 – 0. dimostrare alla germania che si è comunque in brasile e a casa loro e che col cazzo che si tifa per la germania nonostante la batosta. mai per la germania. mai per nessun’altra squadra.
questo avrebbero dovuto fare.
è vero. guadagnano milioni. ma sono umani. avrebbero meritato un applauso anche solo per il sogno e la speranza che hanno fatto vivere a più di 200.000 persone fino a quel momento.
anche se un sogno si è rivelato per il tipo che ha scommesso 20 dollari sul 7 – 1 e ne ha vinti 50.000.

la premessa di argentina – olanda invece è messi vs van gaal. uscito neymar, secondo i media messi ha già vinto, scordandosi che non solo non gioca da solo e, soprattutto, non gioca un campionato parrocchiale.
e l’olanda (gli olandesi popolo invero) spera di azzerare le disfatte passate in un unico mondiale. ha già vendicato la finale di sudafrica 2010 dando cinque sberle alla spagna, in semifinale spera di vendicare la finale di argentina ’78 e, se passasse pure la germania, anche la finale di germania ’74. e allora sì, sarebbe un mondiale trionfale.
e arancione.
ma di arancione, in finale, non si vedrà un bel niente.
una delle partite più soporifere della storia del calcio.
l’eroe non è messi, ma mascherano.
finisce 0-0 e si va ai rigori.
e le copertine se le prende romero che ne para due (sicuri sicuri che siano davvero due? nonostante la goal line technology e tutte le telecamere non si è visto ciò che alcuni spettatori hanno ripreso dagli spalti. e cioè: romero che esulta, vlaar che a testa bassa si allontana, i giocatori dell’olanda che si sbracciano e altri esultano perché il pallone nel rimbalzo a effetto -forse creato dal tocco di spalla però dello stesso vlaar- entra in rete).
argentina in finale.
van gaal aveva detto: aspettate a mandare i bambini a letto.
aspettare…? per… QUESTO?
più che meriti, demeriti.
una semifinale va giocata, va combattuta. sperare nei rigori è totalmente da scemi.

47a. la finale 3° – 4° posto brasile – olanda

perché?
partita da abolire.
non serve a nessuno. invece di andarsene in vacanza o scappare (nel caso del brasile) devono giocare.
lo ripeto.
perché?
sul 2 – 0 di daley blind segnato al 15mo, per un attimo, sono saliti i brividi e si è pensato: alè, un’altra goleada.
e invece il 3 – 0 arriva “solo” nel recupero e l’olanda si porta a casa la bellezza di 18 milioni di euro.
si evince che anche con thiago silva forse ci sarebbe stata la disfatta, ma è anche vero che il brasile è una squadra sfasciata psicologicamente.
ma la domanda è: perché l’olanda non ha giocato così contro l’argentina?

48. gli animali

al polpo paul, per il suo “servizio”, fu riconosciuta e certificata la sua origine italiana (fu pescato intorno all’isola d’elba), conobbe la fama e gli venne fatto un funerale ad hoc e gli fu concessa persino la cremazione. divenne popolare nel 2008 (per gli europei vinti dalla spagna) e famoso nel mondo nel 2010 azzeccando tutti i risultati.
nel vuoto che la sua mancanza ha creato, hanno scovato tartaruga ed elefante. la prima la lasciavano nuotare fino a che non sceglieva di mangiare il pesciolino appeso sotto una delle due bandiere, al secondo un pallone (il brazuca per rimanere in tema) davanti alle zampe da calciare in una delle due porte da calcetto con una delle due bandiere sulla traversa.
e anche la memoria del polpo paul è stata disonorata (considerato che entrambi gli animali hanno sbagliato pronostico).

49. prandelli che dieci giorni dopo l’uscita dal mondiale firma per il galatasaray

gliene hanno dette di tutte, ma paragonarlo a schettino è davvero troppo. davvero. almeno lui non ha ucciso nessuno.
e, a modo suo, ne ha sparate. ammettendo che la squadra non era competitiva (e allora perché parolo e paletta? perché?), pepito rossi non era pronto (e allora perché el gordo cassano? perché?) e balotelli ha i colpi ma non è un campione (e ci voleva prandelli per farlo capire?).
se romeo e giulietta è l’amore assoluto, balotelli è assolutamente sopravvalutato.
per l’educazione cattolica che ci hanno insegnato, ci vuole sempre un colpevole.
e se non ci fosse nessun colpevole?
e se, semplicemente, doveva andare così?

50. la finale, germania – argentina 1 – 0

una finale inutile.
per due motivi: primo perché non gioca l’italia; secondo perché il mondiale è finito dopo quel 7 – 1 che ha tolto tutti i sentimenti.
e infatti anche il web, non trovando nessuna notizia in una finale simile, rispolvera persino ratzinger e si inventano una rivalità con papa francesco. e tweet tipo: e adesso vediamo dio a quale papa vuole più bene.
ventiquattro anni dopo italia merda90, l’argentina torna a giocarsi la partita più importante, anche perché erano ventiquattro anni che non arrivava nemmeno in semifinale.
pronosticata sempre tra le favorite, adesso che ci arriva non lo è comunque.
e il paragone tra messi e maradona ha rotto il cazzo.
non esiste.
maradona è maradona e messi è messi. punto.
perché intanto maradona ha fatto grande una squadra come il napoli che fino al suo arrivo non aveva mai combinato gran che, facendogli vincere quello che, nonostante oggi de laurentiis con una squadra della madonna, continua a non vincere. e poi perché messi non gioca nel rayo vallecano o nel levante, ma nel barcellona che da sempre vince. o è lì lì ogni anno.
messi che avrà neymar come sostenitore che in conferenza stampa piange e non perdona (e non nomina mai) zuniga che gli ha spaccato la vertebra.
intanto l’elefante ci riprova e calcia il brazuca nella porta con la bandiera dell’argentina.
più che pronostico direi presagio.
ha portato una sfiga al brasile che se fossi un argentino sarei ancora lì a toccarmi.
è la terza volta che si incontrano in finale. la germania ha abolito la seconda maglia verde dopo l’86 e infatti vince con quella bianca nel ’90. e nel web, sempre perché non si sa che cosa dire a riguardo, si legge: mancava la bella, no?
ma anche no.
questa finale è tutto tranne che una notizia.
tanto che a ogni servizio sportivo ci fracassano i maroni sulle analisi delle partite precedenti, da maradona marcato da lothar matthaus nell”86, a maradona braccato da buchwald (ma sarà far risorgere anche buchwald?) e il rigore generoso concesso alla germania. farebbero prima a mandare in onda i servizi dell’epoca. tanto è uguale e i giornalisti andrebbero in ferie.
e chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe mancato così tanto il brasile?
l’immagine della germania pre finale è quella dello scioccante 7 – 1 al brasile e, negli occhi, la corazzata teutonica che da dove tira segna.
peccato che, come da premessa di questo post sulla memoria a breve e lungo termine, ci si dimentica il cammino della mannshaft dall’inizio alla fine.
e cioè: vince facile con il portogallo (si gasano con quelli che parlano portoghese?), sottovaluta il ghana e se non era per klose ciao, vince solo 1 – 0 con gli stati uniti e fa fatica, con l’algeria va ai supplementari e se ne neuer non si reinventava libero ciao anche qui, non brilla con la francia e da un calcio d’angolo segna per altro con hummels che non fa l’attaccante ma il difensore, fino al 7 – 1 che vabbe’.
l’argentina invece non convince mai mai e mai. le vince tutte, sì, ma stenta con tutte: con la bosnia fa 2 – 1, con l’iran trema letteralmente e con un rigore non visto segna messi redivivo con una magia, con la nigeria sempre per un golletto in più (3 – 2), con la svizzera va ai supplementari e con il belgio che culo (con higuain che si sveglia anche lui) anche perché il belgio non gioca da belgio e con l’olanda praticamente non scende in campo.
sul web, la rivalità tra papi dilaga, maradona deve mettere becco suggerendo la tattica da usare (amen) e cantando cori camerateschi con i giornalisti argentini che anche no, viene ufficializzato l’acquisto di suarez al barcellona (con clausola anti-morso) e già a venerdì non c’è più niente da dire.
intanto l’arbitro è italiano ed è rizzoli.
ovviamente, alla notizia, i giornalisti si sono scatenati ululando: un po’ di azzurro nella finale.
la qual cosa ci riporta al punto sugli arbitri. com’è possibile che i migliori siano italiani se ogni domenica li vorremmo lapidare?
che sia italiano è grave.
non solo significa che l’italia non è in finale ma significa che non gioca DA UN PEZZO nel mondiale.
e infatti zazzaroni e caressa confermano il mio pensiero.
nell’attesa però della finale inutile si parla anche tanto di mercato sulla domanda: come risollevare il calcio italiano?
tutti a dire che ci vuole un presidente della FIGC giovane (e infatti quello più probabile ha 70 anni) e a dire largo ai giovani, facciamoli giocare e crescere bla bla bla e infatti tre quarti degli acquisti sono stranieri.
sempre nello sgomento del trovare una notizia considerata l’inutilità delle ultime due partite, i giornalisti si buttano sulla juventus di sao paulo che usa però la maglia granata, il che urta me che sono milanista e quanto la maglia della grecia (nemmeno considerata dal post sui font delle squadre nike ai mondiali da bloggokin, fa te…).
poi arrivano anche le gufate. leggo sul web che si spera vinca la germania perché così entra in crisi. dopo il 2006 è arrivata in italia, dopo il 2010 in spagna e c’è ancora, vincesse la germania… be’. il calcolo è facile da fare.
il cristo redentore a rio de janeiro intanto viene illuminato con i colori delle finaliste e anche qui sale il rammarico: che bello sarebbe stato tutto azzurro?
allo stadio sfilano personalità e politici che nemmeno a un g5000.
la rousseff, la merkel (con la giacca rossa e i pantaloni bianchi portafortuna), pelé, il naziputin (che poteva starsene anche a casa), uno che assomigliava a mick jagger tipo, la gisele bundchen nel sottopassaggio che porta al campo.
l’argentina gioca con la maglia blu, la germania con quella bianca.
e poi inizia.
e vince la germania.

1 – 0 come ventiquattro anni fa.
e per la prima volta, nel festeggiare entrano le mogli e le compagne dei giocatori.
la curiosità?
mario goetze, il n. 19 che segna al 113′ del secondo tempo supplementare, non era nemmeno nato nel 1990 quando la germania vinceva a italia ’90.
e i giovani che festeggiavano non hanno mai vissuto il muro di berlino.

e ultima, la nostalgia.
checché se ne dica, la nostalgia è un fattore fondamentale nel gioco del calcio.
la stessa storia dei mondiali è un atto malinconico di qualcosa che già è passato. perché c’è sempre una storia dietro (e dentro) ogni partita.
e qualunque evento sportivo globale,  a prescindere dallo sport giocato, è e sarà per sempre raccontato nostalgicamente.
e tra quattro anni, parleremo russo (russia 2018) e saremo ancora a scrivere post come questo.

e i miei personali:

venerdì 13 giugno, spagna – olanda

io e l’ila sul divano. mentre io guardo la partita lei gioca sul mini ipad con fifa2014 speciale mondiali. mi chiede quale maglia della sua squadra preferisca.
è un attimo.
io abbasso lo sguardo verso l’ipad, lei verso la tv nello stesso istante in cui van persie fa l’1 – 1. e l’ila “cazzo che gol!” mentre io me lo sono perso in diretta.

vanpersie

sabato 14 giugno, nell’attesa di italia-inghilterra

perchè la vita è la vita e ci sono incombenze pallose che ne rubano l’essenzialità, tipo bisogna lavare l’auto o fare la spesa, tipo.
il che comporta non poter sentire la radio sulle trasmissioni sui mondiali e le edizioni sportive.
mettici anche un matrimonio che con tutto l’amore del mondo ma porca troia sposarsi durante i mondiali nel giorno in cui GIOCA L’ITALIA, vi amo e sono felice per voi, ma no, proprio no.
nell’attesa (e questa ATTESA si sente), un momento, nel caldo dell’estate, un vento fresco ma non invasivo tra la campagna marchigiana di montemarciano, il silenzio tra cinguettii e cicalii, la quiete prima della tempesta di pascoliana memoria.
e qualcuno in questa quiete che la rompe provando una trombetta da stadio che riempie con l’eco le colline.
in tutta l’immobilità dell’attesa, in QUESTO momento, capisci che non è un giorno come gli altri.
questo è il giorno in cui gioca l’italia e come ogni attesa non sai come andrà ma hai un’aspettativa che ti rende così VIVO che vorresti giocasse l’italia ai mondiali ogni giorno.

prima_partita_italia

lunedì 16 giugno

avendo l’encefalo ridotto a un pallone da calcio, mi ritrovo a leggere (oltre a seguire qualunque speciale in tv) anche il blog di emanuelle petit, il giocatore biondo con il codino che vinse il mondiale con la francia a francia ’98, a mio parere il giocatore più inutile della storia del calcio insieme a dugarry.
e mi rendo conto di quanto i mondiali (come quasi tutti gli eventi globali) siano in realtà dettati dalla politica e da ciò che conviene di più in quel preciso momento storico.
l’esempio del mio pensiero (che mi demoralizza un po’ e cosapevole di tutto questo non mi perdo una partita nemmeno morta) si racchiude nella finale del mondiale in svizzera nel ’54. giocano germania e ungheria. la germania è appena uscita distrutta dalla guerra e arriva in finale con l’unico obbiettivo di ritrovare un minimo di umanità e simpatia agli occhi del mondo, l’ungheria è l’ungheria di puskas e ho già detto tutto. la germania vincerà per 3 – 2 con la rete del 3 – 3 annullata e accuse di doping sulla squadra tedesca mai verificate ma presumibilmente vere considerato che dopo quella partita la metà della squadra finì in ospedale con il fegato spappolato.
fecero vincere la germania di cui nessuno si ricorda un solo giocatore e l’ungheria di puskas, grosics, hidegkuti, czibor, kocsis se la ricorda anche mio nonno pace all’anima sua.
è tutto qui.
oggi come allora.
e io mi domando ancora perché.

sempre lunedì 16

esco alle 17 nell’attesa di germania – portogallo e i miei acquisti sono la gazzetta, il n. 11 di orfani (aspettando l’ultimo di long-wei) e due pacchetti di chiaravalle verdi. i pensieri pessimi della mattinata ovviamente sono passati perché germania – portogallo è bella bella bella. e poi scopri che il portogallo è sempre il portogallo e un cristiano ronaldo, checché se ne parli, non basta a far vincere una squadra e che della germania non si parla mai ma gioca bene nel suo pragmatismo e la faccia di cristiano ronaldo da gusto come quella di iker casillas.

ronaldo

mercoledì 18 giugno

dopo aver sentito alla radio solo brandelli di telecronaca di olanda – australia (un avvincente 3 – 2) e riuscendo ad arrivare a casa solo alle 20,50, mangio tre albicocche davanti alla tv e mi sembro fantozzi.
mentre molteplici pensieri mi ronzano in testa (per gli appuntamenti di oggi e le novità derivate) il pensiero che finalmente del bosque si è presentato in panchina in giacca e cravatta e non in tuta forse significa che in caso di sconfitta e/o vittoria tocca essere eleganti per i commenti finali.
e poi. entrambe le squadre parlano spagnolo, se l’allenatore dell’una o dell’altra suggerisce qualcosa si capiscono. non vale.
e ancora che per la legge di murphy la spagna dovrebbe farne cinque essendo passata in vantaggio contro l’olanda e adesso perdendo per 1 – 0. ma forse anche no. forse la legge di murphy non vale per la spagna.
il cile segna il 2 – 0.
chissà che mondiale di merda per del bosque e per scolari.

scolari+delbosque

entrambi cicciotti, pelati, baffuti e calvi e canuti il primo è, nel momento in cui scrivo, di fronte a una disfatta planetaria; il secondo con un brasile che tutto questo gran che non è e che se non vince il mondiale è un altro che in giacca e cravatta (forse) si trasformerà in un altro capro espiatorio e dovrà ammettere un altro tipo di disfatta planetaria (e il precedente non è di buon auspicio; era proprio lui l’allenatore del portogallo agli europei di portogallo 2004 vinto dalla grecia proprio contro la squadra padrona di casa).

in tutto questo l’altro pensiero è la bella scena in autostrada.
non sono una che va veloce e ormai, facendo montemarciano – rimini e viceversa milioni di volte, conosco tutti i punti dove ci sono i velociraptor.
decelero dove so che ce n’è uno e come al solito c’è quello che vuole andare veloce per forza e si piazza nella corsia di sorpasso. mentre mi supera, inizio a fargli gesti della serie “vai piano” e indicando qualcosa a lato della strada. vede all’ultimo il velociraptor ma sufficientemente in tempo per evitare la multa. a “pericolo scampato”, mi ha già superato ma vedo la sua mano alzata in segno di ringraziamento attraverso il lunotto e, non pago, vedo spuntare la manina del passeggero sempre a ringraziarmi.
c’è un sole che acceca e ho negli occhi quella mano aperta fuori dal finestrino.
il genere umano dovrebbe aiutarsi più spesso.
non sarà mai così, ma per un momento è bello pensarlo.
e intanto la spagna, sento adesso in radio, è ufficialmente fuori dal mondiale.
mi sento bene.

giovedì 19 giugno

per la prima volta dall’inizio del mondiale, ho un attimo di lucidità e penso addirittura di boicottare la mia partita quotidiana (uruguay – inghilterra) con l’unica data del documentario nel quale ha collaborato LRNZ ceccotti che proiettano al cinema azzurro di ancona. vacillo per tutto il giorno.
penso: non è possibile che un mondiale azzeri completamente una vita là fuori; devo tornare a occuparmi e interessarmi di cose che riguardano il mio lavoro o quantomeno la mia crescita culturale; il mio encefalo deve tornare a funzionare e non essere quella continua linea piatta sulla quale rimbalza un pallone.
mentre scrivo questo pensiero, su rai1sport canale 57 fanno rivedere spagna – cile e davanti ho la gazzetta aperta e ho appena finito di guardare studiosport e lo speciale mondiali tgla7.
amo il lavoro di LRNZ, ma ci sarà un perché se mi sono spaccata più di una volta le dita dei piedi giocando a pallone.
la sera, dedico un pensiero a “the dark side of the sun” e che tutto vada bene nella vita a LRNZ e accendo la tv alle 19,57 su rai2 per “diario mondiale” per poi cambiare canale sul 501 rai1hd per l’inizio di uruguay – inghilterra.

venerdì 20 giugno alle ore 16,31 pre di italia-costa rica

sono in fibrillazione (e intanto gli infermieri urlano “carica!”), incredibilmente ho matitato ciò che mi ero imposta come programma giornaliero, e! dando una scorsa su twitter e facebook, mi rendo conto che il mondo va avanti, non si ferma, mentre io sì. davanti alla tv.

sempre 20 giugno. ore 17,34

fumo l’ultima sigaretta pre partita.
fuori, il silenzio è interrotto solo da un’ambulanza la cui sirena echeggia nella campagna.
c’è odore di erba bagnata. non mi accorgo della pioggerellina fine che scende copiosa.
c’è italia – costa rica. l’italia si ferma.
solo silenzio.
se l’italia vince, urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
(e mi salvo le corde vocali per come finisce)

ancora venerdì 20 giugno

per la prima volta in vita mia, guardo una partita (svizzera – francia) in streaming da un sito di dubbia legalità.

mentre guardo sempre in streaming su un sito di dubbia legalità argentina – iran del 21 giugno, penso: se l’iran (insieme alla nigeria) è la squadra dei divieti (per esempio, in iran non permettono alle donne la visione delle partite insieme agli uomini) e sono contro all’occidentalizzazione, perché usano tipo gli scarpini adidas o nike? non dovrebbero avere tipo abbigliamento sportivo fatto in casa e non dovrebbe essere proibita qualunque cosa arrivi dall’ovest?
risposte non pervenute.
l’incoerenza della religione.

domenica 22 giugno

torno dalla spiaggia di sassi di marzocca e, ovviamente, accendo la tv ‘che alle 18 giocano belgio – russia. le letture da spiaggia sono la gazzetta e, dopo ben quattordici anni, compro il guerin sportivo.
e lo ritrovo come l’ho lasciato: bellissimo.
godibilissimo con articoli interessantissimi e ricchi di particolari e storia da gente che ne sa un vallo.
e mentre me lo rileggo prima della partita, in tv fanno rivedere le immagini dei mondiali passati. e penso agli allenatori delle coppe vinte e alla loro personalità e abitudini: negli occhi (e nella memoria), la pipa di bearzot così a modo suo il sigaro di lippi tra le dita quando bacia la coppa.
e mi domando: prandelli che cos’ha di così caratteristico? i suoi cammini?

lunedì 23 giugno

mentre mi passo il deodorante sotto le ascelle penso a ciò che prima delle 18 DEVO inchiostrare che si mescola al bel ricordo della giornata di ieri: mare con la lettura del guerino, mondiali e nel mezzo concerto al cateraduno 2014 di brunori sas e, soprattutto, nella notte la faccia di cristiano ronaldo simile solo a quella di iker casillas.
ed è un’illuminazione improvvisa.
ancora con il deodorante in mano, scopro che la mia vera bibbia in questi mondiali non è erroneamente la gazzetta, ma è lo speciale del guerino, anche con i suoi errori (nella lista dei 23 di italia e francia ci sono ancora i nomi rispettivamente di montolivo e ribery…)

GS

 

credo capiti durante francia – honduras. ma dal rallenti del rigore di benzema, inizio ogni giorno a mimare il tuffo del portiere e i suoi occhi che contro tutte le leggi della fisica si accorgono che la palla è volata dall’altra parte. in quegli occhi, sorpresa, disperazione, disincanto.

valladares_rigore

lunedì 23 giugno

compie trentanni il film dal quale “dai la cera togli la cera” è a tutt’oggi un modo di dire attuale. il film è karate kid. l’anniversario cade durante i mondiali ed è la notizia del giorno (insieme al dopo concerto al circo massimo a roma dei rolling stone) pre italia – uruguay.
sempre durante i mondiali, esce l’ultimo numero della serie “longwei” creata da recchioni, cajelli e genovese, creando un vuoto. una delle serie più belle di sempre nel fumetto italiano, di cui un giorno ce ne si ricorderà e si andrà a recuperare, maledicendosi per non averlo apprezzato nel mentre.

è la notte tra il 25 e il 26 giugno quando riprendo questo post per scrivere questo pensiero

esce l’articolo sulla chiesa sul sito del corriere della sera, arrivano mail e movimento mediatico che mi fanno evidentemente piacere.
ma.
ma muore ciro esposito il 25 giugno dopo 52 giorni di agonia.
ciro esposito era un grande, semplice ragazzo che un pomeriggio stava andando a vedere il suo napoli. voleva solo fare del bene con una bontà d’animo e una gentilezza di cui oggi nessuno se ne fa nulla.
non vedrà più il suo napoli, non vedrà più tante cose, ma per quel che vale, io non mi dimenticherò di lui.

sempre la notte di cui sopra, qualunque canale e tramissione continua esageratamente a fare il processo all’italia

pace, è fuori dal mondiale. mo basta.
almeno, se dovevano farci patire così, meglio essere usciti subito invece di creare aspettative che prima o poi sarebbero state deluse. era questione di tempo, alla finale non si sarebbe arrivati lo stesso.
almeno, ci hanno evitato infarti per altri quindici giorni.
il 24 giugno in realtà è stata per me una giornata bellissima. il compleanno dell’ila su tutto, l’articolo che parla ancora della chiesa, gli amici vicini e luca g che scende da treviso. se l’italia fosse passata sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
e quello che ho fatto, la sera del 24, è stato “staccare”, stare con gli amici per festeggiare l’ila, come se non ci fosse il mondiale.
al bar mi sono addirittura seduta spalle al telo su cui proiettavano colombia – giappone. e chi mi conosce, ha urlato al miracolo.
come scrivevo milioni di righe sopra, la vita va comunque avanti.
e, per una sera, ho deciso di viverla.

ovviamente, sempre la notte di cui sopra sopra, accendo la tv sulla rai perché le partite le ho ascoltate solo per radio, avendo deciso di vivere un altro momento che decisamente valeva la pena vivere.
io, l’ila e luca g andiamo a ravenna a festeggiare il compleanno della mina.
e vedere la sua faccia quando ha aperto il regalo covato nell’arco di un anno collezionando i 12 numeri + numero 0 di longwei, valeva più di qualsiasi cosa.
zambrotta alla tv dice cose interessanti, zazzaroni riesce ad avere quella prospettiva diversa che non segue il gregge e, soprattutto, fanno vedere i servizi sulle partite.
e vedere il portiere dell’honduras che alza la manina verso il sette sul bolide di shaqiri della svizzera (e i geniali telecronisti di radio rai1 durante una precedente radiocronaca sono riusciti a dire una cosa tipo: shaqiri è il maschile di shakira, no? ripeto, geniali) con quegli occhietti disincantati me lo fa eleggere al mio giocatore preferito del mondiale.
e non voglio dimenticarmi mai questa faccia e il suo nome:
noel valladares.

vallades

venerdì 27 giugno

è il primo giorno dall’inizio dei mondiali senza partite. finisco di colorare la copertina delle mele e mi butto sul lavoro per hop edizioni.
è una bellissima, fresca giornata estiva dopo le piogge e il calo delle temperature dell’ultima settimana.
luca genovese che è ospite mio e di ila qui a montemarciano disegna nello studio dell’ila il suo numero di “orfani”, l’ila è in cucina a fare cic cic cic e fumo la sigaretta del dopo caffè.
e vedere la mattina le combinazioni degli ottavi di finale del mondiale, be’, fa un po’ triste che non ci sia l’azzurro dell’italia.
ma il pensiero che, in questa casa, luca abbia inchiostrato quelle quattro tavole di “orfani” mi riempie il cuore. perché quando prenderò in mano il fumetto stampato sorriderò sapendo per esempio che la correzione di un volto di un personaggio che non posso dire è stata fatta su un foglio che ha preso nel mio studio, entrando e cercandolo con una naturalezza che, be’…

sabato 28 giugno iniziano gli ottavi

io e l’ila passiamo la giornata al mare con luca g, l’ale e vi.
il brasile passa solo ai rigori e il cile peraltro meritava ampiamente di passare, l’uruguay prende due pere dalla colombia.
e finalmente, mi rendo conto che se l’uruguay ha perso contro la colombia, forse l’italia era davvero scarsa.

nella domenica della partenza di lu g, il 29 giugno, io e l’ila ci guardiamo l’olanda contro il messico e prima di cena un po’ di tv

due pubblicità agghiaccianti mi si palesano nel mio feroce zapping.
la prima, montolivo continua a mangiare simmenthal ma con la gamba ingessata.
e mi domando: vuole spaccarsi anche l’altra gamba visto che quella pubblicità gli ha portato una sfiga della madonna?
la seconda, quella di (mi pare) biscotti e dietro le confezioni uno sfondo che sembra il cielo edenico della lavazza e valerio scanu biondo che invita ad assaggiarli facendo l’occhiolino.
….

valerioscanu

un pensiero fugace mentre fumo una sigaretta.
inizia il ramadan e mi domando: quindi? i giocatori musulmani non mangiano più e pregano tutto il giorno invece di allenarsi a fronte di un mondiale così impegnativo e fisicamente distruttivo?

lunedì 30 giugno

mi chiedono un’intervista in tv via skype alle 18. cioè quando giocano francia – nigeria.
dramma personale e disperazione spropositata.
e la situazione è questa.
mi lavo i capelli perché sono improponibili, mi trucco e indosso una camicia stirata.
sotto infradito e pantaloncini del milan.

i prosecchini pre viaggio

capita che, per lavoro, devo recarmi a ginevra al CERN.
mentre scrivo, sono appena partita, e nella tratta da ancona a pesaro sfila dal finestrino della freccia un mare verde smeraldo sopra a un cielo terso, estivo. la raffineria con il suo skyline industriale scorre tra me, la ferrovia e il mare.
e poi, dopo rimini, quei quaranta secondi di emozione e commozione.
la chiesa di san martino in riparotta è lì, nella sua facciata crema e salmone, vicino a prati di grilli e di farfalle. e la vedo passare, il treno rallenta e ho il tempo di sorridere, sorridere per quel che mi ha lasciato e che sta continuando a lasciarmi.
e a bologna, invece, poco dopo la fermata san vitale, il muro di cinta dipinto di graffiti e, tra i tanti, quella scritta “… fino alla fine…” che cerco di scorgere sempre dal treno quando passo da bologna. quella scritta che mi accompagna da anni e non mi abbandona mai. fino alla fine, a riuscire in questo lavoro, tenterò fino alla fine…
ed è mia abitudine, prima di partire, ove è possibile, bermi un flute di prosecco.
i bar delle stazioni e degli aereoporti sono sufficientemente scrausi da non servire il prosecco in baloon alla botte del neon o da ristorante, ma in quei flute da matrimonio o dai molteplici usi (al canevone li usavamo per i sorbetti quando c’erano le tavolate).
me li sparavo soprattutto in aeroporto. scaramanzia, se vogliamo, ma nel caso almeno avevo fatto una cosa che mi piaceva. tipo ultima sigaretta o ultimo cicchetto.
peraltro, mi va anche di lusso.
parto il giorno dopo l’ultima partita degli ottavi e tornerò dopo tre giorni di pausa mondiale, giusto in tempo per entrare in casa, scaraventare bagaglio in un luogo imprecisato del salotto, fiondarmi sul divano e accendere la tv per i quarti.
olè olè olè!

scrivo questo pensiero sabato 5 luglio

sono stata talmente emozionata di essere al CERN che, a mente fredda, mi sono dimenticata che c’era la notte rosa a rimini e, soprattutto (e questo sottolinea quanto il CERN mi abbia lasciato), non noto al momento, cioè quando succede, una cosa gravissima.
la mensa del CERN era addobbata con bandierine di tanti paesi e maglie da calcio (originali) appese qua e là.
penso: che carini questi fisici che celebrano il mondiale così, addobbando una mensa.
inconsapevole che potevo essere a scegliere un’insalata spalla a spalla con premi nobel e fisici con due maroni così, non noto subito che sotto il banchetto della frutta ci sono due brazuca radioattivi.
ci penso solo quando saluto il CERN.
non ne ho rubato nemmeno uno.
capite il mio dramma.
ero talmente attenta a bozoni, protoni, muoni e neutrini che mi sono dimenticata di toccare il brazuca e non mi è sfioraro nemmeno il pensiero di rubare un cimelio materico dal CERN.

domenica 6 luglio

c’è la seconda pausa dal mondiale fino all’8 quando inizieranno le semifinali.
mancano solo quattro partite alla fine di brasile 2014.
e io intravedo il ritorno alla vita.

sempre domenica 6 luglio mi concedo un po’ di zapping tra uno speciale e l’altro sui mondiali

su canale 5 tramettono un film francese abbastanza dimenticabile con audrey tatou. anche se, come mi fermo tre nanosecondi sul 5, io e l’ila diciamo: ah! amélie!
quando un’attrice sarà per sempre riconosciuta per un ruolo che ha interpretato e mai con il suo vero nome (che peraltro non viene in mente subito).

martedì 8 luglio

dopo il 5 – 0 della germania sul brasile, sono rimasta scioccata fino alla mattina successiva.
il fatto che sia finita 7 – 1 è un dettaglio numerico.
per la prima volta dall’inizio del mondiale, non mi interessano i commenti tecnici del dopo partita, ma gli scontri e gli incendi.
e fanno male.
dopo il maracanazo, il mineirazo (sempre dal nome dello stadio, il mineirao di belo horizonte).
e adesso?
nel ’50 il brasile abolì la maglia bianca e non la usò mai più nella sua storia calcistica.
quindi si abolisce anche quella verdeoro?

il giorno dopo, il 9 luglio è il memorial day italico

sul web si legge: otto anni fa, a quest’ora, c’era LA testata.
otto anni fa dove eravate?
otto anni fa alle 23 sa la madonna, cannavaro alzava la coppa.
bla bla bla.
nell’attesa di un olanda – argentina che non si è mai giocata (e infatti ci si chiede ancora: ah perché, hanno giocato?), per la prima volta da quasi un mese il mondiale ha perso, per me, qualunque attrattiva.
scrivere sul grafico del guerino i nomi delle finaliste ha lo stesso gusto del sugo senza sale.
non so se sia perché QUEL 7 – 1 mi sia rimasto qui, ma qualcosa ha fatto. il risultato, il modo in cui si è concretizzato, la beffa di un paio di gol schernendo i brasiliani, il fatto che siano stati i tedeschi…ha davvero tolto i sentimenti.
tutto quello che c’è di bello nel calcio, lo ha ucciso. e non se ne esce. le speranze, la gioia, la delusione stessa non è nemmeno delusione. è un piccolo vuoto calcistico che, per me, è come quando si scopre che non si ama più qualcuno. non interessa più, va avanti senza che si sappia cosa succederà.
e poi fa freddo. che io il 9 luglio debba ancora dormire con il pigiamino è inconcepibile.
il 10 fa ancora più freddo. a causa di un black out nella zona qualche settimana fa, la vallata è senza luce fino alle 12. a parte che non vedo per disegnare, però torna in tempo per accendere la radio e ascoltare deejay football club speciale mondiali.
chi l’avrebbe mai detto che al mondiale mi sarebbe mancato così tanto il brasile?
si era sempre lì aspettando un passo falso per prenderlo per il culo, dalla psicologa al colore di capelli di neymar e adesso che è successo, non c’è nemmeno gusto.
i tedeschi hanno tolto anche quello.

forse questo pensiero avrebbe dovuto essere inserito tra i 50.
ma, semplicemente, non ci stava.

e penso: pierluigi pardo

dalle prime volte che ne ho ascoltato una telecronaca a quando l’ho visto a studio sport fino a tiki taka su italia1, alla fine come giornalista sportivo mi piace.
non naturalmente come zazzaroni e caressa, ma lo metto sul podio.
parla mangiandosi le parole, ha la mia stessa età ma sembra mio babbo e i suoi servizi sono a volte fantasiosi come quando io parlo di fumetti usando le analogie sul calcio.
mi sono vista un mese di studiosport e l’ho visto davanti a tutti gli orizzonti brasiliani possibili, in tutte le condizioni metereologiche possibili (e il ciuffo che volava per il vento forte mi è rimasto qui con lui che tentava di appiccicarlo alla fronte e all’ennesimo si è arreso lasciandolo volare) e, nella sua rassegna stampa dei giornali del brasile, ci infilava sempre una massima.
uno dei pochi della mediaset rimasto dopo il naufragio italiano, i collegamenti dell’arrivo della nazionale italiana nel resort che li ospitava sono stati l’apoteosi. le sue scarpine da ginnastica rosse sotto il completo giacca-camicia sono state immortalate anche dalla tv brasiliana.

sabato 12 luglio rollo twitter e inizio a seguire pardo, zazzaroni e caressa

mi guardo l’ultima puntata di “diario mondiale” e non mi mancheranno le super luci puntate su paola ferrari per appiattire le rughe. che torneranno a settembre.
sabato pacifico.
un cielo terso in mattinata dall’aria fresca delle pioggie degli ultimi giorni. pioggia che poi è tornata nel pomeriggio mentre inchiostravo il lavoro per hop edizioni.

c’è il fenomeno della super luna, rossa e più vicina alla terra.
ma non si vede a causa delle nuvole.
e LA domanda che mentre sta per iniziare l’inutile brasile – olanda continuo a pormi da quel 7 – 1.
ma possibile che con più di 200 milioni di abitanti QUELLI erano i migliori giocatori del brasile?

altre domanda che mi pongo.
ma quando le cuciono le bandierine e le scritte con le date sopra le maglie dei giocatori?

la finale: germania – argentina.
io e l’ila torniamo a casa alle 20 dopo la giornata trascorsa a l’aquila.
per non pensare a ciò che ho visto, dopo cinque anni, DEVO svagarmi. mi sono dimenticata di mettere la birra in frigo e non posso nemmeno bere così accendo la tv sul 57 su raisport1 e tramettono la cerimonia di chiusura del mondiale. becco FINALMENTE shakira con il suo “lalala” (ne parlo qui nel post sulle canzoni mondiali) e santana fa un assolo dei suoi subito dopo.
e poi, lei. LEI. ivete sangalo.
non ascoltavo “puera” dal 2008 quando nella mia crociera transatlantica (andavo ai caraibi) e la ballavo sul ponte del piano 9 saltellando come una matta insieme agli altri passeggeri capitanati dall’animazione della nave che ci suggeriva i passi.
c’è un perché dopo danza classica sono andata a giocare a pallone. non azzeccavo un passo nemmeno con loro davanti che lo anticipavano.
ivete sangalo e “puera”… ho iniziato ad ascoltare musica spagnoleggiante e brasiliana durante quel viaggio. prima non esisteva per me. e quella musica fa un vallo quando dove ci si volta si ha solo il blu dell’oceano. ricordo che avevo scelto letture “leggere” (come mio solito) e mi ero portata “l’insostenibile leggerezza dell’essere” di kundera.
però cazzo, il 2 di dicembre starsene al sole a nassau che meraviglia… a parte le pinne degli squali tigre 20 metri davanti alla spiaggia…
e poi iniziano le ultime volte.
l’ultima volta che sento la musichetta del trailer di presentazione in quel 3d preistorico.
l’ultima volta che in un collegamento sportivo vedo le spiagge di rio.
l’ultima volta che guardo una partita di questo mondiale.
l’ultima volta che vedo in tv i murales delle favelas.
l’ultima volta che vedo sfilare i giocatori che incrociano le braccia nella grafica delle formazioni.
l’ultima sigaretta tra primo e secondo tempo.
e una prima volta.
i giocatori fanno riscaldamento con il brazuca speciale finale, verdeoro come il brasile.
credo fossi stata un uomo, il sogno più grande sarebbe stato giocare una finale della coppa del mondo.
che emozione…
e quanto cazzo manca l’italia?

lunedì 14 giugno, il dopo.
mi sveglio e piove.
ha vinto la germania.
e per gli italiani crea solo prurito perché hanno vinto quattro coppe del mondo come l’italia.
finisce così, con la pioggia.
niente più speciali, niente più partite a qualunque ora, niente più di niente.
se non l’ultimo atto.
scrivere 1 vicino a germania e 0 ad argentina sullo speciale mondiali del guerino. e chiuderlo, e metterlo nella libreria tra gli altri guerini e i “forza milan!”.
e io, bambini di tutto il mondo, fumata la sigaretta del dopo caffè, disegno.
semplicemente.

 

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