Quattro giorni di incanto culminati in un disegno su una tovaglietta stropicciata.
Il freddo sarebbe arrivato la settimana successiva.
Con l’inizio di dicembre sarebbe iniziato anche il freddo vero, dopo le piogge la brina al mattino e l’uso di guanti e sciarpa, sarebbero arrivati anche loro con il mese del Natale.
Ma lunedì 25 novembre basta ancora il 100 grammi anche svegliandosi alle 6 per salire a Rimini ed essere in ufficio alle 9.
Mi appoggio da Tangible, come capita a volte.
La matita corre sul foglio.
Disegno le figurine, disegno sulla Moleskine, ne approfitto per schiarirmi le idee su alcune parti di “Volevamo essere le Spice Girls”, il nuovo fumetto.
C’è un disegno.
Ci sono otto lunghe conversazioni registrate e trascritte da Laura De Luca a suo padre, l’indimenticato e indimenticabile Gianni De Luca.
È il 1987 e il mondo era, semplicemente, un altro.
Non però la passione con cui De Luca racconta e tenta di spiegare cosa significhi fare fumetti.
Nella mia continua e costante ricerca di sperimentazione, cambiamento grafico, impossibilitata dal non intrecciare ciò che sono, come artista, e chi sono come persona, nella sconfitta e nella più pura sofferenza della creazione, e, infine, anche una mal celata felicità a fine disegno, a volte, penso alla complessità del nostro essere quando si trova a confrontarsi con se stesso e i propri limiti.
Così, riguardo questo disegno: un istante di una famosa intervista di Beppe Viola a Gianni Rivera, su un tram, in una Milano degli anni ’60 grigia e fumosa. A volte penso che in due anni di ricerca, questo disegno sia il più bello che abbia mai fatto, che abbia toccato un apice perfetto di sintesi, segno, proporzione e stile.
Uno solo in centinaia e centinaia di disegni.
Penso allora a De Luca, a quella intervista, come a un raggio di sole, una speranza di essere compresa, di non sentirmi sola in una ricerca che forse non avrà mai fine.
C’è questo disegno.
E’ stato un disegno sofferto, la prima bozza mi sembrava sformata poi come mi piace troppo spesso fare ho iniziato a seguire quella bozza sdrina trovandone le misure e la somiglianza. Cerco di ricordarmi da quale periodo venissi, capitano, quelli particolarmente ispirati, ma la magia è farli diventare l’abitudine, acquisirne la capacità come un allenamento continuo.
E dire che rappresenta un calciatore e un giornalista, su un tram di Milano.
La matita corre sul foglio.
C’è un post su Facebook di Gipi.
Per “La terra dei figli” si era imposto una lista di regole.
Le ha seguite.
Io provo a difendermi da me stessa, sono io la mia più acerrima nemica nel sabotare qualunque buona idea e progetto. Per le mie Spice sulla Moleskine disegno e scrivo negli angoli, scrivo le mie regole, quelle che usando la psicologia al contrario mi permettono di difendermi da me stessa e provare a fare un bel lavoro.
Gianni De Luca è lontano. Fa strano perché non ci penso quasi mai. Eppure è sempre con me.
La sera a Santarcangelo di Romagna ci ospita il Cucinino, un locale nuovo, di quelli carini che strizzano l’occhio a certi angoli di New York o anche solo di Milano ma decisamente meno capienti e decisamente meno algidi. Tuttavia rimane una buona opzione rispetto ai bistrò e ristoranti che hanno iniziato a riempire la deliziosa cittadina romagnola.
La tovaglietta è più grande e più chiara rispetto a tante altre che vedo.
Quando la apro la mattina dopo, pur avendo tentato di conservarla più intonsa possibile, è talmente stropicciata che mi domando se riuscirò a disegnarci sopra.
La osservo di sottecchi per quasi tutto il giorno dopo, un martedì apparentemente rigido ma che si scalda col primo sole.
Schizzo sempre sulla Moleskine e poi prendo la tovaglietta.
Nella ricerca degli abiti degli anni ‘80 e ‘90 ci sono i telefilm dell’epoca, come Bay Side School che non ho mai particolarmente amato ma le cui immagini sono preziosissime, un po’ perché riconosco lo stesso modello di jeans che indossa Zack e che indossavo anche io e un po’ per quei capelli cotonati e laccati che continuavano ad andare di moda.
La matita scorre sul foglio.
Ritrovo la sintesi del disegno del calciatore e del giornalista.
Ritrovo quella magia nella quale, per poi i due giorni successivi, andrò a inchiostrare le prime cinque tavole delle Spice.
E’ una sensazione bellissima, quella che rimane il venerdì sera.
Ho disegnato, l’ho fatto come mi piace fare quando sono concentrata e ogni linea è stata tirata con consapevolezza.
Quasi la felicità, su una semplice tovaglietta di carta chiara impiastricciata di unto e del sudore del bicchiere di birra.