Le matite di una scena di “Volevamo Essere Le Spice Girls”, il mio nuovo fumetto.
E le differenze con un altro mio fumetto “Io e te su Naboo”.
Alla fine, la tavola nella quale disegnavo l’interno del Cellophane l’ho tolta.
Che poi era quella del corridoio appena si entrava, quello che dopo le scale per la pista sopra, a destra, scesi altri pochi scalini, aveva il cabinotto del guardaroba sempre sulla destra: in fondo, le porte a spinta dell’uscita di emergenza, l’unico luogo dove fosse freddo per prendere un po’ d’aria dopo aver ballato.
Ecco, tolta infine dopo una breve riunione con me stessa.
Lo sguardo di Emma, questo sì, rimane.
Lo sguardo della prima volta che incontra Andrea.
Poi ho riguardato “Naboo” e c’è il Cellophane, ancora, Ico e Manu che si conoscono proprio nello stesso punto.
Mi sorprendo a disegnare un luogo, quattro personaggi, due storie diverse, due epiloghi ovviamente agli antipodi.
Ico e Manu sono il romanticismo puro, innamorati cotti, e pregni del retaggio di quegli anni, dalle commedie ai telefilm (90210 ha lasciato parecchi segni); Emma e Andrea, pur essendo degli stessi anni, non si comportano allo stesso modo.
È che al Cellophane, quelle domeniche pomeriggio mi sono divertita da matti, o forse, avevo semplicemente 15 anni, “Il tempo delle mele” lo trasmettevano ancora in tv insieme ai film con Ciavarro e Pierre Cosso e quelli erano i fighi a cui si guardava e per cui riviste come “Il monello” vendevano tanto. Poi certo, sono arrivati anche Dylan e Brandon a complicare più le cose.
E in tv c’erano le pubblicità contro la droga, i jeans a vita alta, i maglioncioni, la banda di Via Acquario e il Bar Praga.
Lo sguardo di Emma.
Così diverso da quello di Manu in “Naboo”.
Confronto i due fumetti e non c’è proprio paragone, uno conservatore, l’altro coraggioso, il nuovo, o almeno non trovo un aggettivo migliore.
Ho completamente cambiato…tutto, del mio fare fumetto.
E vado.
Sto andando.