La Puglia dal finestrino

Il viaggio in treno di andata verso la Puglia, attraversando le Marche basse, l’Abruzzo e il Molise, e io ospite del Chiù Festival di Terlizzi, in provincia di Bari.
I primi campi di ulivi, le prime eliche, i primi segni di riconoscimento di un panorama che amo. La sensazione e l’emozione di aver ambientato “Il Giorno Più Bello” in una regione unica, simboleggiante un ritorno a casa di un figlio.
Ma anche le altre tappe, lungo la tratta adriatica.
E il rendersi conto della bellezza mozzafiato di questa non sempre amatissima Italia.

Il confine dopo il Molise nell’entrare in Puglia mi appare subito evidente.
Dal treno, il bel lungomare di Termoli a destra e i monti sulla sinistra: strade e ferrovia a passare nel mezzo. Colline che a un certo punto, magicamente, scompaiono e si apre un tavoliere. Penso ai C.S.I., alla loro “Tabula rasa elettrificata” che ballavo al Rag, un locale che non esiste più, a Rimini.
Come ogni viaggio di cui non conosco il panorama, me lo guardo tutto: avrei dovuto disegnare, avrei potuto leggere, e invece mi perdo, rapita da questa tratta adriatica bellissima.
Già a Porto Recanati, con le sue palazzine colorate, ho voglia di ambientare un fumetto: su un treno, con la fauna umana che mi è intorno. Storie, tantissime, che brulicano e hanno bisogno solo di essere raccontate, mentre Francesco Gabbani sorridente sulla copertina della rivista “Le Frecce” è stato talmente spostato da passeggero a passeggero e da ultima anche da me, che ora guarda il panorama anche lui.
A Montesilvano, prima di Pescara, sono eccitatissima: guardo a destra e a sinistra, penso sbirciando il mare dietro i palazzoni che è proprio qui che Silvia Ballestra ha ambientato il suo “La guerra degli Antò” e molta della sua produzione di metà anni novanta. Dio, come ho amato quel periodo di giovani narratori, dalla TransEuropa a case editrici più famose! da Enrico Brizzi, a lei, la Ballestra, Simona Vinci mi pare, a Tondelli venuto a mancare da poco, all’epoca. Li seguivo tutti, li leggevo tutti, cercavo avidamente qualcosa di nuovo sulle riviste, articoli, racconti per antologie, libri. Me ne sono cibata, quasi a far diventare generiche quelle righe.
A Pescara invece mi innamoro delle pinete e infatti il coso del luogo su Instagram mi indica località Pineto. Che meraviglia… mi tornano in mente i libri adolescenziali, vacanze in campeggio e libri letti ambientati in posti simili. E poi, l’estate, la spensieratezza e la lentezza dell’estate…
A Vasto quando il treno passa veloce penso che proprio in questo fine settimana si sta svolgendo il Sirens Festival: come tante cose a cui un giorno vorrei partecipare, anche il Sirens finisce nella lista, e prima o poi la spunterò.
A Termoli, una rotonda con un bilancione come scultura mi rapisce: il lungomare è evidente sia riqualificato da poco, le strisce dei parcheggi hanno ancora i colori vividi, l’asfalto è quel bel grigio catrame e le zebre sono. bianchissime.
Poi Lesina, la sua spianata di terra, e il foggiano.
Foggia.
E poi Bari.
Riconosco i paesaggi che ho disegnato, li ritrovo dal vivo dopo averli disegnati per un anno intero.
Sono di nuovo qui, amata Puglia.
Il Chiù Festival mi ospita e finalmente posso parlare del mio fumetto come un figlio che torna a casa.
Finalmente.

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