l’ultimo colore

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il pensiero prende forma e concretezza durante il tempo di fumare una sigaretta.
era il 2011. per una serie di circostanze, conosco Loris Betti, medico di professione e grande studioso e appassionato di storia e di giochi da tavolo, specialmente quelli di riproduzione delle battaglie. Loris ha un sogno nel cassetto; da quasi vent’anni sta studiando le regole per un suo progetto di gioco. “La Battaglia di Marengo” necessita di altri quattro anni di gestazione artistica.
facciamo un percorso, io e Loris. lui mi spiega il mondo dei giochi da tavolo per cui riscopro la spensieratezza della mia infanzia, la cui esperienza si limitava a Indovina Chi? e a Risiko quando si voleva sforzare il cervello e a tantissimi altri finiti impolverati in un qualche scatolone sommerso da altrettanti nel garage. io cerco di capire l’assoluta coerenza della mappa, cerco di capire il ragionare dei giocatori, cerco di capire quando e quanto posso lasciarmi andare alla licenza artistica e quando e quanto devo rimanere “tra le righe”.
sono quattro anni intervallati naturalmente da altre commissioni, dalla Chiesa a Cinquecento Milioni di Stelle alla riedizione di Hai Mai Notato la Forma delle Mele? alla storia breve per La fine dell’amore della Hop! a tanti altri segni su fogli bianchi, boccette di china finite e pennelli ancora bagnati di colore. sono quattro anni nei quali, condividere un progetto quando non sei nessuno in un campo nel quale sei ancora più sconosciuto, ci si evolve, si decide di rimetterci mano per realizzarlo meglio di quanto si potesse immaginare la prima volta che la matita ha segnato il primo foglio. io e Loris abbiamo aggiunto, abbiamo tolto, abbiamo cambiato, mi piacerebbe dire abbiamo migliorato, un gioco da tavolo che finalmente sta vedendo la luce. o almeno, nel tempo di fumare una sigaretta, ho finito di colorare i soldatini.

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l’ultimo colore sui soldatini che saranno le pedine: azzurre per i francesi e gialle per gli austroungarici. l’ultimo colore è il grigio per i cannoni degli artiglieri. l’ultimo colore, mentre lo stendo con il pennello, quasi ho dimenticato che è proprio l’ultimo.
nella revisione finale, dopo la terza mappa che ho disegnato, mancava qualche soldatino, piccoli accorgimenti di regole sempre più definite e definitive. e un impegno storico, nella ricerca del colore della marsina di Napoleone, giorno per giorno, più preciso.

IMG_8576 anche Von Melas era da rifare. la primissima versione lo vedeva imbolsito dalla mia mano, causa ritratti non propriamente attendibili e una copricapo tipo fez più alto e cilindrico che non era sicuramente da generale.
l’ultimo colore per queste rifiniture che mi ha impegnato nell’ultimo mese, condita da incontri con una piccolissima casa editrice riminese che si è innamorata di questa stramba avventura e sta rendendo possibile la luce nel sogno di Loris. rifiniture, piccole rifiniture, ulteriori rifiniture. fino all’ultimo colore.
non ho idea di quanti soldatini io abbia disegnato negli ultimi quattro anni, ciclicamente, dopo ampi raggi di tempo in cui la testa era impegnata in altro, intervallati da vita e impegni. ma c’erano sempre, queste rifiniture.
l’ultimo colore ti aspetti che sia un bel blu, magari delle divise dei francesi, o anche un bianco dei generali austriaci, basta anche il rosso dei loro pantaloni, o l’oro nelle decorazioni delle selle o sui lembi delle giubbe, ma non ti aspetti uno spento grigio dei cannoni, non ti aspetti che il tuo ultimo colore sulle pedine – ‘che manca l’illustrazione della copertina del gioco – sia quello che identifica l’artiglieria. le pedine dell’artiglieria, delle armi, delle trombe, delle bandiere, dei simboli sono state forse le più noiose, anche se ineluttabilmente “fanno parte del gioco”: conosci la storia ma devi conoscere gli strumenti di essa per comprenderla appieno e tuffartici dentro. così, ho imparato che i proiettili dei fucili all’epoca della battaglia di Marengo erano ancora lisci e il più delle volte, in uno scontro diretto a fuoco, era possibile che l’altro ti mancasse. così, le spade diverse dei soldati, dei generali e dei semplici fanti. così, le ghette, degli artiglieri alte sopra il ginocchio e quelle basse della fanteria.
l’ultimo colore. non è un colore vivace, ma un colore spento. eppure dovrebbe essere simbolicamente qualcosa di più acceso. ma non lo è. è accesa invece la sensazione di quando si vede la fine di un progetto che hai solo voglia di vedere stampato. ma di questo, ne parlerò ancora, a tempo debito.

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