Giappone – Svizzera 1 – 0

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Un proverbio giapponese dice: un cieco non ha paura del serpente.
E probabilmente la Svizzera si è messa una bella mascherina, perché il risultato è bugiardo e sarebbe stato più onesto se fosse finita in pareggio.

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La statistica finale mostra l’equilibrio tra Giappone e Svizzera.

Aya Miyama, centrocampista e capitano del Giappone, volto simbolo delle nipponiche che compare in ogni spot della FIFA Women’s World Cup, assomiglia, con un po’ di fantasia, a una delle protagoniste dei fumetti di Mitsuru Adachi.

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Sì, ci vuole tanta tanta fantasia a vederne una somiglianza ed è molto probabile che non sia la Miyama la modella di Adachi…

È la ragazzina che piace a tutti, che fa sempre le cose per bene, che eccelle nello sport che gioca e che, nei limiti, rientra nei canoni di bellezza del paese d’origine di Godzilla. Per noi, cresciuti tra capoluoghi e province finanche paesi arroccati sulle colline che rientrano nei borghi più belli del mondo, una città come Chiba non ci dice nulla, men che meno che sia capitale dell’omonima prefettura, che faccia parte della Grande Area di Tokio, che si trovi a sud – est della stessa e che campeggi nella regione del Kanto. L’influenza adolescenziale dei cartoni animati dei robot, di Lady Oscar, di Holly&Benji e di Jenny la tennista ci ha reso questi termini (prefettura, regione del Kanto, isola di blablabla) non tanto comuni quanto esotici: cioè sappiamo che in Giappone esistono distretti e prefetture e che per loro hanno lo stesso significato dei nostri quartieri e parrocchie.
Viene da immaginare Aya Miyama che cresce in quei luoghi a volte così freddi (non mi riesce di pensare al Giappone come un paese caldo la cui sensazione iniziale è il sentirsi a casa, ci sono quelle città che visiti per la prima volta e ti sembra di averle sempre conosciute come ciò che vedi quotidianamente), viene da immaginare come sia cresciuta fino al momento in cui il suo talento per il pallone era evidente agli occhi di tutti: come sorrideva e salutava la madre appena entrava in casa e si toglieva le scarpe nell’andito d’ingresso? Si vestiva anche lei con l’uniforme di scuola alla marinaretta che conosciamo benissimo grazie a Sailor Moon e ad Aika di Hello Spank? Oppure con una divisa gonna-giacca-camicia-cravatta-calzettoniNBAanni80 della dolce Anna dalla mutandine bianche che faceva salivare pavlovianamente Gigi la trottola? E chi ha creduto nei suoi mezzi fino a renderla il simbolo giapponese di oggi?
Non lo sapremo mai, ma sappiamo che era lei ad alzare la Coppa del Mondo a Germania 2011 contro gli Stati Uniti.
E sappiamo che è lei che ha segnato l’1 – 0 su rigore che ha deciso una partita equilibratissima contro la Svizzera.

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Svizzera che, come molte altre nazionali, vede la luce della fase finale del Mondiale per la prima volta nella sua storia. La Svizzera è una squadra compatta e organizzata. Le sue migliori giocatrici giocano in Germania (il portiere Gaelle Thalmann ha un trascorso anche nell’italiana Torres) ed è una di quelle nazionali che, quando ti domandi che tipo di gruppo sia, un immenso punto interrogativo compare sulla tua testa.
Il Giappone invece si presenta in campo con la formazione tipo, qualche innesto giovane vicino alle veterane che hanno ancora tanto da dire: il solito gioco poi apparentemente soporifero e invece ben sviluppato tra i reparti.
Oggi, per altro, il calcio è talmente cambiato (e soprattutto quello femminile) che si fa fatica ad assistere a partite noiose e questo Giappone – Svizzera non è da meno. Molto combattuto a centrocampo e accelerazioni improvvise dovute al rubare palla in zone “pericolose”, hanno reso i  93 minuti di gioco interessanti.
La partita si sblocca al 29simo quando da un lancio centrale dalla trequarti, la numero 7 del Giappone Kozue Ando si infila tra i due centrali  – colpevolmente sorpresi dal corridoio creatosi –  e il portiere della Svizzera Gaelle Thalmann non può far altro che uscire e tentare di fermare la giapponese. Lo scontro c’è e il rigore è palese: lascia perplessi il cartellino giallo alla Thalmann che, secondo regolamento, essendo ultimo uomo era rigore ed espulsione diretta e invece l’arbitro la grazia con un giallo. Non è il primo errore verificatosi in questo Campionato del Mondo e anche l’interpretazione del regolamento lascia spazio a qualche riserva: nulla di grave al momento, però…però.

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L’anticipo della numero 7 del giappone e l’uscita tipo tuffo a bomba dal pedalò della Thalmann

È lunedì 8 giugno al BC Place di Vancouver e finisce così: Giappone – Svizzera 1 – 0.

(le foto sono tutte sfocatamente mie)

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