Spagna – Costa Rica 1 – 1

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Forse la Spagna ha pagato l’emozione dell’esordio, perché le gambe erano pesanti e, piuttosto, una bella sorpresa è stata il Costa Rica che, dopo i primi minuti di sofferenza, ha preso le misure dominando il resto del primo tempo: primo tempo che vede segnare le due reti della gara.Eppure l’attesa in patria era molta: sia As sia MARCA dedicano le loro prime pagine di oggi, martedì 9 giugno, alle Estrellas de la Roja.

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La prima pagina di MARCA con, per una volta, il calciomercato in piccolo e di lato

La telecronaca in spagnolo mi aiuta a capire quanta aspettativa ci fosse nel tifo nemmeno tanto velato dei commentatori che hanno il buon gusto di chiamare le ragazze equipo de la Roja e non le Rojas, dribblando le facili cadute nella discriminazione che non è poi molto meglio da quello che si vive in Italia.
Molte delle giocatrici convocate dal commissario tecnico Ignacio Nacho Quereda per questi Mondiali, hanno un lavoro e hanno ricevuto un permesso per parteciparvi. A parte le stelle della squadra (Veronica Vero Boquete, Natalia Pablos, Jennifer Hermoso, Marta Torrejon e Celia Jimenez), le altre sono semplici ragazze dai venti ai trenta che hanno questa passione per il calcio e sono sinceramente orgogliose di indossare la maglia della propria Nazionale.

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Nacho Quereda preoccupato e teso per la prestazione delle sue.

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 Boquete marcata in area che svanisce nell’inquadratura sul calcio d’angolo.

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La numero 7 Natalia chiamata amorevolmente Nati dal telecronista con un tono da padre che guarda giocare la figlia.

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Una smorfia di indefinita natura di Jennifer Hermoso.

Non va certo meglio in Costa Rica, nella cui squadra allenata da Amelia Valverde, l’unica che si può definire professionista è Shirley Cruz che milita nel PSG.

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Personaggio e look decisamente interessanti per Amelia Valverde, una delle poche allenatrici eleganti (e donne) per una partita a bordo campo.

La partita soffre di quest’ansia da prestazione giocata più con confusione che con ordine in uno stadio (uno dei pochi visti sino a ora), l’Olimpico di Montreal, in un vuoto quasi totale. Pochissimi spettatori sugli spalti hanno accompagnato la prima partita ufficiale della Spagna a Canada 2015, cosa di per se storica, così come è storica la prima rete segnata dalle spagnole al 12simo. Segna Losada che stoppa di tacco un cross dalla destra, girandosi, e liberando e liberandosi al tiro lasciando sul posto il difensore che la marcava e trafiggendo con un diagonale Diaz che poco ha potuto.

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La rete di Losada e il suo tiro diagonale.

La sua corsa liberatoria, di chi sa di essere appena entrata nella Storia, si sfoga nell’urlo della numero 14 che bacia lo stemma della maglia inorgogliendo gli spagnoli che seguono le ragazze.

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La Losada bacia lo stemma della nazionale spagnola.

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E poi sfoga in urlo liberatorio la sua gioia e l’appartenenza ai colori della spagna battendosi la mano sul cuore.

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La festa e l’abbraccio collettivo delle spagnole

Peccato che la festa duri meno di un minuto, perché, nel capovolgimento di fronte, il Costa Rica pareggia subito con un’azione veloce dalla sinistra che viene scaricato in un cross sul secondo palo lasciato completamente sguarnito dalla numero 1 spagnola che fa un lavoro peggio del peggior Casillas e i difensori che si comportano peggio dei brasiliani nel 7 – 1 con la Germania. Raquel Rodriguez Cedendo, figlia di un giocatore della Primera Division e campione con la sua squadra del titolo del campionato nazionale, tocca di piatto con una facilità estrema mettendo subito in chiaro con chi si ha a che fare.

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Lo scatto e il dribbling della numero 12 del Costa Rica che si libera per il cross rasoterra.

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La palla sembra stia uscendo e il difensore spagnolo quasi non ci crede più. Non la costaricana che si invola a calciare il pallone a prescindere da dove arriverà in area.

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E arriva proprio dove non ti aspetti; blocco sul primo palo del portiere e dei difensori della Spagna che con un’attenzione maggiore potevano evitare il pareggio, ma evidentemente ero ancora frastornate dall’emozione della svolta storica. Notate dove sta il portiere. posizione da ergastolo.

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La gioia delle costaricane.

Il resto del primo tempo scorre con la paura agghiacciante che le costaricane possano fare il colpaccio mentre il secondo si apre con la Spagna che, rinvigorita dalla pausa, riprende le redini del gioco come prima del corto circuito dovuto al pareggio lampo. Le spagnole fanno il secondo tempo praticamente e solo negli ultimi cinque minuti creano più azioni che in tutta la partita, ma a quel punto Diaz ha messo la saracinesca e fa almeno due parate che non so come abbia fatto a prenderle.

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Diaz in una delle sue tante parate.

La notte all’Olimpico di Montreal sembra fresca come solo alcune notti canadesi sanno essere, quel fresco che non impedisce di stare in manica corta (che poi è un po’ come quando andavi a vedere i Pirati del Rimini baseball allo stadio in estate perché lì era fresco e ci si toglieva dall’afa del lungomare).

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Li vedete gli spalti dalle poltroncine colorate? Pochi spettatori per una partita di per sé storica, la prima volta della Spagna.

Il campo sintetico fa talmente schifo che due costaricane ci provano anche a lasciare lì le ginocchia, girate dall’improvviso stallo della caviglia a causa del terreno duro. Le ragazze, seppur premunite con gli scarpini con i tacchetti 13, possono far poco quando si pianta il piede e, infatti, nel primo ginocchio che prova a saltare, persino il commentatore ha un moto di disgusto nel rivedere al rallentatore il movimento innaturale della gamba. Per non parlare di quando Boquete si ferma a bordo campo sempre per un ginocchio: il commentatore cala totalmente la maschera e sfacciatamente, chiamandola tipo l’immagine e/o l’orgoglio del calcio femminile spagnolo nel mondo, fa un tifo a quel punto palese per la Spagna. Il suo urlo per il pareggio del Costa Rica arriva dopo almeno mezzo minuto di delusione ma che fa perché comunque si fa così, ma avrebbe preferito non farlo.

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Boquete con la mano sul ginocchio e l’arbitro che si assicura che stia bene.

La Spagna femminile è formata principalmente da due squadre: l’Athletic Bilbao feminino e il Barcellona feminino con qualche innesto da Rayo Vallecano e Atletico Madrid e quelle che giocano fuori, praticamente le uniche quattro squadre che, con una gestione dirigenziale curata, salvano la Liga feminina dal baratro.
Il Costa Rica invece non ne ho idea. Osservando quelle ragazze dalla carnagione olivastra pensavo a chi siano, a cosa facciano nella vita, a cosa provino a vivere quei momenti e che cosa lascerà loro questa esperienza, considerato che (a parte me che ne scrivo e i compatrioti) probabilmente i loro volti emozionati, i loro sorrisi e i loro capelli corvini finiranno nel dimenticatoio o in un archivio del sito della FIFA che nessuno andrà a consultare.
Forse la Spagna e il Costa Rica non arriveranno molto in là in questi Mondiali, ma immaginare che queste ragazze siano dall’altra parte del mondo cullando un sogno, be’, quantomeno meritano calorosi applausi.
E va bene così.

(Le foto, a parte la prima pagina di MARCA tratta da internet, sono tutte drammaticamente mie.)

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