qui la prima parte dall’1 al 21.
qui la seconda, dal 22 al 31.
qui la terza, dal 32 al 40.
qui la quarta, dal 41 al 50.
e i miei personali.
venerdì 13 giugno, spagna – olanda
io e l’ila sul divano. mentre io guardo la partita lei gioca sul mini ipad con fifa2014 speciale mondiali. mi chiede quale maglia della sua squadra preferisca.
è un attimo.
io abbasso lo sguardo verso l’ipad, lei verso la tv nello stesso istante in cui van persie fa l’1 – 1. e l’ila “cazzo che gol!” mentre io me lo sono perso in diretta.
sabato 14 giugno, nell’attesa di italia-inghilterra
perchè la vita è la vita e ci sono incombenze pallose che ne rubano l’essenzialità, tipo bisogna lavare l’auto o fare la spesa, tipo.
il che comporta non poter sentire la radio sulle trasmissioni sui mondiali e le edizioni sportive.
mettici anche un matrimonio che con tutto l’amore del mondo ma porca troia sposarsi durante i mondiali nel giorno in cui GIOCA L’ITALIA, vi amo e sono felice per voi, ma no, proprio no.
nell’attesa (e questa ATTESA si sente), un momento, nel caldo dell’estate, un vento fresco ma non invasivo tra la campagna marchigiana di montemarciano, il silenzio tra cinguettii e cicalii, la quiete prima della tempesta di pascoliana memoria.
e qualcuno in questa quiete che la rompe provando una trombetta da stadio che riempie con l’eco le colline.
in tutta l’immobilità dell’attesa, in QUESTO momento, capisci che non è un giorno come gli altri.
questo è il giorno in cui gioca l’italia e come ogni attesa non sai come andrà ma hai un’aspettativa che ti rende così VIVO che vorresti giocasse l’italia ai mondiali ogni giorno.
lunedì 16 giugno
avendo l’encefalo ridotto a un pallone da calcio, mi ritrovo a leggere (oltre a seguire qualunque speciale in tv) anche il blog di emanuelle petit, il giocatore biondo con il codino che vinse il mondiale con la francia a francia ’98, a mio parere il giocatore più inutile della storia del calcio insieme a dugarry.
e mi rendo conto di quanto i mondiali (come quasi tutti gli eventi globali) siano in realtà dettati dalla politica e da ciò che conviene di più in quel preciso momento storico.
l’esempio del mio pensiero (che mi demoralizza un po’ e cosapevole di tutto questo non mi perdo una partita nemmeno morta) si racchiude nella finale del mondiale in svizzera nel ’54. giocano germania e ungheria. la germania è appena uscita distrutta dalla guerra e arriva in finale con l’unico obbiettivo di ritrovare un minimo di umanità e simpatia agli occhi del mondo, l’ungheria è l’ungheria di puskas e ho già detto tutto. la germania vincerà per 3 – 2 con la rete del 3 – 3 annullata e accuse di doping sulla squadra tedesca mai verificate ma presumibilmente vere considerato che dopo quella partita la metà della squadra finì in ospedale con il fegato spappolato.
fecero vincere la germania di cui nessuno si ricorda un solo giocatore e l’ungheria di puskas, grosics, hidegkuti, czibor, kocsis se la ricorda anche mio nonno pace all’anima sua.
è tutto qui.
oggi come allora.
e io mi domando ancora perché.
sempre lunedì 16
esco alle 17 nell’attesa di germania – portogallo e i miei acquisti sono la gazzetta, il n. 11 di orfani (aspettando l’ultimo di long-wei) e due pacchetti di chiaravalle verdi. i pensieri pessimi della mattinata ovviamente sono passati perché germania – portogallo è bella bella bella. e poi scopri che il portogallo è sempre il portogallo e un cristiano ronaldo, checché se ne parli, non basta a far vincere una squadra e che della germania non si parla mai ma gioca bene nel suo pragmatismo e la faccia di cristiano ronaldo da gusto come quella di iker casillas.
mercoledì 18 giugno
dopo aver sentito alla radio solo brandelli di telecronaca di olanda – australia (un avvincente 3 – 2) e riuscendo ad arrivare a casa solo alle 20,50, mangio tre albicocche davanti alla tv e mi sembro fantozzi.
mentre molteplici pensieri mi ronzano in testa (per gli appuntamenti di oggi e le novità derivate) il pensiero che finalmente del bosque si è presentato in panchina in giacca e cravatta e non in tuta forse significa che in caso di sconfitta e/o vittoria tocca essere eleganti per i commenti finali.
e poi. entrambe le squadre parlano spagnolo, se l’allenatore dell’una o dell’altra suggerisce qualcosa si capiscono. non vale.
e ancora che per la legge di murphy la spagna dovrebbe farne cinque essendo passata in vantaggio contro l’olanda e adesso perdendo per 1 – 0. ma forse anche no. forse la legge di murphy non vale per la spagna.
il cile segna il 2 – 0.
chissà che mondiale di merda per del bosque e per scolari.
entrambi cicciotti, pelati, baffuti e calvi e canuti il primo è, nel momento in cui scrivo, di fronte a una disfatta planetaria; il secondo con un brasile che tutto questo gran che non è e che se non vince il mondiale è un altro che in giacca e cravatta (forse) si trasformerà in un altro capro espiatorio e dovrà ammettere un altro tipo di disfatta planetaria (e il precedente non è di buon auspicio; era proprio lui l’allenatore del portogallo agli europei di portogallo 2004 vinto dalla grecia proprio contro la squadra padrona di casa).
in tutto questo l’altro pensiero è la bella scena in autostrada.
non sono una che va veloce e ormai, facendo montemarciano – rimini e viceversa milioni di volte, conosco tutti i punti dove ci sono i velociraptor.
decelero dove so che ce n’è uno e come al solito c’è quello che vuole andare veloce per forza e si piazza nella corsia di sorpasso. mentre mi supera, inizio a fargli gesti della serie “vai piano” e indicando qualcosa a lato della strada. vede all’ultimo il velociraptor ma sufficientemente in tempo per evitare la multa. a “pericolo scampato”, mi ha già superato ma vedo la sua mano alzata in segno di ringraziamento attraverso il lunotto e, non pago, vedo spuntare la manina del passeggero sempre a ringraziarmi.
c’è un sole che acceca e ho negli occhi quella mano aperta fuori dal finestrino.
il genere umano dovrebbe aiutarsi più spesso.
non sarà mai così, ma per un momento è bello pensarlo.
e intanto la spagna, sento adesso in radio, è ufficialmente fuori dal mondiale.
mi sento bene.
giovedì 19 giugno
per la prima volta dall’inizio del mondiale, ho un attimo di lucidità e penso addirittura di boicottare la mia partita quotidiana (uruguay – inghilterra) con l’unica data del documentario nel quale ha collaborato LRNZ ceccotti che proiettano al cinema azzurro di ancona. vacillo per tutto il giorno.
penso: non è possibile che un mondiale azzeri completamente una vita là fuori; devo tornare a occuparmi e interessarmi di cose che riguardano il mio lavoro o quantomeno la mia crescita culturale; il mio encefalo deve tornare a funzionare e non essere quella continua linea piatta sulla quale rimbalza un pallone.
mentre scrivo questo pensiero, su rai1sport canale 57 fanno rivedere spagna – cile e davanti ho la gazzetta aperta e ho appena finito di guardare studiosport e lo speciale mondiali tgla7.
amo il lavoro di LRNZ, ma ci sarà un perchè se mi sono spaccata più di una volta le dita dei piedi giocando a pallone.
la sera, dedico un pensiero a “the dark side of the sun” e che tutto vada bene nella vita a LRNZ e accendo la tv alle 19,57 su rai2 per “diario mondiale” per poi cambiare canale sul 501 rai1hd per l’inizio di uruguay – inghilterra.
venerdì 20 giugno alle ore 16,31 pre di italia-costa rica
sono in fibrillazione (e intanto gli infermieri urlano “carica!”), incredibilmente ho matitato ciò che mi ero imposta come programma giornaliero, e! dando una scorsa su twitter e facebook, mi rendo conto che il mondo va avanti, non si ferma, mentre io sì. davanti alla tv.
sempre 20 giugno. ore 17,34
fumo l’ultima sigaretta pre partita.
fuori, il silenzio è interrotto solo da un’ambulanza la cui sirena echeggia nella campagna.
c’è odore di erba bagnata. non mi accorgo della pioggerellina fine che scende copiosa.
c’è italia – costa rica. l’italia si ferma.
solo silenzio.
se l’italia vince, urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
(e mi salvo le corde vocali per come finisce)
ancora venerdì 20 giugno
per la prima volta in vita mia, guardo una partita (svizzera – francia) in streaming da un sito di dubbia legalità.
mentre guardo sempre in streaming su un sito di dubbia legalità argentina – iran del 21 giugno, penso: se l’iran (insieme alla nigeria) è la squadra dei divieti (per esempio, in iran non permettono alle donne la visione delle partite insieme agli uomini) e sono contro all’occidentalizzazione, perché usano tipo gli scarpini adidas o nike? non dovrebbero avere tipo abbigliamento sportivo fatto in casa e non dovrebbe essere proibita qualunque cosa arrivi dall’ovest?
risposte non pervenute.
l’incoerenza della religione.
domenica 22 giugno
torno dalla spiaggia di sassi di marzocca e, ovviamente, accendo la tv ‘che alle 18 giocano belgio – russia. le letture da spiaggia sono la gazzetta e, dopo ben quattordici anni, compro il guerin sportivo.
e lo ritrovo come l’ho lasciato: bellissimo.
godibilissimo con articoli interessantissimi e ricchi di particolari e storia da gente che ne sa un vallo.
e mentre me lo rileggo prima della partita, in tv fanno rivedere le immagini dei mondiali passati. e penso agli allenatori delle coppe vinte e alla loro personalità e abitudini: negli occhi (e nella memoria), la pipa di bearzot così a modo suo il sigaro di lippi tra le dita quando bacia la coppa.
e mi domando: prandelli che cos’ha di così caratteristico? i suoi cammini?
lunedì 23 giugno
mentre mi passo il deodorante sotto le ascelle penso a ciò che prima delle 18 DEVO inchiostrare che si mescola al bel ricordo della giornata di ieri: mare con la lettura del guerino, mondiali e nel mezzo concerto al cateraduno 2014 di brunori sas e, soprattutto, nella notte la faccia di cristiano ronaldo simile solo a quella di iker casillas.
ed è un’illuminazione improvvisa.
ancora con il deodorante in mano, scopro che la mia vera bibbia in questi mondiali non è erroneamente la gazzetta, ma è lo speciale del guerino, anche con i suoi errori (nella lista dei 23 di italia e francia ci sono ancora i nomi rispettivamente di montolivo e ribery…)
credo capiti durante francia – honduras. ma dal rallenti del rigore di benzema, inizio ogni giorno a mimare il tuffo del portiere e i suoi occhi che contro tutte le leggi della fisica si accorgono che la palla è volata dall’altra parte. in quegli occhi, sorpresa, disperazione, disincanto.
lunedì 23 giugno
compie trentanni il film dal quale “dai la cera togli la cera” è a tutt’oggi un modo di dire attuale. il film è karate kid. l’anniversario cade durante i mondiali ed è la notizia del giorno (insieme al dopo concerto al circo massimo a roma dei rolling stone) pre italia – uruguay.
sempre durante i mondiali, esce l’ultimo numero della serie “longwei” creata da recchioni, cajelli e genovese, creando un vuoto. una delle serie più belle di sempre nel fumetto italiano, di cui un giorno ce ne si ricorderà e si andrà a recuperare, maledicendosi per non averlo apprezzato nel mentre.
è la notte tra il 25 e il 26 giugno quando riprendo questo post per scrivere questo pensiero
esce l’articolo sulla chiesa sul sito del corriere della sera, arrivano mail e movimento mediatico che mi fanno evidentemente piacere.
ma.
ma muore ciro esposito il 25 giugno dopo 52 giorni di agonia.
ciro esposito era un grande, semplice ragazzo che un pomeriggio stava andando a vedere il suo napoli. voleva solo fare del bene con una bontà d’animo e una gentilezza di cui oggi nessuno se ne fa nulla.
non vedrà più il suo napoli, non vedrà più tante cose, ma per quel che vale, io non mi dimenticherò di lui.
sempre la notte di cui sopra, qualunque canale e tramissione continua esageratamente a fare il processo all’italia
pace, è fuori dal mondiale. mo basta.
almeno, se dovevano farci patire così, meglio essere usciti subito invece di creare aspettative che prima o poi sarebbero state deluse. era questione di tempo, alla finale non si sarebbe arrivati lo stesso.
almeno, ci hanno evitato infarti per altri quindici giorni.
il 24 giugno in realtà è stata per me una giornata bellissima. il compleanno dell’ila su tutto, l’articolo che parla ancora della chiesa, gli amici vicini e luca g che scende da treviso. se l’italia fosse passata sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
e quello che ho fatto, la sera del 24, è stato “staccare”, stare con gli amici per festeggiare l’ila, come se non ci fosse il mondiale.
al bar mi sono addirittura seduta spalle al telo su cui proiettavano colombia – giappone. e chi mi conosce, ha urlato al miracolo.
come scrivevo milioni di righe sopra, la vita va comunque avanti.
e, per una sera, ho deciso di viverla.
ovviamente, sempre la notte di cui sopra sopra, accendo la tv sulla rai perché le partite le ho ascoltate solo per radio, avendo deciso di vivere un altro momento che decisamente valeva la pena vivere.
io, l’ila e luca g andiamo a ravenna a festeggiare il compleanno della mina.
e vedere la sua faccia quando ha aperto il regalo covato nell’arco di un anno collezionando i 12 numeri + numero 0 di longwei, valeva più di qualsiasi cosa.
zambrotta alla tv dice cose interessanti, zazzaroni riesce ad avere quella prospettiva diversa che non segue il gregge e, soprattutto, fanno vedere i servizi sulle partite.
e vedere il portiere dell’honduras che alza la manina verso il sette sul bolide di shaqiri della svizzera (e i geniali telecronisti di radio rai1 durante una precedente radiocronaca sono riusciti a dire una cosa tipo: shaqiri è il maschile di shakira, no? ripeto, geniali) con quegli occhietti disincantati me lo fa eleggere al mio giocatore preferito del mondiale.
e non voglio dimenticarmi mai questa faccia e il suo nome:
noel valladares.
venerdì 27 giugno
è il primo giorno dall’inizio dei mondiali senza partite. finisco di colorare la copertina delle mele e mi butto sul lavoro per hop edizioni.
è una bellissima, fresca giornata estiva dopo le piogge e il calo delle temperature dell’ultima settimana.
luca genovese che è ospite mio e di ila qui a montemarciano disegna nello studio dell’ila il suo numero di “orfani”, l’ila è in cucina a fare cic cic cic e fumo la sigaretta del dopo caffè.
e vedere la mattina le combinazioni degli ottavi di finale del mondiale, be’, fa un po’ triste che non ci sia l’azzurro dell’italia.
ma il pensiero che, in questa casa, luca abbia inchiostrato quelle quattro tavole di “orfani” mi riempie il cuore. perché quando prenderò in mano il fumetto stampato sorriderò sapendo per esempio che la correzione di un volto di un personaggio che non posso dire è stata fatta su un foglio che ha preso nel mio studio, entrando e cercandolo con una naturalezza che, be’…
sabato 28 giugno iniziano gli ottavi
io e l’ila passiamo la giornata al mare con luca g, l’ale e vi.
il brasile passa solo ai rigori e il cile peraltro meritava ampiamente di passare, l’uruguay prende due pere dalla colombia.
e finalmente, mi rendo conto che se l’uruguay ha perso contro la colombia, forse l’italia era davvero scarsa.
nella domenica della partenza di lu g, il 29 giugno, io e l’ila ci guardiamo l’olanda contro il messico e prima di cena un po’ di tv
due pubblicità agghiaccianti mi si palesano nel mio feroce zapping.
la prima, montolivo continua a mangiare simmenthal ma con la gamba ingessata.
e mi domando: vuole spaccarsi anche l’altra gamba visto che quella pubblicità gli ha portato una sfiga della madonna?
la seconda, quella di (mi pare) biscotti e dietro le confezioni uno sfondo che sembra il cielo edenico della lavazza e valerio scanu biondo che invita ad assaggiarli facendo l’occhiolino.
….
un pensiero fugace mentre fumo una sigaretta.
inizia il ramadan e mi domando: quindi? i giocatori musulmani non mangiano più e pregano tutto il giorno invece di allenarsi a fronte di un mondiale così impegnativo e fisicamente distruttivo?
lunedì 30 giugno
mi chiedono un’intervista in tv via skype alle 18. cioè quando giocano francia – nigeria.
dramma personale e disperazione spropositata.
e la situazione è questa.
mi lavo i capelli perché sono improponibili, mi trucco e indosso una camicia stirata.
sotto infradito e pantaloncini del milan.
i prosecchini pre viaggio
capita che, per lavoro, devo recarmi a ginevra al CERN.
mentre scrivo, sono appena partita, e nella tratta da ancona a pesaro sfila dal finestrino della freccia un mare verde smeraldo sopra a un cielo terso, estivo. la raffineria con il suo skyline industriale scorre tra me, la ferrovia e il mare.
e poi, dopo rimini, quei quaranta secondi di emozione e commozione.
la chiesa di san martino in riparotta è lì, nella sua facciata crema e salmone, vicino a prati di grilli e di farfalle. e la vedo passare, il treno rallenta e ho il tempo di sorridere, sorridere per quel che mi ha lasciato e che sta continuando a lasciarmi.
e a bologna, invece, poco dopo la fermata san vitale, il muro di cinta dipinto di graffiti e, tra i tanti, quella scritta “… fino alla fine…” che cerco di scorgere sempre dal treno quando passo da bologna. quella scritta che mi accompagna da anni e non mi abbandona mai. fino alla fine, a riuscire in questo lavoro, tenterò fino alla fine…
ed è mia abitudine, prima di partire, ove è possibile, bermi un flute di prosecco.
i bar delle stazioni e degli aereoporti sono sufficientemente scrausi da non servire il prosecco in baloon alla botte del neon o da ristorante, ma in quei flute da matrimonio o dai molteplici usi (al canevone li usavamo per i sorbetti quando c’erano le tavolate).
me li sparavo soprattutto in aeroporto. scaramanzia, se vogliamo, ma nel caso almeno avevo fatto una cosa che mi piaceva. tipo ultima sigaretta o ultimo cicchetto.
peraltro, mi va anche di lusso.
parto il giorno dopo l’ultima partita degli ottavi e tornerò dopo tre giorni di pausa mondiale, giusto in tempo per entrare in casa, scaraventare bagaglio in un luogo imprecisato del salotto, fiondarmi sul divano e accendere la tv per i quarti.
olè olè olè!
scrivo questo pensiero sabato 5 luglio
sono stata talmente emozionata di essere al CERN che, a mente fredda, mi sono dimenticata che c’era la notte rosa a rimini e, soprattutto (e questo sottolinea quanto il CERN mi abbia lasciato), non noto al momento, cioè quando succede, una cosa gravissima.
la mensa del CERN era addobbata con bandierine di tanti paesi e maglie da calcio (originali) appese qua e là.
penso: che carini questi fisici che celebrano il mondiale così, addobbando una mensa.
inconsapevole che potevo essere a scegliere un’insalata spalla a spalla con premi nobel e fisici con due maroni così, non noto subito che sotto il banchetto della frutta ci sono due brazuca radioattivi.
ci penso solo quando saluto il CERN.
non ne ho rubato nemmeno uno.
capite il mio dramma.
ero talmente attenta a bozoni, protoni, muoni e neutrini che mi sono dimenticata di toccare il brazuca e non mi è sfioraro nemmeno il pensiero di rubare un cimelio materico dal CERN.
domenica 6 luglio
c’è la seconda pausa dal mondiale fino all’8 quando inizieranno le semifinali.
mancano solo quattro partite alla fine di brasile 2014.
e io intravedo il ritorno alla vita.
sempre domenica 6 luglio mi concedo un po’ di zapping tra uno speciale e l’altro sui mondiali
su canale 5 tramettono un film francese abbastanza dimenticabile con audrey tatou. anche se, come mi fermo tre nanosecondi sul 5, io e l’ila diciamo: ah! amélie!
quando un’attrice sarà per sempre riconosciuta per un ruolo che ha interpretato e mai con il suo vero nome (che peraltro non viene in mente subito).
martedì 8 luglio
dopo il 5 – 0 della germania sul brasile, sono rimasta scioccata fino alla mattina successiva.
il fatto che sia finita 7 – 1 è un dettaglio numerico.
per la prima volta dall’inizio del mondiale, non mi interessano i commenti tecnici del dopo partita, ma gli scontri e gli incendi.
e fanno male.
dopo il maracanazo, il mineirazo (sempre dal nome dello stadio, il mineirao di belo horizonte).
e adesso?
nel ’50 il brasile abolì la maglia bianca e non la usò mai più nella sua storia calcistica.
quindi si abolisce anche quella verdeoro?
il giorno dopo, il 9 luglio è il memorial day italico
sul web si legge: otto anni fa, a quest’ora, c’era LA testata.
otto anni fa dove eravate?
otto anni fa alle 23 sa la madonna, cannavaro alzava la coppa.
bla bla bla.
nell’attesa di un olanda – argentina che non si è mai giocata (e infatti ci si chiede ancora: ah perché, hanno giocato?), per la prima volta da quasi un mese il mondiale ha perso, per me, qualunque attrattiva.
scrivere sul grafico del guerino i nomi delle finaliste ha lo stesso gusto del sugo senza sale.
non so se sia perché QUEL 7 – 1 mi sia rimasto qui, ma qualcosa ha fatto. il risultato, il modo in cui si è concretizzato, la beffa di un paio di gol schernendo i brasiliani, il fatto che siano stati i tedeschi…ha davvero tolto i sentimenti.
tutto quello che c’è di bello nel calcio, lo ha ucciso. e non se ne esce. le speranze, la gioia, la delusione stessa non è nemmeno delusione. è un piccolo vuoto calcistico che, per me, è come quando si scopre che non si ama più qualcuno. non interessa più, va avanti senza che si sappia cosa succederà.
e poi fa freddo. che io il 9 luglio debba ancora dormire con il pigiamino è inconcepibile.
il 10 fa ancora più freddo. a causa di un black out nella zona qualche settimana fa, la vallata è senza luce fino alle 12. a parte che non vedo per disegnare, però torna in tempo per accendere la radio e ascoltare deejay football club speciale mondiali.
chi l’avrebbe mai detto che al mondiale mi sarebbe mancato così tanto il brasile?
si era sempre lì aspettando un passo falso per prenderlo per il culo, dalla psicologa al colore di capelli di neymar e adesso che è successo, non c’è nemmeno gusto.
i tedeschi hanno tolto anche quello.
forse questo pensiero avrebbe dovuto essere inserito tra i 50.
ma, semplicemente, non ci stava.
e penso: pierluigi pardo
dalle prime volte che ne ho ascoltato una telecronaca a quando l’ho visto a studio sport fino a tiki taka su italia1, alla fine come giornalista sportivo mi piace.
non naturalmente come zazzaroni e caressa, ma lo metto sul podio.
parla mangiandosi le parole, ha la mia stessa età ma sembra mio babbo e i suoi servizi sono a volte fantasiosi come quando io parlo di fumetti usando le analogie sul calcio.
mi sono vista un mese di studiosport e l’ho visto davanti a tutti gli orizzonti brasiliani possibili, in tutte le condizioni metereologiche possibili (e il ciuffo che volava per il vento forte mi è rimasto qui con lui che tentava di appiccicarlo alla fronte e all’ennesimo si è arreso lasciandolo volare) e, nella sua rassegna stampa dei giornali del brasile, ci infilava sempre una massima.
uno dei pochi della mediaset rimasto dopo il naufragio italiano, i collegamenti dell’arrivo della nazionale italiana nel resort che li ospitava sono stati l’apoteosi. le sue scarpine da ginnastica rosse sotto il completo giacca-camicia sono state immortalate anche dalla tv brasiliana.
sabato 12 luglio rollo twitter e inizio a seguire pardo, zazzaroni e caressa
mi guardo l’ultima puntata di “diario mondiale” e non mi mancheranno le super luci puntate su paola ferrari per appiattire le rughe. che torneranno a settembre.
sabato pacifico.
un cielo terso in mattinata dall’aria fresca delle pioggie degli ultimi giorni. pioggia che poi è tornata nel pomeriggio mentre inchiostravo il lavoro per hop edizioni.
c’è il fenomeno della super luna, rossa e più vicina alla terra.
ma non si vede a causa delle nuvole.
e LA domanda che mentre sta per iniziare l’inutile brasile – olanda continuo a pormi da quel 7 – 1.
ma possibile che con più di 200 milioni di abitanti QUELLI erano i migliori giocatori del brasile?
altre domanda che mi pongo.
ma quando le cuciono le bandierine e le scritte con le date sopra le maglie dei giocatori?
la finale: germania – argentina.
io e l’ila torniamo a casa alle 20 dopo la giornata trascorsa a l’aquila.
per non pensare a ciò che ho visto, dopo cinque anni, DEVO svagarmi. mi sono dimenticata di mettere la birra in frigo e non posso nemmeno bere così accendo la tv sul 57 su raisport1 e tramettono la cerimonia di chiusura del mondiale. becco FINALMENTE shakira con il suo “lalala” (ne parlo qui nel post sulle canzoni mondiali) e santana fa un assolo dei suoi subito dopo.
e poi, lei. LEI. ivete sangalo.
non ascoltavo “puera” dal 2008 quando nella mia crociera transatlantica (andavo ai caraibi) e la ballavo sul ponte del piano 9 saltellando come una matta insieme agli altri passeggeri capitanati dall’animazione della nave che ci suggeriva i passi.
c’è un perché dopo danza classica sono andata a giocare a pallone. non azzeccavo un passo nemmeno con loro davanti che lo anticipavano.
ivete sangalo e “puera”… ho iniziato ad ascoltare musica spagnoleggiante e brasiliana durante quel viaggio. prima non esisteva per me. e quella musica fa un vallo quando dove ci si volta si ha solo il blu dell’oceano. ricordo che avevo scelto letture “leggere” (come mio solito) e mi ero portata “l’insostenibile leggerezza dell’essere” di kundera.
però cazzo, il 2 di dicembre starsene al sole a nassau che meraviglia… a parte le pinne degli squali tigre 20 metri davanti alla spiaggia…
e poi iniziano le ultime volte.
l’ultima volta che sento la musichetta del trailer di presentazione in quel 3d preistorico.
l’ultima volta che in un collegamento sportivo vedo le spiagge di rio.
l’ultima volta che guardo una partita di questo mondiale.
l’ultima volta che vedo in tv i murales delle favelas.
l’ultima volta che vedo sfilare i giocatori che incrociano le braccia nella grafica delle formazioni.
l’ultima sigaretta tra primo e secondo tempo.
e una prima volta.
i giocatori fanno riscaldamento con il brazuca speciale finale, verdeoro come il brasile.
credo fossi stata un uomo, il sogno più grande sarebbe stato giocare una finale della coppa del mondo.
che emozione…
e quanto cazzo manca l’italia?
lunedì 14 giugno, il dopo.
mi sveglio e piove.
ha vinto la germania.
e per gli italiani crea solo prurito perché hanno vinto quattro coppe del mondo come l’italia.
finisce così, con la pioggia.
niente più speciali, niente più partite a qualunque ora, niente più di niente.
se non l’ultimo atto.
scrivere 1 vicino a germania e 0 ad argentina sullo speciale mondiali del guerino. e chiuderlo, e metterlo nella libreria tra gli altri guerini e i “forza milan!”.
e io, bambini di tutto il mondo, fumata la sigaretta del dopo caffè, disegno.
semplicemente.