non avete idea di chi io stia parlando, vero?
ecco. questo è il marco reus del titolo.
marco reus è un giovane giocatore tedesco cresciuto calcisticamente nel rot weiss alhen e nel borussia impronunciabile mönchengladbach (e infatti lo troncano in m’bach) per poi passare al borussia più conosciuto dortmund.
carriera fulminante nel quale il nostro brucia le tappe e fa parte di quel gruppo nel borussia “a lungo termine”, cioè nella costruzione di una squadra che negli anni si rinforza e semplicemente cresce anche a livello tecnico e di risultati. se il bayern monaco fa più o meno la stessa cosa, coltivando anch’essa giocatori giovani che poi fa crescere, è anche vero che ha talmente tanti soldi che il tempo impiegato si dimezza, mentre il bvb è decisamente più proletario. che poi nel mezzo girino comunque un vallo di soldi, è un altro discorso, ma grazie a questa visione i tedeschi sono riusciti a costruire una generazione di giocatori che ti hanno vinto anche il mondiale. e non è un caso. è frutto di una mentalità che la francia sta provando ad attualizzare anch’essa e che dovrebbe fare anche l’italia ma lasciamo stare ed è stato frutto anche della spagna di questi ultimi dieci anni. che poi i geni abbiano fatto il loro e un certo fattore C sacchiano serva sempre nella vita è innegabile.
marco reus è uno di quei nuovi giocatori molto veloci, dotati tecnicamente con una grazia nel gioco che non è mai lezioso, della serie la giocata la fa quando serve e non alla neymar per capirci (cioè a prescindere per il godimento del pubblico).
è uno di quei nuovi giocatori che parte da lontano, spesso gioca sulla fascia per poi rientrare e accentrarsi e alle volte anche come punta che però, quando non è decisivo e scarica a rete, apre spazi che ciao.
ci si sorprendeva perché giocasse ciro immobile: ai cred, reus era spaccato, tant’è vero che quando è rientrato, immobile si è fatto tanta di quella panchina da non capire perché.
il perché te lo sto spiegando.
reus è uno di quei nuovi giocatori devastanti, cioè quando parte non ce n’è per nessuno.
e fa parte di quella nuova generazione di giocatori tedeschi non solo molto giovani (lui è un ’87 ma molti suoi compagni campioni del mondo non erano nemmeno nati nel ’90 quando l’altra germania, quella di lothar matthaeus, andreas brehme, jurgen “kata” klinsmann eccetera, per la prima volta unita vinceva in italia la coppa del mondo che aveva un peso decisamente più grande rispetto a questa vinta nel 2014 in brasile) ma che sembrano fatti con lo stampino.
a parte thomas muller che è di un brutto che sembra anche un po’ tocco, gli altri, da dio neuer a groetze a kross a schurrle ma anche podolski e schweinsteiger sembrano creati geneticamente tipo alla ivan drago di rocky: tutti biondini, occhi chiari, atletici e tonici, alti.
e con quelle facce da bravi ragazzi alla “funny games”. hanno tutti quella faccia da bravi ragazzi che però hai vivida la sensazione che se possono fare qualcosa di brutto, la fanno. tipo il 7 – 1 al brasile.
la verità è che sono ragazzi giovani in un’epoca storica nella quale se fai il calciatore sei pieno di soldi e viziato perché il mondo è ai tuoi piedi (e infatti guarda balotelli com’è finito). sei bello, tatuato e ti porti l’iphone sul campo e ti fai i selfie. e c’è poco da sorprendersi se sono ragazzi che escono fuori dalle righe e fanno cazzate fuori dal campo da calcio tipo podolski e schweinsteiger che appunto si fanno il selfie con rihanna con la coppa del mondo, anche se guardando quelle foto sembra un oktober fest negli spogliatoi. ma ci sta. avevano appena vinto la coppa.
in tutta questa felicità e gatte della madonna post vittoria della coppa del mondo però, marco reus non è pervenuto.
certo, mario goetze la maglia numero 21 di reus l’ha sventolata dopo aver alzato la coppa e con la medaglia d’oro al collo e il gesto di per se è stato anche bello, della serie non ci sei ma noi la coppa l’abbiamo vinta anche per te, ci manchi, torna presto.
ma reus non c’era. ed è l’unica cosa che importa. non c’era nei marcatori, nelle formazioni, nelle foto del guerin sportivo e di tutto il mondo, nei festeggiamenti con la merkel e rihanna.
c’era tra i 23 convocati. c’era nel borussia dortmund che la stagione precedente ha suscitato ovazioni per il bel gioco e la bella favola. c’era in ogni minuto giocato, in ogni formazione, in ogni festeggiamento.
poi però inizia un periodo di sfiga nera che guardi anche le carte astrali o cerchi una spiegazione scientifica, plausibile, logica, qualunque cosa che ti possa spiegare perché.
un qualunque perché.
perché ci sta farsi male, gli infortuni sono all’ordine del giorno in uno sport, figuriamoci nel calcio dove saltano legamenti che è un piacere e caviglie e ginocchia ti dicono ciao meglio delle caprette di heidi, ma non l’anno del mondiale. non l’anno nel quale quel mondiale lo vinci. l’anno nel quale quel mondiale lo stravinci. l’anno nel quale quel mondiale rimarrà nella storia.
certo, episodi simili ne sono successi a valanghe, nesta aveva una sfiga che sembrava quasi lo facesse a posta, e montolivo anche (che però si è salvato secondo me da una disfatta imbarazzante) e ribery pure negli ultimi mondiali.
ma reus va oltre.
reus si flagella la caviglia in una partita amichevole trascurabile come germania – armenia 6 – 1 e se la flagella così (e se vi fa impressione non guardate e passate al testo sotto quando la vostra percezione gestalt vedrà roba nera su bianco).
dramma. la partita si gioca il 6 giugno e il 12 inizia il mondiale. e già dici la sfiga.
ma questa ormai è anche storia. sappiamo com’è finita bla bla bla.
ma quello che ancora non si è metabolizzato è che, dopo il doveroso recupero e anche il suo rientro nel quale si capisce perché immobile sta in panchina ed è per altro un recupero della madonna perché torna a giocare più forte di prima, reus è ancora in infermeria.
per via di questo intervento assassino di marvin bakalorz per il quale è stato solo ammonito invece di ricevere una squalifica a vita anche se al contrario riceve minacce di morte dai tifosi (se non siete riusciti a guardare la foto sopra questa lasciatela proprio stare).
stavo guardando non so quale speciale sulla champions e sento che reus è di nuovo fuori. fuori, in che senso? mi domando. il salvifico internet mi mostra che gli hanno spaccato l’altra caviglia e che tornerà a febbraio 2015.
al che ho pensato: dar nov?
dar nov.
parabole di giocatori martoriati da infortuni e la cui carriera ne è stata enormemente influenzata ne è piena la storia del calcio, guardate giuseppe rossi della fiorentina cosa sta passando ma in passato anche gabriel omar batistuta che, recentemente, ha dichiarato che avrebbe preferito amputarsi le gambe piuttosto che sentire il dolore provocato dagli interventi dei difensori e dall’usura delle caviglie, motivo principale per il quale il mio vanbasten ha lasciato il calcio anticipatamente sul tempo.
quindi non è che queste cose non accadano.
è che quando accadono bisogna anche vedere come. e quando.
perché quella di reus, bambini di tutto il mondo, non si può guardare.
fosse stato un anno diverso, fosse stato più avanti quando il tuo l’avevi già fatto (e la coppa del mondo l’avevi vinta giocandola), fosse stato.
ma non lo è stato.
reus tornerà e tornerà galoppando che nemmeno nausicaa lo riuscirà a prendere volando nella valle del vento e vincerà ciò che vincerà.
anche se vedere di nuovo la germania campione del mondo anche no.