disegnare, così come qualsiasi altra arte, è un lavoro nel quale non si finisce mai di imparare.
c’è una costante crescita artistica, fisiologica e mentale, che porta il disegnatore a evolversi continuamente. spesso è implicita nel lavoro quotidiano che si svolge e spessissimo il disegnatore non se ne accorge nemmeno.
se c’è una cosa che, nella mia nuova vita qui nelle marche, mi ero imposta di fare – e ne parlai al treviso comic book festival con l’amico luca genovese lo scorso settembre – era sovvertire le regole, disegnare talmente tanto da infrangere qualunque diga, lasciarmi andare nel disegno come un fiume in piena, esplorando, provando, tentando anche tecniche nuove. insomma, non fermarmi a un livello che potesse sembrarmi buono. cosa per altro piuttosto improbabile, essendo insoddisfatta di natura.
mi sono fatta fare addirittura le carte a tale proposito e l’esito è lo stesso: oscillerò sempre momenti di euforia nei quali la mia sottilissima autostima si leverà appena a momenti di totale inferno nei quali mi darò della fallita e incapace a disegnare.
ormai lo so. e sto cercando di accettarli.
perché quando si arriva all’alba dei quaranta e ormai si è fatti in un certo modo, cambiare è difficilissimo e la soluzione che mi sembra più intelligente è accettare ciò che non piace e lavorarci sopra.
così, l’ila insieme ai soci di gnv&partners partecipa alla kerning e mi chiede se può interessarmi uno dei workshop della conferenza internazionale, tenuto da luca barcellona.
certe scelte le si fanno senza ragionare troppo, come quando stai difendendo e ti arriva l’attaccante e hai quel nanosecondo per decidere come e se fermarlo.
essendo una che non ci pensa tanto su alcune questioni, io entro. a forbice, a martello, tackle da tergo, io entro. infatti il piedino mi è saltato così e non ricordo una partita mia senza ammonizioni.
per altro, è così che risposi a christian quando mi chiese se volevo fare con lui il cammino di santiago ed è così che (io lo chiamo istinto, quella roba che si ha nello stomaco e spinge verso una direzione) ho detto sì al workshop.
non ho idea a cosa mi servirà, non ho idea cosa mi insegnerà, non ho idea se porterò a casa un’esperienza che mi stimolerà. ma la faccio.
perché ciò che non si conosce, lo si DEVE conoscere. fa parte del processo evolutivo del disegnatore, e di chiunque altro. più cose si sanno, più bagaglio personale si possiede. e sta solo a te sfruttarlo.
e io arricchisco il mio con luca barcellona.
il che è una figata.
così, giovedì 5 giugno 2014 sono alla kerning a faenza per partecipare a 8 ore del workshop an introduction to the wolrd of calligraphy. e vediamo che succede.
e se, bambini di tutto il mondo, trovate delle scritte fatte bene sui muri con le bombolette spray, be’, NON SONO STATA IO.
PS: grazie nicolò volpato!