volevamo essere tutte le spice girls

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guardate bene questa foto.
guardatene l’orrore.
le spice girls erano di un kitsch che offendevano persino l’etimologia della parola stessa, da quel tedesco teutonico che, come gli inglesi, non sono proprio fautori del buon gusto.
eppure ci piacevano un casino.
ci piacevano talmente tanto che anche le loro canzoni, canzonette usa e getta, oggi a riascoltarle ci piacciono ancora.
e riescono addirittura a scatenare l’effetto della nostalgia, di quel tempo nel quale avevi dieci anni in meno sulle spalle e i sogni non erano del tutto infranti.

il 1994 ad analizzarlo vent’anni dopo è stato proprio un anno della madonna.
a guardarli bene, tutti gli anni novanta, hanno un loro degno perché.
i ventenni di oggi hanno emisKilla e miley cyrus, fenomeni musicali enormi quanto veloci che si esauriscono nell’arco di pochissimo, bruciandosi.
quando io avevo, arrotondando vent’anni, avevamo le spice girls e, se volevi musica autoriale, niccolò fabi.
la differenza la notate da soli.

avevamo le spice girls.
a scriverlo così mi viene ribrezzo come quando ripenso alla mia infanzia fatta di calcio, disegno e cartoni animati giapponesi: dio del cielo che razza di generazione siamo oggi.
uno degli aspetti più straordinari della vita è che, crescendo, ci si può avvicinare al capire totalmente i genitori quando ti raccontavano che loro avevano battisti, tenco, i beatles e i doors. e  i rolling stones.
dettagli.
a paragonarli è come quando parlo di calcio con la mamma e lei mi dice (giustissimamente): noi avevamo la nazionale dell”82.
cosa le si può rispondere?
ha talmente ragione che non si può controbattere.
voglio dire. io ho avuto quella del 2006 e, anche se ha vinto il mondiale e oggi scatena ricordi nostalgici a guardare l’ultima della spedizione brasiliana, a dirla proprio tutta e con immensa onestà non era questo granché. cioè, lo era nella misura in cui si stava spegnendo quella generazione di giocatori che erano bandiere delle loro squadre, tutti tatuati e specchio dei tempi, giocatori molto diversi da quelli dell”82. lo era se si analizza ciò che a distanza di pochi anni è oggi il calcio, mercenario e privo di etica e di valori. le prime squadre forti le ha incontrate in semifinale (germania) e in finale (francia). quella dell”82 le ha praticamente battute tutte: dalla germania al brasile (QUEL brasile) all’argentina e poi poi.
semplicemente, trionfali.
quella del 2006 è tutto tranne che trionfale.
buona squadra con un bel gruppo, qualche perla e altri campioni.
e nel 2006 le spice girls erano già finite.
si sarebbero riunite l’anno dopo, nel 2007, per un tour e per la serata di chiusura delle olimpiadi a londra nel 2012.
e anche allora, a riguardarle, che orrorifica meraviglia.

vi rendete conto?

le spice girls sono state il frutto di un’abilissima operazione meramente commerciale che ha reso cinque sconosciute ragazzine inglesi che probabilmente si sarebbero mescolate a un’altrettanta sconosciuta generazione inglese facendole diventare cinque ricchissime ragazze inglesi.
dubito fortemente che victoria adams, posh spice, avrebbe mai avuto l’occasione in una vita normale di poter incontrare e sposare david beckham se non fosse stata una delle spice girls.
non è pratica nascosta che il pop inglese e i suoi produttori siano dei maestri in questo, i take that ne sono un altro illustre esempio, cioè mettere insieme gente che sa la madonna cosa avrebbe combinato nella vita e farla diventare ciò che tutti sognano e mitizzarle come se non si fosse mai vista una cosa del genere.
e l’hanno studiata bene, eccome se l’hanno studiata bene.
era il 1994.
cinque ragazze, una diversa dall’altra e con caratteristiche fisiche e diciamo di personalità diverse.
ce n’è per tutti i gusti: quella bimba, quella sportiva, quella un po’ più incazzata, quella elegante, quella rossa.
fai un casting e scegli quelle che più rientrano in quell’idea iniziale.
poi falle convivere un po’ insieme per farle interagire tra loro, crea la leggenda che si sono conosciute per caso sognando di diventare le spice perché sembrasse un sogno possibile e che, nel frattempo, si fosse cementata un’amicizia vera, insegna loro a tipo cantare o quantomeno a insegnare loro le basi del canto e dai loro un singolo accattivante che possa attirare l’attenzione.
e hanno fatto bingo. continua a far cantare loro robetta pop da classifica e fomenta il mito di ragazzacce irriverenti e poco ligie alle regole ma buone.
taaaac.
su wikipedia la storia viene raccontata romanticamente, sono loro che deluse da chi le aveva formate e in disaccordo con le scelte “artistiche” cercano fortuna presentando i loro lavori ad altre etichette discografiche. fino a essere scritturate dalla virgin e pubblicare il loro primo singolo nel 1996.
che è “wannabe”.

mtv bombarda i ragazzini mandandola in loop, le radio pure e a riguardarlo adesso di buono c’è che posh spice apre la bocca giusto per i cori.
cosa che purtroppo non ci viene risparmiata nel secondo singolo “say you’ll be there”.

anche se il pericolo viene raggirato perché quando canta lei sotto ha le altre.

a questo punto della storia (e sono passati mesi di bombardamenti tra “wannabe” e “say you’ll”, la prima ce la looppano da luglio a ottobre, la seconda appena due mesi), considerato il crescente entusiasmo e successo delle cinque ragazzette, come nelle migliori sceneggiature, arriva il lentazzo.
“2 become 1” è il singolo novembrino pre natalizio.
e qui, proprio non ce la facciamo a salvarci.
victoria canta.

e siccome in italia arriva sempre tutto un po’ più tardi rispetto ai paesi stranieri, che io ricordi è il 1997 l’anno supremo delle spice.
erano anni nei quali i giornali e le tv facevano informazione, vera informazione (o almeno così ci sembrava e/o ce lo facevano credere), e le spice erano dappertutto, persino sulle lattine della pepsi. partecipano anche a sanremo nel 1997, un sanremo ancora pieno di soldi, in una delle edizioni condotte da mike buongiorno e valeria marini come valletta e con piero chiambretti che tipo è stato sempre appeso e faceva l’angioletto e quasi ciaccava una spice.
escono altre canzoni nelle quali ormai si ha piena fiducia nelle qualità canore di victoria come “mama” e “who do you think you are?”

e nel novembre dello stesso anno il singolo che precede il secondo album “spiceworld”, “spice up your life”.
questo.

altri singoli e video annessi nei quali le ragazze si trasformano sempre di più e diventano le caricature di se stesse: sporty si riempie di tatuaggi e si fa mettere un dente d’oro, posh diventa sempre più sciccosa e i tacchi non sono mai sotto i dieci centimetri, scary sembra avere una muta di pelle di leopardo, ginger diventa sempre più rossa e magra e a baby le manca solo il ciuccio oltre a calzare costantemente scarpe con la zeppa che ciao.
iniziano a perdere quell’aria innocente che le caratterizzava appena un anno prima e più che un gruppo iniziano a essere cinque soliste che stanno insieme per caso. ognuna cerca di sovrastare l’altra e addirittura sporty, pur mantenendo il suo ruolo, cerca di fare la sexy. e sembrano infinitamente stanche.
nel 1998, dopo appena due anni dal debutto, le spice praticamente non esistono più.
ginger lascia il gruppo, sporty si fa mettere le extension, posh si taglia i capelli, scary fa la parte anche di ginger e baby è sempre più bionda.
quando esce “goodbye”, il mondo, non ancora ripresosi del tutto dalla notizia della dipartita di ginger dal gruppo, si commuove perché pensano che la canzone sia dedicata all’amica.
e sempre seguendo l’informazione che si pensava vera, lo lasciano credere!, omettendo un superfluo dettaglio come il fatto che la canzone era stata scritta nel periodo d’oro e quindi anche dalla stessa ginger.
poi l’apoteosi.
negli ultimi concerti le spice sono ombre di loro stesse: sporty si fa i capelli corti e biondi, scary non è più graffiante, posh segue più beckham e la moda che il resto e baby diventa finalmente grande.
quando in uno degli ultimi singoli, sporty appare grassa (“holler”) siamo alla frutta.
nel 2001 si sciolgono definitivamente, ognuna per la sua strada, ciao, è stato bello.

poi ne è rimasto solo il ricordo.
il ricordo di quando si divertivano, tipo qui, in italia quando esisteva un trasmissione chiamata “fantastico” condotta da milly carlucci e coso magalli (scusate, mi è venuto un brivido lungo la schiena, svengo e poi torno).

(avete presente quando mentre fate una cosa vi rendete ESATTAMENTE conto di COSA state facendo? ecco, a me è successo adesso nel momento in cui scrivevo “fantastico” “milly carlucci” e “coso magalli”. cioè mi sento vecchia come mia nonna che pace all’anima sua. cioè io sono cresciuta in anni nei quali le trasmissioni le conduceva la carrà, mike buongiorno, pippo baudo e corrado, finanche alberto castagna. ci deve essere qualcosa di buono in tutto questo, ci deve essere…)

ecco.
cantano per la milionesima volta e in playback “spice up your life” ma il momento nel quale scary fa volare il microfono volteggiando su se stessa e poi mancando nell’inquadratura successiva, al minuto 4,23, perché è andata a recuperarlo è strepitosa, e da quel momento in poi nessuna delle spice riesce a trattenersi dal ridere e infatti ognuna mima le parole a caso, scoppiando poi a ridere a canzone finita. in realtà a quel punto della trasmissione le spice erano anche o bevute o drogate, vatti a sbattere un’intera giornata con coso magalli e la carlucci, perché  è dal loro rientro sul palcoscenico che continuano a ridere e quasi non ci si accorge dell’ennesima combinata.

immagino fosse anche naturale iniziare a divertirsi e rendere meno noioso l’essere sempre osannate a qualunque cagata si facesse, charo che si va fuori di testa quando non si ha più una vita.
a un’età nella quale sto finalmente capendo che porsi domande sui perché della vita è assolutamente inutile perché risposte non ce ne sono, è, a tutt’oggi, un assoluto mistero perché il fenomeno spice girls sia stato così fondamentale.
le seguivano tutti; le ragazzine, i genitori, le nonne, i ragazzi anche etero e non la solita maggioranza gay, la regina elisabetta.
è incomprensibile.
eppure, ci sono state. e c’è, ci deve essere un motivo.
tutte volevamo essere le spice girls, non foss’altro per l’idea più che mai irreale che se ce l’avevano fatta loro, non era poi così impossibile che potessimo farcela anche noi.
e anche se non affrontavi l’argomento, se eri anche solo un po’ sportiva ti chiamavano sporty.
dio del cielo.
l’effetto della costruzione di un fenomeno sulla base delle caratteristiche femminili in quasi tutte le sue sfaccettature è stato catartico.
anche “sex & the city” si basa su questo. e come le spice, ha avuto un successo ai miei occhi altrettanto incomprensibile.
almeno con “sex & the city” se avevi un’amica un po’ oca e le volevi anche solo un mignolino di bene evitavi di apostrofarla samantha.
le spice girls non hanno cambiato la storia della musica.
e non hanno cambiato il mondo.
lo hanno attraversato lasciando un segnetto per altro inspiegabilmente profondo.
da quel momento, però le donne potevano aspirare a ciò che raccoglievano le boy band.
da quel momento, finalmente qualcosa era cambiato, e per la prima volta un gruppo di sole donne aveva la stessa attenzione, se non di più, di un gruppo di uomini.
il “girl power” fu uno degli slogan più incisivi della fine degli anni novanta.
per la prima volta, le donne si sentivano riscattate.
certo, movimenti femminili ce n’erano stati, dalle suffragette alle bananarama alle bangles alle jem & the holograms e alle josie and the pussycats, ma mai così radicali.
per la prima volta, si puntava a personaggi femminili come protagoniste assolute. prima c’era sì i film al femminile con un cast tutto al femminile tipo, ma è dalle spice girls che si è aperta una branca di un pubblico al femminile che meritava di essere accontentato.
se ci pensate, il fumetto “julia” della bonelli fu il primo personaggio femminile concepito come protagonista assoluta e nasce nel 1998. che poi nel 1992 ci fosse già “sprayliz” di enoch e, a onor di cronaca, la testata “legs weaver” fosse già autonoma (ma legs nasce come spalla di nathan never quindi non vale), erano sinceri tentativi in una fetta di mercato che prima delle spice girls non afferrava ancora l’idea di essere un mercato dalle potenzialità enormi.
oggi è normale che una donna sia protagonista di qualcosa.
ma ventanni fa non era proprio così scontato.
l’evoluzione anche dei diritti delle donne è stata lentissima in confronto a quella maschile e oggi non siamo ancora a quei livelli.
nel periodo della guerra furono le donne a sostituire gli uomini impegnati in battaglia, negli anni ’70 il femminismo divenne più un movimento mistificante che non improntato sul bene delle donne e si fece molta confusione, così come nell’arte. donne che dipingevano, a parte rosalba carriera tra 600 e 700, frida kahlo e tamara de lempicka non ne ricordo molte altre prima e così nei fumetti, a parte le giussani con diabolik e antonella toffolo, non se ne sentivano molte di più. certo, icone femminili ce ne sono sempre state, nel cinema e nella musica, nella letteratura e generalizzando un po’ dappertutto arrivando a livelli superlativi. ma sembravano sempre casi isolati, ciclici, singoli, privi di un imperativo forte nel comprendere appieno che era così e basta. con un gruppo di donne non era mai successo.
con le spice girls si sono abbattute barriere che prima non si era mai riusciti a infrangere.
e oggi sono vent’anni che esistono le spice girls. o quantomeno è ventanni che si è deciso che dovevano entrare nelle nostre vite.
e sono vent’anni che se davvero questa reunion di cui si vocifera fosse vera, ci sarebbe gente della mia età che andrebbe a vederle.

oggi le spice girls sono così, o almeno due di loro.
ginger e scary non sono pervenute; posh, negli anni nei quali beckham giocava, faceva la wags di lusso soprattutto negli anni del milan e i negozi tra via montenapoleone, via della spiga e via sant’andrea ogni volta che la vedevano (quasi ogni giorno) sciabordavano magnum che era un piacere; baby è diventata una bella donna, sempre bionda e fa la mamma; e l’unica che ha avuto la lungimiranza di coltivare una carriera musicale è sporty.
melanie c al contrario di ciò che si possa pensare è una che in inghilterra riempie ancora i luoghi dove canta, ha una discreta e più che onesta carriera, lontanissima certo dai numeri esorbitanti delle spice, ma canta ancora, a dimostrazione che a noi non arriva nulla e sa la madonna se ci frega qualcosa e a dimostrazione che in inghilterra c’è una fedeltà nei confronti di ciò che viene considerata Storia che in italia manca completamente.
fedeltà che è eloquente in questo video.
melanie c per i suoi primi quarant’anni organizza un concerto il giorno del suo compleanno, il 12 gennaio 2014, e lo chiama “sporty’s forty”. non ha mai dimenticato le spice, è impossibile farlo, e infatti si fa chiamare ancora sporty e non le dà nemmeno fastidio quando la chiamano così nelle interviste di adesso. a fine concerto, parte una musichetta che è più che nota e sul palco entra baby spice mano nella mano con sporty.
e ascoltate l’ovazione del pubblico. è commovente. COMMOVENTE.
ed è questo che sono oggi le spice girls. due giovani donne quarantenni che si emozionano sul palco cantando “2 become 1” in ricordo dei bei vecchi tempi e  melanie c quasi fatica a cantare.
comprensibile suppongo che quando hai vent’anni hai una percezione irreale e impalpabile di quello che sta succedendo intorno a te, soprattutto se è una roba così enorme e universale, e dubito che le spice abbiano davvero avuto la consapevolezza di ciò che erano e sono state.
è qualcosa che si misura nel tempo. ed è quello che è successo lo scorso gennaio, quando negli occhi e nel sorriso disincantati di sporty ci sono tutti quei momenti spice e si vede, si vede che oggi è consapevole del fatto che dovrà ringraziare le spice girls, anche lei, per l’eternità.

l’aspetto meraviglioso dei post lunghi è che difficilmente le persone arrivano a leggere fino in fondo e quindi posso confessare l’inconfessabile sperando che solo pochi stoici arrivino a leggere queste righe.
ed è questo.

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avete letto bene?

9 marzo 1998.
e anche in questo caso, la mamma mi batte senza diritto di replica oltre la più umana concezione e possibilità di paragone, nemmeno nel flebile tentativo di avvicinarmisi un po’.
la mamma, trent’anni prima, nel 1968, VIDE I BEATLES DAL VIVO.
I BEATLES DAL VIVO.
io ho avuto le spice girls.
che vita di merda.
il forum si chiamava ancora filaforum e vedere all’epoca le spice girls costava 36 mila lire.
le lire, c’erano ancora le lire.
un’altra vita.
sì, lo confesso. ho visto le spice girls dal vivo.
abitavo a milano e vi accompagnai mia sorella.
non mi ricordo molto del concerto, all’epoca stavo con il mio fidanzatino storico e ci facevamo overdose di cure, smiths e joy division e i primi placebo e io imparavo a suonare il basso.
però ricordo la felicità di mia sorella.
e, sapete, vedere felici le persone che ami a prescindere da quale sia la loro personale felicità anche se si tratta in quel momento di uno stupido concerto di cinque imbecilli che saltellano e fanno i balletti e cantano merda, è una delle cose più belle della vita.
e ricordo che fu una roba piena di luci, fumo e gente, tanta gente, ma tanta.
e ricordo che anche se erano su un palco alto, ho pensato che se andava bene erano alte come me. e mi sono chiesta: tutto questo casino per queste nane?
ma quelle nane, bambini di tutto il mondo, vent’anni dopo, aspettano soltanto il 2016 per ripiombare nelle nostre vite e riproporre celebrandolo, ancora e ancora, “wannabe”.
che dio ci salvi.

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