intanto, GRAZIE RAGAZZE.
a prescindere.
GRAZIE.
è accaduto qualcosa di straordinario e assolutamente imprevedibile nella crescita costante di una simpatia verso uno sport minore, come la pallavolo in italia (uno sport che puoi essere figa quanto vuoi ma nulla taglia di più le gambe come le ginocchiere), che poi è esploso in amore puro.
parafraso il mio stesso titolo sui mondiali di calcio in brasile e lo riutilizzo per quello della pallavolo femminile, terminato domenica 12 ottobre 2014 con la prima (inaspettata) vittoria degli stati uniti.
e a metterli su una bilancia, guardo dentro il mio cuore e non so perché ma quello della pallavolo femminile “asfalta” quello di calcio in brasile.
e uso il termine “asfaltare” con cognizione di causa. è il verbo che ha usato maurizio colantoni, telecronista della rai che si occupa di pallavolo, nel commentare con consuelo mangifesta, lo stracciante 3 – 0 proprio su quegli stati uniti vittoriosi al finale contro quella cina che ha infranto i sogni azzurri nella penultima partita. quel 3 – 0 che, sì, ha fatto esplodere la passione e le aspettative per le ragazze della pallavolo. che, detta così, ahimè, ricorda le serie dei cartoni animati che guardavamo da bambini, quelle megacazzate di mimì ayuara e mila & shiro, anche se la mia preferita era la prima mimì.
questa, per intenderci.
per carità, cagata anche questa, ma dai miei ricordi la pallavolo mi sembrava un po’ più romantica e non un sacrificio assurdo come mimì ayuara che si indolenziva i polsi arrivando a farli sanguinare per una ricezione perfetta. a ripensarci adesso, sembra come quella roba del cuore di julian ross in holly & benji.
che dio ci perdoni e ci salvi per essere cresciuti con queste cagate pazzesche e guarda che razza di generazione che ne è venuta fuori.
ricordo che alle medie dalle suore c’era questa ragazza; non ricordo se si chiamava catia con la c o con la k, forse non si chiamava nemmeno così. a ogni modo, era alta, tanto alta per la nostra età di allora. e c’era questa cosa che non ho idea del perché mi sia rimasta, ma quando vedevo una ragazza alta pensavo sempre: gioca a basket o a pallavolo. che poi non facesse sport questo è un altro discorso. ancora oggi mi capita di pensarla così, anche se, ho notato, la popolazione media si è alzata.
ho sempre pensato a come ci si sentiva a essere diverse. adesso, naturalmente, lo so bene, ma allora avevamo solo 11 anni, eravamo solo bambini, bambini che giocavano, studiavano, ridevano. però ricordo le battute su questa ragazza così alta. ricordo come i bambini potessero essere anche cattivi nella loro smaliziata ingenuità.
chissà dove è finita.
ovviamente, come praticamente tutti i miei ex compagni di classe, l’ho persa di vista, anche se è un problema mio. mai stata brava a coltivare certe cose.
ma tant’è.
questa è la foto del forum di assago di milano, scattata da chiara canonici, venerdì 10 ottobre 2014, prima di italia – russia. “asfaltata” anch’essa.
ma non è per mera cronaca che scrivo di queste ragazze, questo lo lascio fare a chi di sport se ne occupa davvero.
dicevo.
è accaduto qualcosa di straordinario e assolutamente imprevedibile.
che io ricordi, non ho mai visto un interesse così forte per la pallavolo femminile, non come in questi ultimi mondiali.
siamo talmente abituati a guardare il calcio e i suoi imbecilli e inetti giocatori che dimentichiamo come dovrebbe essere lo sport.
e queste ragazze ce lo hanno ricordato.
io, lo sapete, amo il calcio alla follia e mai, mai, smetterò di interessarmene, e sono totalmente consapevole che il calcio di oggi sia una delle fregature più enormi, una perdita di tempo inutile, eppure sono ancora lì a guardarlo, perché mi piace. e ammetto, ammetto con tutta me stessa, che la gioia che mi ha dato guardare le partite di questa nazionale di pallavolo è stata una scoperta anche per me, una gioia che onestamente non provo più per una partita di calcio.
in questi ventuno giorni di mondiale (e ora che questo post lo pubblico probabilmente della nazionale del volley nessuno se ne ricorderà più), non ho perso una sola partita. se c’era qualunque altra cosa, nulla valeva di più del godersi le partite di queste ragazze. se c’erano le amiche a cena, era tassativo cenare prima per poi avere il tempo di sedersi comodamente sul divano per godersi lo spettacolo.
perché è questo che sono state: uno spettacolo.
ed è andato oltre il semplice sport.
in questa italia pallonara nella quale si sa anche quante volte caga balotelli, una parte di mondo si è accorto che non si trattava solo perché queste ragazze vincevano.
era l’aura che avevano.
semplici, belle, ognuna con il suo dramma personale e con una fierezza di altri tempi, con un’umanità che intenerisce.
semplicemente VERE. persone vere.
nessuna di loro è tipo una da copertina, a parte la piccinini e la arrighetti e poi e poi, e comunque mai ai livelli di un qualunque calciatore di oggi.
in questa italia pallonara, se c’è una cosa che nel calcio si è completamente persa, è la purezza. e l’umanità.
i giocatori di calcio sembrano così irraggiungibili come fossero degli dei, e siamo talmente abituati a questo mondo lontano che non ne vediamo più nemmeno l’umanità.
sì, il gesto di florenzi è stato bello, il salire le gradinate per abbracciare la nonna dopo un gol, e così dovrebbe essere. ma non lo è più. e infatti, è stata una notizia l’umanità del gesto.
il che fa capire davvero tante cose su dove il mio amato calcio sia finito.
e davvero è accaduto qualcosa di straordinario e assolutamente imprevedibile.
amare queste ragazze.
sorridere appena le si vedeva in campo.
la gioia che, personalmente, mi hanno lasciato.
la tenerezza nel loro “essere” e nel loro essere “curate”. che so, le mollette colorate e lo smalto della del core, i tre braccialetti che insieme formavano i colori della bandiera italiana della diouf, quello singolo verde che sembra cucito con l’uncinetto della chirichella, le trecce della costagrande, della lo bianco e della de gennaro, la polsiera della stessa de gennaro e il suo tatuaggio a stella sul collo sotto l’orecchio destro, il trucco perfetto della piccinini, l’esasperante mangiarsi le unghie della arrighetti, tipo.
e il loro modo sincero di gioire per un punto, il loro essere “gruppo”, il loro entusiasmo.
dovrebbe essere normale scrivere di sport raccontando queste sensazioni, invece non lo è affatto. e fa strano.
queste ragazze, orchestrate da quel bonitta cacciato e ritrovato anni dopo, hanno regalato molto di più di semplici vittorie.
hanno detto che bonitta è riuscito a mettere insieme un gruppo di veterane e nuove.
hanno detto che questa italia ha vinto comunque l’oro.
col cazzo.
se lo vinceva davvero ero ancora lì a festeggiare.
e mi faceva ben sperare che le maglie delle ragazze ricordassero quelle dell’italia di berlino, con quella fascia blu sotto le ascelle che sembrava sempre sudore.
certo, bonitta ha lasciato un ricordo concreto delle sue ascelle, dettaglio che ho scoperto non è sfuggito solo a me: crampi sportivi lo annovera tra le cose che ci si ricorderà di questo mondiale, insieme ai bicipiti della arrighetti.
anche se credo sia il tweed di lazzaroni che prepotentemente cambia il punto di vista e fa davvero capire dove queste ragazze sono arrivate.
scrive: “l’italia è la quarta potenza mondiale della pallavolo dopo stati uniti, cina e brasile.” che detta così, davvero, c’è di che esserne orgogliosi.
è stata una bella avventura questo mondiale.
che manca un po’. è questo che ci siamo dette io e vi la sera della finale. ci manca la pallavolo.
ci manca vedere ogni giorno questa italia, ci mancano le telecronache di colantoni e della manifesta e i commenti tecnicissimi e fantastici di andrea lucchetta. una sera, ricordo, ci è persino mancata simona rolandi, la giornalista sportiva rai che faceva da collante tra le partite e il “salotto”.
e poi sono accadute due cose che, conoscendomi, hanno dell’incredibile.
ho sorriso ininterrottamente durante l’edizione delle 13 di studiosport su italia1 di lunedì 13 ottobre quando ho visto che l’ospite era valentina diouf (che mediaticamente è diventata il simbolo di questa nazionale apparendo anche da fazio a “che tempo che fa” domenica 19 ottobre). e non perché non sorrida mai, ma quell’edizione è stata fighissima. che meraviglia, e che gioia.
ecco quello che hanno fatto queste ragazze.
hanno regalato un sorriso. un sorriso che è durato tre settimane in un momento storico italiano che gesù.
e la seconda. oggi venerdì 17 ottobre appena ho visto che c’era la replica di una partita del mondiale, ho spento studiosport e me la sono (ri)guardata sul mac. chi mi conosce bene sa che l’unico modo per non farmi finire di vedere un’edizione di studiosport è staccarmi la corrente nel mentre.
invece oggi, è accaduto questo.
è stato un bellissimo mondiale.
e queste ragazze hanno fatto sognare, tifando per loro di un tifo talmente puro e sincero che non è facile dimenticare.
e allora, bambini di tutto il mondo, questo qui sotto è il mio omaggio a queste ragazze.
che vi presento.
a modo mio. decisamente a modo mio.