tiberio tein bota!

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lo abbiamo amato.
e lo amiamo ancora.
lo abbiamo calpestato e attraversato innumerevoli volte.
e continuiamo a farlo.
lo conosciamo da che abbiamo memoria.
e i nostri genitori e i nostri nonni e anche quelli prima, fino ad arrivare all’ultima radice dell’albero genealogico.
e oggi che compie 2000 anni, è ancora lì.
noi passiamo e lui ci guarderà farlo.
anche se non lo attraverseremo più, un giorno.
il ponte di tiberio a rimini ha la maggiore età, la cifra tonda invidiabile, e non li dimostra.
perché ci sostiene ancora.
e quando non lo viviamo andiamo a cercarlo.
e ci tuffiamo nella magia del borgo san giuliano.
dove, domenica 7 settembre, si è conclusa la diciannovesima edizione della festa del borgo, per tutti i riminesi la festa de borg.
la festa de borg ha la mia età: 38 anni. e si ripete una volta ogni due, la qual cosa rende questa festa di “quartiere” attesa e amata.
peccato che il borgo san giuliano non sia un quartiere qualsiasi.
è il borgo felliniano per eccellenza, è il borgo che federico fellini racconta in “amarcord“, è il borgo che ha vissuto davvero ciò che narra fellini. e mio babbo mi tramanda che la tabaccaia esisteva davvero e molti dei personaggi del film che si credeva immaginari.
così come il ponte di tiberio.
è il ponte che, sempre mio babbo, mi diceva che era stato bombardato durante la guerra ed era rimasto in piedi, è il ponte che ho disegnato in “io e te su naboo“, il mio primo libro a fumetti, quello sul quale manuela rivede federico per l’ultimo addio, quello sul quale quella nebbia disegnata io l’ho vista davvero, una notte caldissima di agosto, proprio lì, su quel ponte.
ed è il ponte sulle cui pietre, ogni due anni, la gente si accalca per vedere i fuochi d’artificio.
questi.
li ho filmati durante la festa de borg 2008. e credo di non essermeli persa mai da che ho vita.
per chi non l’ha mai vissuta, è difficile descrivere ciò che è la festa de borg.
non ci sono chissà che bancarelle o si mangi sopraffino, ma la pida salsiccia e cipolla e il vino rosso con la ciambella finale, è sì qualcosa che si può mangiare sempre, in romagna, ma è il farlo tra quelle piazzette, tra quelle vie, piene di musica, balli e luci.

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e dipinti.

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e biciclette.

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quando ero piccola, passeggiando per quelle viette, gli anziani tenevano aperte i portoni delle loro case e molti, quelli che oggi hanno l’età dei miei, invitavano i passanti nei giardini interni o nei loro salotti per un bicchiere di sangiovese.
oggi non si fa più.
oggi si sta un po’ più attenti e la generazione 2.0 preferisce piuttosto lasciare aperte le tende per far vedere all’interno che gioiellino di case ci sono nel borgo. i giovanissimi invece, ci provano sempre a renderla una festa nella festa. domenica sera, passeggiando vicino al “dinein”, in un casa a fianco, un gruppo di ragazzi stava sistemando una cassa di uno stereo su un davanzale. per dire.
e, dopo la riqualificazione del borgo, oggi le targhette di chi ha sempre vissuto nel borgo campeggia fuori dalle case, per ricordarli.
è tipo il caso del “dinein“.
la casetta era di dino, detto dinein dal dialetto romagnolo, e quando passò alle nipoti loro lo trasformarono in una tavernetta deliziosa, intima, con pochi piatti e un buon bere, dalle birre al vino.
ancora oggi, nella nuova gestione di francesco e della robi, continua a essere un posticino nel quale una parte del mio cuore è rimasta lì.
durante la festa del borgo, la via del dinein era strapiena di gente, il “lurido” anche e la “marianna” aveva apparecchiato tavoli in legno direttamente sul ciottolato. spettacolo unico.
anche se per me, questa festa de borg la associo a ERON nei miei nuovi ricordi.
davide ERON salvadei, di fama a rimini, lo si conosce da sempre; i suoi graffiti erano i più belli che si fossero mai visti e il suo “krimini” sul muro della stazione per anni è stata la visione di quando noi universitari rientravamo in città.
oggi che espone al MoMa, rimini lo riscopre e se ne vanta.
e rende me ancora più orgogliosa di aver lavorato nella stessa chiesa nella quale lui ha dipinto la volta.
questa festa de borg la associo a lui perché quando si attraversa il ponte di tiberio, tenendosi il corso e l’arco d’augusto alle spalle, la casa color rosa, quella che all’angolo ha via marecchia e che oltre ha il “bar vecchi“, l’ex “acero rosso” poi “la lavanda della miranda” gestito da serena grandi (oggi chiuso) e la tabaccheria di domenico, prima della strada che divide da “la marianna” e un’altra dal “nud e crud” di sergio, ha una sua opera su via tiberio.

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perché se si arriva dalla ferramenta “C.I.T.A.” e si prende sulla sinistra il vialetto di ghiaia che porta al parco, sulla destra campeggia un’altra sua opera.

IMG_4558e poi perché capitava di bere birra, la riminese per eccellenza l'”amarcord“, e sull’etichetta c’era il personaggio de “la gradisca” disegnata da davide.

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ricordo che eravamo nella prima piazzetta che si trova prendendo via marecchia e, come a ogni festa, c’erano banchi e panche, il tendone per le piade e io mi stavo mangiando la pida con la salsiccia e bevevo il vino rosso in attesa del dolce, l’immancabile ciambella; e, affianco a me, si erano sedute una coppia di amici, marito e moglie, di quelle che si vestono bene per uscire la sera. non solo la magia della festa fa adattare chiunque a una cena non sempre comoda, ma mi ha lasciato sorpresa e perplessa che uno degli uomini beveva birra e non si era nemmeno accorto che aveva tra le mani una birra con l’etichetta disegnata da davide.
ho pensato a quante cose non si ha l’abitudine di osservare, a quanti momenti tante persone perdano e di cui ignorano totalmente l’esistenza. che peccato vivere senza rendersi conto di farlo.
sta bon che avevo la ciambella e il vino!

IMG_4476c’era davide ovunque, vedevo qualcosa di suo ovunque. e che meraviglia, sì, che meraviglia…

IMG_4447 questa edizione della festa de borg peraltro dicono sia stata una delle più piene degli ultimi anni. ed era vero. io, una domenica della festa de borg così piena, non me la ricordavo da tempo.
il tema romano della festa poi è stato azzeccatissimo: pochi soldini (per chi le ha viste tutte ci si accorge quando ce ne sono pochini) e ciò che hanno pensato di fare è stato creare un percorso nei quali dei pannelli di forex illustravano e spiegavano le origini della festa, del borgo e del ponte. veramente belli e veramente interessanti.

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il tutto in quella cornice magica, in quelle stradine piccole e normalmente silenziose, colorate, vive per l’evento.
ho amato la festa de borg da quando si abitava due strade più in là e continuerò ad amarla fino a che mi batterà il cuore, perché dove mi volto ho un ricordo indelebile della mia vita.
e amerò il ponte di tiberio per lo stesso motivo, bambini di tutto il mondo.
e spero che tenga bota per tanto, tanto tempo ancora, in duemila di questi anni ancora.

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e qui sotto, una vecchia, vecchia storia ambientata proprio durante una delle feste del borgo che ho vissuto.

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