(s)trip to gaza, pencils not bombs

MabelMorri_Gaza01_blog

è mercoledì 6 agosto quando vedo una notifica su facebook da parte di claudio calia (autore, tra gli altri, di “piccolo atlante storico geografico dei centri sociali italiani”, becco giallo 2014) che mi invita a mettere “mi piace” su una pagina che si chiama “(s)trip to gaza, pencils not bombs“. vado a controllare, e nelle informazioni la pagina mi spiega che si tratta della volontà di raccogliere autori (iniziativa creata da fumettisti, illustratori e disegnatori) per una campagna per la raccolta fondi per gli ospedali di gaza, il tutto orchestrato da marco ficarra.
in un post mi spiega ulteriormente che gli autori sono invitati a disegnare qualcosa che richiami alla pace, possibilmente, legato al confitto israele – palestina, e qualora si partecipasse ogni diritto per il disegno inviato cede per essere venduto a un’asta per la raccolta fondi.
nell’arco di una giornata la pagina riceve 342 mi piace (lo è adesso, alle 21,06 di mercoledì sera), autori la condividono e la twittano.

partecipare?
ho solo la mia arte, posso solo disegnare, non posso certo far fermare questa stupida guerra, è il minimo DOVER partecipare.
e non entrerò in merito a spiegare cosa sia la striscia di gaza, il suo muro e il genocidio che vi si sta attuando. teoricamente, si dovrebbe sapere. teoricamente.
c’è da chiedersi del perché gli ebrei stiano tentando di infangare la memoria dell’olocausto causando a loro volta qualcosa di molto simile, ad altri, e, certo, in un mondo diverso.
e certo, a informarsi bene sulle cause, non essendo lì, non fondamentalmente vivendolo, non è dato sapere perché e da che parte stare. e non è dato sapere se mai finirà. eppure, nel piccolissimo, microscopico mondo dei disegnatori si prova a fare una raccolta fondi per almeno gli ospedali. si prova a fare una piccolissima, grande cosa.

ci arrivano immagini di bambine che raccolgono libri tra le macerie, di bambini uccisi mentre giocavano sulla spiaggia, di ospedali bombardati. e ciò che è più drammatico è che molti di noi vedono solo immagini. mi riporta a quando c’era la guerra in bosnia. le tv, le radio, quel poco di internet che c’era allora inondavano di notizie agghiaccianti. ed io, come tutti, ero in spiaggia a godermi l’estate. e mi ricordo che guardando l’orizzonte del mare, a riva, bagnando i piedini, mentre il sole mi bruciava la schiena, pensai: oltre questo mare, adesso, c’è una guerra. e mi domandai guardando la spiaggia e la battigia piena di turisti e bagnanti, quanti fossimo, su quella spiaggia, a pensare a quello in quel momento. pensai: nessuno. ci dispiace tanto ma non si può fare nulla (e peggio ancora, ce ne si dimentica perché non se ne parla più.
e non bisognerebbe mai dimenticare).

ma qualcosa si può fare. certo, molto piccola, ma è qualcosa. in fondo, si sa, non è questa la generazione dei cambiamenti, la mia è la generazione che si prende le inculate dal mondo, non come i nostri nonni che hanno fatto i soldi e i genitori ne hanno goduto e, oggi, il mondo va così e chi ne fa le penne, siamo noi figli. si sarebbe mai pensato che studiando, avendo persino trovato un lavoro, all’alba dei quaranta ci si sarebbe ritrovati a casa, disoccupati?
certo, io disegno, per me è leggermente diverso, non foss’altro per i sogni che alimentano la mia vita.

e un altro sogno ce l’ho. se un mio disegno può anche solo aiutare a comprare un mattone di quell’ospedale, be’, in quel niente che è la mia vita di fronte a quelle vite perse, la mia arte non è sprecata.
e allora, disegnatori e autori, qui la pagina Facebook con indirizzi mail ai quali mandare i file dei disegni, qui l’indirizzo instagram sul quale seguire l’iniziativa oltre alla pagina tumblr striptogaza.
qui gli articoli di comicoutredattoresociale, radiokairos, freenewspos,  i primi a interessarsi alla causa parlandone e divulgandola, nonostante fosse agosto e fossimo un po’ in giro per le vacanze.

e infine qui sotto (e sopra all’inizio del post), bambini di tutto il mondo, il mio contributo.
per non dimenticare.

MabelMorri_Gaza02_blog

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