Noi eravamo lì

“Torna per il terzo anno l’iniziativa di Chiamami Città. […] una graphic novel di Mabel Morri in omaggio nei caffè, ristoranti e cantinette di Rimini, Riccione e Santarcangelo.
[…] Chiamami Città e Ondalibera Eventi vi invitano all’appuntamento con la terza stagione di “Un bicchiere come complice”: racconti brevi e gradevoli da assaporare nel tempo di un buon bicchiere.
Dai primi di dicembre, chi ordina un drink in alcune cantinette, bar e ristoranti di Rimini, Riccione e Santarcangelo riceverà in regalo un libro piccolo, ma non un piccolo libro. Perché “Un bicchiere come complice” è una collana di racconti inediti appositamente ideati per l’iniziativa, con Rimini protagonista. Storie piacevolmente attraversate dal garbino, perchè scritte da autori locali o ambientate nella città.”
Recitava così l’annuncio promozionale di questa splendida iniziativa, gratuita e sorprendente nei risultati. Ora che non esiste più, ripropongo il testo e qualche vignetta di quell’albo perduto nella materia ma salvo nella memoria. Continue reading

come i mammut

occupare-autogestire

la prima e unica volta che partecipai a un’occupazione a scuola fu tipo a 16 anni. credo. perché nel frattempo ho i capelli bianchi e, sinceramente, pensavo che le occupazioni a scuola si fossero estinte come i mammut. sbirciando tra le notizie, scopro che non è così, ma che, come vent’anni fa e come prima di noi i nostri debosciati genitori sessattontini, si svolgono ancora.
ora, dovete sapere che faccio parte di quella generazione di mezzo, quella nata tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, quella per intenderci che con i nostri genitori a fare gli hippie e a guardare dal vivo i beatles, ci suggerivano di seguire le loro orme, quelle cioè del dopo woodstock quando loro si erano divertiti come matti e poi avevano messo su famiglia, università, lavoro bla bla bla. così dovevamo fare anche noi, a parte aver avuto i cartoni animati giapponesi e a vent’anni le spice girls invece tipo dei doors, e oggi come allora niente, è ancora così. ti dicono, laureati e poi fai il lavoro per cui hai studiato o quello che c’è ma da avere uno stipendio fisso mensile e che non sia tipo operatore ecologico che fa brutto. al massimo va bene anche quella cosa con il computer. che tradotto sarebbe tipo il visual designer. Continue reading