rosa cenere nel giorno della memoria

Rosa Cenere

la mia generazione, quella dei nati tra la metà dei ’70 e gli inizi dell”80, era quella di mezzo.
forse solo genitori molto vecchi e nonni ancora vivi si ricordano la coda di quegli anni; i miei genitori, per esempio, nati a cavallo dei ’50 hanno goduto del ritorno economico del dopo guerra, vivendolo nel pieno come pochi. erano giovani quando erano giovani i beatles e hanno visto molte cose che, a pensarle adesso, fanno un po’ invidia. ma tutto lo splendore economico dalla fine della guerra finanche oltre gli stratosferici ottanta è stato loro.
a me e quelli della mia generazione rimangono le briciole di quello splendore. a me e a quelli della mia generazione ci hanno lasciato incompiutezza e precarietà.
chiarisco: non mi lamento. ogni vita in ogni epoca è preziosa e se in quel tempo è nato, confido che un senso da qualche parte ci sia oltre a sospettare che la vita sia molto, molto burlona.
eppure, come le cose più grandi di noi e inspiegabili, la Storia con la esse maiuscola ogni anno ci ricorda il giorno della memoria, e una storia che come poche è a tutt’oggi indescrivibile. anche a non averla studiata a scuola la faccenda olocausto e shoah è una roba che ti fa venire i peli alti sulle braccia così, è una di quelle pagine nere che più ne sai più rattrista e disgusta.
e almeno in questo, se charlie hebdo e il suo hashtag jesuischarlie è già passato di moda, il mondo mi dà speranza e mi sorprende nel ritrovarsi unito nella memoria di quella pagina che avremmo preferito non fossero mai scritte. Continue reading

il giorno della memoria

Rosa Cenere

difficile, difficilissimo trovare un modo per iniziare questo post.
potrei iniziarlo così.
un pomeriggio apro fb e trovo una mail collettiva di jacopo dronio che chiede ai disegnatori ren e ad altri suoi contatti la disponibilità nel partecipare a “rosa cenere”, mostra organizzata dal centro di documentazione del cassero e dai volontari per il giorno della memoria (lunedì 27 gennaio 2014), chiedendoci nello specifico un’illustrazione in bianco e nero e un colore solo, il rosa, simbolo dei gay nei campi di concentramento e l’intenzione, quindi, di ricordare ciò che non solo gli ebrei, ma anche tanti gay, hanno drammaticamente e indimenticabilmente vissuto.
ma no, questi sono i fatti.
potrei iniziarlo semplicemente con una parola sola.
auschwitz. Continue reading