Figurine: Ilaria Amenta

Giornalista di Radio1 Rai, conduttrice di Cento Città dalle 9.30 dal lunedì al venerdì. Figurina #111 S2.

Hanno continuato a informarci e a muoversi sul territorio per raccontare a noi telespettatori e radioascoltatori, costretti in casa in quarantena a causa della pandemia di coronavirus da marzo a maggio 2020, a osservare il mondo attraverso le loro notizie.
I giornalisti, almeno per come li ho seguiti io e con i miei gusti, mi hanno dettato i tempi delle giornate.
Li ho amati, mi hanno dato le informazioni corrette e la loro professionalità è stata fondamentale per un movimento troppo criticato, reso precario, sottopagato e spesso mortificato.
Le redazioni de Il Post e Linkiesta sono stati fari in un momento storico nei quali facevano cilecca anche i quotidiani “potenti”.
Radio Rai tra le trasmissioni del mattino, dal radiogiornale a Radio Anch’io con Giorgio Zanchini a Centocittà sono stati preziosissimi nell’informazione.
Ilaria Amenta presenta Centocittà insieme a Gianluca Semprini e Duccio Pasqua. Appena partito il lockdown la redazione si è riorganizzata, più lavoro da casa e meno presenze possibili in radio. Così le prime due settimane, quelle che a pensarle adesso erano un brancolare nel buio più nero con solo le cifre delle vittime come pugno nello stomaco quotidiano, i giornalisti turnavano.
Il fatto è che in quelle settimane centrali di marzo tra notizie di contagiati e morti c’erano anche i sopravvissuti. Amenta, in quel momento nel quale qualunque spiraglio faceva piangere, dai flashmob al balcone alle bandiere esposte, dalla solidarietà digitale a quella delle raccolte fondi per le terapie intensive, dalle videochiamate agli abbracci virtuali, ha intervistato due pazienti guariti dal Covid-19, ripeto, in un momento nel quale sembrava non salvarsi nessuno.
Alla fine della prima testimonianza, in diretta, era evidente la voce di Amenta incrinata dalla commozione dell’ascoltare quel signore che raccontava il ritorno a casa.
C’era anche questo, quei giorni nei quali come mai ci siamo sentiti tutti uguali, umani e impotenti, indifesi ma ricchi di quell’umanità troppo spesso dimenticata.
Amenta che si commuove in diretta me l’ha fatta sentire vicina.
Ho scelto lei tra la categoria dei giornalisti che magari mi hanno fatto diventare una saputella nelle videochiamate ma che ringrazio per la bravura e la professionalità esemplare.

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