L’abbigliamento dei turisti nelle località balneari nel giorno di pioggia

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Capita.
Nonostante le previsioni, c’è sempre una probabilità che la pioggia non arrivi. Ma se arriva e fa anche un po’ fresco, tocca arrangiarsi con ciò che c’è in valigia, rischiando abbinamenti improbabili.

Le scarpe giallo evidenziatore spiccano ancora di più sul cemento grigio e bagnato.
Le calze sono quelle alte, lasciate però a mezza altezza; gli schizzi dell’acqua quando si cammina capita finiscano sui polpacci, una sensazione orribile.
Lo scrupolo dell’essersi portati un pantalone lungo c’è sempre, certo di tessuto leggero e poco ingombrante in valigia, ma a indossarlo con due gocce di pioggia fa tanto inverno e invece è ancora estate; così, i pantaloncini corti, quelli con le tascone laterali e i risvolti vincono.
E siccome si va al ristorante, per quanto sdoganate le maglie da calcio, forse è meglio una maglietta a righe classica, alla marinaretta.
Il tutto chiaramente senza trovare un accordo con gli abbinamenti cromatici. In fondo il K – way è blu e lo zaino amaranto, che importa ormai…
Intorno le colline liguri, i campi a terrazza e le nuvole basse che sfocano le punte degli alberi.
Per arrivarci Waze ci fa passare in mezzo a colate di asfalto piene di curve nel verde rigoglioso del cielo grigio e sembra di stare nella giungla o, più semplicemente, a casa di qualcuno. Poi tre cartelli avvolti nelle fronde indicano due B&B e la frazione di Comeglio. Moneglia ci apparirà poco dopo altre diverse curve a u e incrociando un motorino sbuffante una scia lunga di fumo dalla marmitta: un cartello ancora più piccolo dei precedenti ci da il benvenuto.
Il ristorante si affaccia su uno scorcio mozzafiato: un’insenatura a v e una lingua di spiaggia laggiù, case arroccate una sopra l’altra dalla prospettiva della collina. La veranda è coperta da intrecci di vite di uva bianca e nera e da kiwi che penzolano ispidi. Sedie di plastica bianca e tavoli in pietra tondi, senza tovaglia, ancora bagnati dalla pioggia di un’ora prima.
Il vermentino viene servito in caraffa. Quando lavoravo al ristorante a Rimini, il Pigato e il vermentino ligure facevo molta fatica a proporli, perché quando si ha troppa scelta si perde di vista il gusto che si vuole sentire nel palato e, poi, ci sono vini che anche solo nella memoria caratterizzeranno un luogo rispetto all’altro. Io ho ricordi di vini in determinati momenti, come una colonna sonora, perfetti per il momento, forse perché inusuali nella quotidianità, come la sera sotto la Colonia Fara a guardare il tramonto, mentre gruppi di giovani e famiglie si facevano portare in spiaggia cartoni di pizza e focaccia al formaggio e noi avevamo mezza bottiglia di Pigato. Quel Pigato rimarrà per sempre in un istante dell’ultima luce del giorno, nella mia memoria, due bicchieri di carta bianchi con strisce verde chiaro, seduti uno accanto all’altro guardando laggiù Portofino che iniziava a farsi bella per la notte.
L’aria è fresca e il vino picchia.
La crostata con la marmellata di ciliegie fatte in casa ha già un che di memorabile, appena portate al tavolo a fianco, nel quale, sedute due signore con le collane di perle al collo e un signore con la chierica evidente intorno a capelli bianchissimi, se le centellinano con cura.
Finirà con me stesa nel letto a riprendermi dalla gatta e di come ero vestita in vacanza in un giorno di pioggia, stropicciata e cromaticamente sbagliata, non rimarrà che poche righe in questo blog, mentre nei miei ricordi un pranzo con un vino squisito.

È capitato a chiunque, di trovarsi in vacanza al mare con una valigia o sacca piena zeppa di costumi, infradito, vestiti leggeri senza pensare minimamente a quell’unico giorno di pioggia nel quale rinfresca e per il quale bisogna coprirsi un po’, non tanto, giusto una felpa leggera, un po’ più di tessuto sulle braccia, ma non c’è, c’è il K – way appallottolato rimasto in valigia dal Portogallo, c’è quello, e, soprattutto, non si abbina con niente, niente naturalmente di ciò che si è messo in viaggio.
In Portogallo ci viene detto che è un’estate fredda quella del 2018: di solito a Lisbona a metà luglio si boccheggia sopra i 30 finanche ai 40, quando ci vado io non si superano i 24 gradi e la sera si scende verticalmente sotto i 18.
Io sdogano le mie maglie da calcio, ogni giorno una diversa, da quella del Portogallo di Euro 1996 a quella del Milan 2017/18, l’ultima dell’Adidas dopo un ventennio.
A Sintra tira un vento freddo che fa venire il mal di testa: sul castello come ci si sporge dalla merlatura guelfa quasi che sposta dalla violenza. È la giacca anti vento che mi salva. Comprata per un vezzo (un K -way serve sempre nell’armadio), alla fine il vento e il freddo inaspettato del Portogallo vengono tenuti a bada da quel vezzo comprato per caso, in offerta, appeso in mezzo ad altri di diverse taglie, dello stesso colore ma anche giallo e arancione evidenziatore come alternativa.
La sera a mangiare fuori nei cortili e vicoli di Alfama, quando scende la temperatura, è quella giacca che prendo dallo zaino.
A Belem quando il blu cozza con il rossonero della casacca del Milan basta guardare poco oltre la cattedrale con già la coda di turisti per entrare, basta guardare oltre, non dalla parte del Cristo Re dall’altra parte del fiume, di là a monte, dove sorge lo stadio della Belenenses, ‘che su quegli spalti puoi vestirti come ti pare.

A Rimini quando piove i turisti riempiono le vie parallele del lungomare per una passeggiata guardando le vetrine dei negozi.
Il disegno di copertina è ciò che vidi un pomeriggio, quando ancora vi abitavo, uscendo a comprare un pacchetto di sigarette, quando ancora fumavo.
È quando poi te ne vai e ritorni che vedi ciò che rimane uguale o ciò che è cambiato, chi vive nel quotidiano un luogo tende a perderne qualche contorno, mentre chi torna tende al contrario a sfumarlo di significati del tempo che fu, romantici e malinconici.
Quel giorno vidi turisti vestiti in modo davvero imbarazzante, evidentemente impreparati al brutto tempo e coperti da tute di viscosa che sembra moquette, mantelle anti pioggia, piumini sopra i pantaloncini da calcio ma chi anche, dignitosamente, cercava di abbinare righe e quadri di camicie e pantaloncini, sopra a rossori da abbronzatura feroce.
Quella pioggia a Rimini capitò davvero inaspettata. Fu un fuggi fuggi generale dalla spiaggia o, come facevamo sempre, abbracciati da teli fradici, a ripararci nel bar della spiaggia, i piedi bagnati nelle ciabattine zuppe, i capelli gocciolanti e sorrisi sotto guance arrossate per la corsa. Come Selvaggia, dopo il pic nic in Sapore di mare, quando i ragazzi colti dal temporale estivo si fermano sotto una giostra chiusa e il suo primo piano nello scoprire Gianni che ride e scherza con Virna Lisi sotto un ombrello color panna denota la sua ancora oggi sfacciata bellezza dei 15 anni e uno sguardo fissato per sempre sulla celluloide e di noi spettatori.

Su Instagram foto di persone seguite che immortalano le copertine di libri nelle giornate di pioggia: immagino divani di case estive, polverose, aperte da poco e illuminate da abat – jours dalla luce gialla, scuri di vernice verde scrostata, tende chiare svolazzanti nel venticello pre pioggia. In quelle foto si sente l’odore di bagnato, di carta gialla di edizione vecchie, la polvere in gola nello sfogliarli, la sensazione dell’aver ritrovato qualcosa di dimenticato ma prezioso. Il portico col pavimento in cotto e i rigagnoli di acqua piovana, i gradini di muratura nell’entrare nel salotto aperto sul giardino e le sedie in metallo con ornamenti floreali riverse sul tavolo un po’ arrugginito. Un’ulteriore foto dell’estate nella giornate di pioggia.
Lo Stadio Comunale di Chiavari riposa. La Virtus Entella ha vinto 2 – 0 contro la Salernitana domenica nel terzo turno della Coppa Italia. Chiavari stessa, nelle giornate dello Sbarassu, nella pioggia fatica eppure i carruggi si riempiono dei locali e dei forestieri, come me, che sfoglia vecchi album di figurine dei Calciatori, i libri dell’Urania e quelli dei gialli Mondadori, le riviste di Calcio illustrato e quelle dei fumetti come Corto Maltese, che gironzola tra le bancarelle con le sue scarpe giallo evidenziatore e il K – way blu.

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