Secondo trasloco in quattro anni.
Tra agosto e settembre ho rimesso mano alla mia vita, l’ho chiusa nei cartoni e l’ho spostata di nuovo.
Ma spostare significa trovare.
In questi casi, ritrovare: se stessi, i propri sogni, la propria infanzia, e farne un punto su chi e cosa sono diventata.
Trasloco 01.
Ila lo aveva detto che io ci avrei messo il doppio del suo tempo a smontare le librerie e a scegliere i libri che non ci seguiranno nella nuova casa.
Ogni volume è un ricordo.
“Ti prendo e ti porto via” di Ammaniti ha ancora la cartolina/segnalibro a pagina 171 – è una cartolina del “mio periodo delle cartoline” (il disegnatore mi piaceva molto all’epoca): le collezionavo ovunque, e tutte, da quelle dei musei e delle opere d’arte a quelle dei festival a quelle degli eventi anche enogastronomici -, non sono mai riuscita a finirlo e l’ho lasciato impolverare e mi domando se dargli una seconda possibilità prima o poi.
“Fluo” e “Destroy” che ho profondamente odiato riescono a sopravvivere alla cernita del quarto trasloco, non riuscendo a metterli nella pila dei libri da vendere/da biblioteca/da regalare – non ci riesco per un paio di motivi; il primo: dentro c’è un biglietto del treno, datato 1999, quando vivevo a Milano e la tratta Rimini – Milano era settimanale e quando i biglietti erano buoni per i filtri delle canne e richiamavano al gioco delle pareti dei regionali, quei cerchi metà blu e metà sfumati su sfondo grigio sporco, e il secondo: magari un giorno (ma ne dubito fortemente) verrà riscoperto e tra vent’anni sarà un manuale importante per risalire a quei tempi.
“Il fu Mattia Pascal” ho voglia ADESSO di rileggerlo perché sono nella fase dei “classici moderni” e il prossimo libro in lista è “La chiave a stella” di Primo Levi, con una voglia matta di Cesare Pavese.
Vittorio Giardino è finito insieme ai cartonati francesi, a una serie che non ho mai finito, a Gibrat.
Baru e il suo “Gli anni dello Sputnik” dorme accanto a “La cahier bleu” di Juillard a sua volta appoggiato a Chute.
Manara accanto a libri per ragazzi e all’Eneide di classica memoria e dalle pagine ingiallite: penso alle possibili combinazioni ironiche e involontarie.
Oohhh… i 100 pagine a 1000 lire!…
Sarà un disastro.
E ho appena iniziato.
Ila lo aveva detto.
Accidenti.