Nel mentre del trasloco, pranzi solitari sul vecchio tavolo in mogano della vecchia casa con la cucina dagli sportelli azzurrognoli.
Di solito con pizza e birra. E partita.
Il terzo.
Mercoledì, tra primo e secondo tempo della partita Benevento – Roma, sono andata in paese a comprare la birra al supermercato familiare vicino alle poste (e unico – a parte le vecchie drogherie e latterie e il frutta e verdura come una volta -, fino a un mese fa, quando a fianco della pescheria hanno aperto il SUPERMERCATO serio) e me ne sono tornata con altri cartoni che non sapevo se avrei utilizzato o meno.
Nel frattempo, Dzeko aveva segnato un altro gol.
Mi sono guardata quello che rimaneva del secondo tempo, ho schizzato qualcosa sull’unica moleskine rimasta nel mio zaino con l’unica matita nell’astuccio – che fortunatamente non era di quelle consumate -, e poi tra l’anticipo e Juventus – Fiorentina avevo 45 minuti per la cena.
Cena che con moltissima fantasia quando sono sola, capita che sia pizza, per pigrizia principalmente.
Così, su Fox, trasmettono Athletic Bilbao – Atletico Madrid.
In Spagna funziona così: per abbreviare una partita come questa si dice IL Bilbao e L’Atletico, così come, se fosse, Real Madrid – Atletico Madrid, sarebbe IL Madrid e L’Atletico. Normalmente, l’Atletico è scontato sia di Madrid.
Va be’.
L’Atletico indossa la terza maglia.
Da qualche anno a questa parte, le terze maglie delle squadre di calcio hanno sollevato spesso obiezioni, dai tifosi e non.
Come non ricordare gli sfottò per l’Inter con la maglia di Europa League che sembrava una lattina di Sprite?
Quest’anno sono meno obbrobriose.
Tutte e tre, Atletico, Inter e Roma, sponsorizzate Nike, con colori diversi hanno in comune le strisce laterali su maniche e pantaloncini e una scritta della squadra sul finire della maglia che si legge in controluce – un po’ come quei quadretti del Cristo che a seconda dell’inclinarlo a destra o a sinistra, appare o con la corona di spine o mentre benedice -.
Quella dell’Inter mi ricorda, non so perché, quella a strisce che realizzò la Umbro e con la quale i nerazzurri vinsero la Coppa Uefa contro la Lazio nella stagione 1997/98. Giocava ancora Ronaldo, giocavano ancora i calciatori fondanti della mia memoria calcistica, almeno quelli dopo van Basten.
Mercoledì ho mangiato di nuovo la pizza, nella stessa identica posizione di tutte le altre volte, con una partita come sfondo. E la birra.
Volevo raccontare un’altra cosa, nella vecchia cucina con gli sportelli azzurrognoli della vecchia casa sul vecchio tavolo dal colore bello.
Ma mi è venuta così.
Comunque, anche ieri sera ho mangiato la pizza, guardandomi Villareal – Espanyol e, successivamente, Levante – Real Sociedad.
E niente.
Probabilmente nella casa nuova queste abitudini me le porterò dietro. Credo.