Le mie ragazze

Tornare in studio dopo una trasferta di lavoro nel fine settimana.
E ritrovare i personaggi del mio nuovo romanzo a fumetti su cui sto lavorando, le ragazze di “Volevamo essere le Spice Girls”.

È la prima cosa che mi è venuta in mente di dire appena entrata nello studio, martedì sera.
“Ciao ragazze!”, come fossero reali – e per me lo sono -, persone con cui vivo e lavoro ogni giorno, e con cui ho voglia di tornare a lavorare, e che mi sono mancate.
Fa specie, ma per me è così: i miei personaggi mi sono mancati.
Li sto impiastricciando per bene, devo capire ancora delle cose in queste prove di colore, devo ancora trovare una misura e quegli occhi di Miriam che continuano a farmi la pernacchia.
Ma loro ci sono, con le loro personalità; le loro storie ci sono, sulla carta e dentro, di me e nella mia testa; loro sono assolute protagoniste di un fumetto che sta nascendo, che già c’è e che prende forma, piano, come qualcosa che si ama così tanto da volerlo coccolare il più possibile prima di lasciarlo andare.
Mi esaurisce e mi fa volare, mi fa arrabbiare e mi fa felicissima, mi fa abbattere e mi fa tirare su: è una gioia e una sofferenza, giorni di tavole perfette e giorni di tavole da buttare.
Questo lavoro fa sentire vivi.

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