“Il Giorno Più Bello” e le piccole grandi storie di provincia americana 2

Piccole grandi storie di provincia americana 2.
Al Walpole non hanno molti turisti evidentemente, non certo turisti dall’Italia, tipo me che si entusiasma per una palestra impregnata di sudore stantio e per una scuola superiore che per i ragazzini americani deve essere l’inferno o il paradiso.
E nella sensazione di essere costantemente sul set di un film, mi hanno fatto fare un tour nella scuola, per cui ho camminato lungo quei corridoi di cinematografica memoria pieni di armadietti; sono andata nella caffetteria, in quella mensa che sempre di cinematografica memoria abbiamo visto milioni di scene con quel cartone mini di latte sui vassoi, per finire persino negli spogliatoi, ovviamente identici a quelli dei film.
Emozionatissima, mi siedo sugli spalti in mezzo a genitori, scouting, fratelli, sorelle, amici e compagni, ed è tutto così “americano”, con le loro improbabili mode che da noi in Italia arriveranno spero mai per quello che ho visto ma, se arrivano, ci vorranno almeno altri due anni.
Alla Walpole High School dunque si gioca la partitissima delle 16-17-18enni Walpole vs Braintree.
Mi spiegano che è una partita importante di basket femminile tra due squadre forti. E mi spiegano che nelle Braintree gioca una ragazzina che sembra promettere molto. Mi dicono sia “in partenza” che suppongo possa significare a) che un college l’ha già richiesta o con una borsa di studio o con chissà quale promessa, b) ha scelto lei il college nel quale è stata accettata sulla base della squadra di basket, c) comunque se ne va e ciao provincia americana.
La ragazzina in questione, diciassettenne, si chiama Jenna Roche, indossa la casacca n.3 e ha quella faccia tipicamente americana tipo Kate Bosworth. Sulla bravura non saprei, ma la vittoria della Braintree è stata schiacciante.
E io e “Il Giorno Più Bello”  ci siamo ritrovati lì, in quella high school, insieme a persone che con molta probabilità non rivedremo mai più nelle nostre vite e, mentre osservavamo le loro espressioni, la loro postura, il loro
esistere, pensavamo a quelle ragazzine, a come sarebbero diventate, a chi sarebbero assomogliate (Jenna è identica alla madre per esempio e per quanto simpatica diciamo che la forma 
fisica è andata a quel paese al terzo figlio, cioè Jenna), ma soprattutto al fatto che noi, da questa esperienza, saremmo tornati con un ricordo prezioso, e indelebile, e loro, be’, per loro era la quotidianità, per loro oggi o domani è quasi uguale.
Tornata a Milford, dopo aver preso un ulteriore cimelio come il giornalino della scuola, ho mangiato la pizza e in televisione continuavano a parlare della parata dei Patriots e della “jersey missing” di Tom Brady non ancora trovata.

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