Natale in streaming

Il Natale 2020 sarà il primo che ricorderemo per la distanza dai famigliari, raggiunti con le videochiamate, e dall’immancabile “Una poltrona per due” la sera della vigilia, il 24 dicembre rigorosamente su Italia 1.

Il vialetto di ingresso della villetta nella quale abito è completamente bagnato per l’umidità.
Il cielo è grigio e greve, in lontananza verso la fine del viale cala una coltre nebbiosa che lascia poco spazio alla trasparenza. Chiedo alla mia compagna, lei che è uscita e che mi ha comprato il quotidiano, se abbia piovuto. Mi dice no, è solo molto umido.
Il Milan ha appena segnato con Rafael Leao, giovane brasiliano, il gol più veloce della storia della Serie A dopo appena 6 secondi e 76 centesimi, superando gli 8 secondi della stagione 2001/2002 da parte di Paolo Poggi (Fiorentina – Piacenza 1-3).
In televisione, muto,
Quelli che il calcio nella conduzione 2020 (e già da qualche anno) di Luca Bizzarri, Mia Ceran e Paolo Kessisoglu con Francesco Mandelli, per sempre il Nongio dei miei ricordi anni 2000, che esulta e anticipa lo streaming del mio Sky Go, presente al Mapei Stadium per Sassuolo – Milan. Il Nongio veste con un Barbour che fa tanto anni ‘90 ma soprattutto The Crown nella quarta stagione dedicata agli anni di Lady D mentre la Regina e la Thatcher rimescolano le carte della Gran Bretagna. “La faccenda Barbour”, sorprendentemente, è stata oggetto di articoli e discussioni tra i giornalisti radical chic, coloro cioè che seguono un certo filone di notizie a metà tra gossip e moda ma che in realtà riguarda un po’ tutto e tutti, tutti noi almeno che negli anni ‘90 eravamo giovani e che ci ricordiamo molto bene dei relè e della moda, della musica, del cinema e del resto di quei tempi. Per cui che si parli del Barbour lascia il tempo che trova, anche perché nei nostri ricordi, ora che siamo adulti, zii e chi genitori, conosce bene quanto costino le mode dei figli, e il Barbour era per molti di noi abbastanza proibitivo. Oggi ce lo possiamo finanche permettere ma all’epoca era un desiderio come le Timberland col carrarmato e le felpe della Best Company.
Nelle luci dello studio, in questa domenica uggiosa, persino Mia Ceran non sembra così bella, eppure lo è, è bellissima, è bellissima nel suo abito corto di paillettes luccicanti ma poco valorizzata dalle inquadrature.
Il quotidiano Domani, appena tre mesi di vita nelle edicole (ma più di un anno di progettazione), mi aspetta nella lettura delle notizie: Domani è una speranza per il giornalismo italiano, quello fatto bene nonostante i tempi moderni, è un giornale talmente bello da leggere che pure Paola Turci, sul suo profilo Twitter, ha sottolineato il piacere di tornare in edicola per un motivo in più.

Il pranzo di pesce, un branzino al forno con bietole come contorno, dura nel calice di vino rosso che ancora sorseggio, un Marche rosso, nulla di più strutturato. Non certo come il Sangiovese Superiore della cantina Tre Re, L’Amarcord d’un Ross, che non avrei mai comprato se questo Natale non fosse stato così costretto.
Entreremo in zona rossa il 24 dicembre, il che significa che la mia famiglia, il mio nucleo famigliare, sarà l’unico che potrò vivere: mio nipote, mia sorella e i miei genitori, per altro in un’altra regione, l’Emilia Romagna delle mie origini, mi sono banditi. Non posso vederli e così anche l’altra parte di famiglia, quella acquisita, quella ligure, nizzarda e svizzera. Ci sentiremo tutti sui gruppi Whatsapp e faremo questo Natale alternativo, che però fa arrabbiare. Perché il tempo non te lo ridà nessuno, il tempo coi genitori che invecchiano, coi nipoti che crescono, con anche la persona che si ama che, come te, invecchia, semplicemente. A me sembra tempo rubato, io che ogni mese vado di sierologico e il tampone che se hai il setto nasale deviato è un’esperienza. Tuttavia, ci si crogiola nelle spese più assurde e spensierate, per quanto possibile: il pandoro delle Tre Marie (“Quanto hai speso?” ha chiesto mio babbo quando gliel’ho messo sotto il loro albero), un Brut Franciacorta, il Sangiovese di cui sopra, cibo vario costoso e meno male che c’è il pastificio di fronte casa che ci prepara i cappelletti, ‘che non mi era mai capitato di fare un Natale nel quale cucinare. Una parte di me, quella più fatalista, pensa che questo sia l’anticamera di ciò che ci attenderà quando i nostri genitori non ci saranno più: diventeremo noi, le zie e i genitori dei nipoti, i più adulti, coloro che preparano e tengono fede alle tradizioni, anche ridicole del Natale, ma che diventano importanti quando si inizia a ricordare chi c’era e chi non c’è più.
Penso al Natale dei parenti di quei 68.447 vittime del covid-19. Penso a che Natale potrà mai essere. Una famiglia la conosco pure. L’ultima volta che sono stata a Rimini, il manifesto funebre di un sorridente ‘Cianin mi ricordava infanzia e adolescenza che se ne vanno come solo nelle dipartite di Maradona e Paolo Rossi. 

Mia Ceran è ancora illuminata male, il Milan ha segnato il 2-0 e l’Inter arranca con lo Spezia. In tutto questo, nella noia della domenica, scorro i film in streaming.
Da quando ho smesso di fumare il gesto del pollice che applica il Face Id e scorre gli aggiornamenti di Twitter e Facebook, quando non è Instagram, è pari all’inspirare e dell’espirare il fumo delle ultime sigarette che fumavo, le Chiaravalle verdi. E’ la pausa, è il momento nel quale il cervello si scollega un attimo.
I canali su cui scorrere i film in streaming non mancano: Raiplay, Netflix, Disney+, Amazon Prime, Sky. Anche la scelta è estesa e a volte imbarazzante, le possibilità tante e gli umori altrettanto.
Dai film per la famiglia a tema Natale, a quelli da favola, alle belle e magari anche scontate storie dicembrine di cuore e sentimento, ce n’è davvero per tutti i gusti.
E’ proprio sull’ultima piattaforma citata che, nella miniatura della locandina, trovo un film che non ha proprio senso vedere in streaming. Per diversi motivi e magari anche mielosi e romantici, ma che, quando accadrà l’ineluttabile, saranno per anni fonte di pianti che piano piano andranno a scemare: “Il piccolo Lord” a me, mia sorella e soprattutto a mio padre ce l’hanno tolto da anni dalla programmazione del Natale del digitale terrestre spostandolo all’improbabile Pasqua, ma “Una poltrona per due” è IL FILM della vigilia. Né più né meno.
Anche a metterlo muto, la serata del 24 dicembre è Italia 1 su “Una poltrona per due” e in assenza di presenza, vari Whatsapp a colmare la distanza fisica, non esula la non visione, piuttosto il commento spavaldo di battute che si sanno a memoria.
Non è il senso del Natale, è ciò che questo film racchiude, il suo stesso senso di esistenza, esistere nella sera di programmazione del 24 dicembre. In un altro giorno, in un altro orario, in un altro giorno, a maggior ragione in streaming non ha proprio senso.
Siamo la generazione della diretta, quella che ha scoperto il lusso delle registrazioni su VHS e su musicassette mettendo un pezzetto di scotch sugli estremi in alto, chiudendoli, siamo quelli che la sera dovevano stare davanti alla tv perché il giorno dopo, a scuola, dovevamo confrontarci su ciò che era successo e difendere Dylan, o Brenda o addirittura Donna. Siamo ancora televisivocentrici, se qualcosa o qualcuno non passa in televisione non lo si rende davvero popolare (basti pensare a “L’amica geniale”, la serie di libri intendo che prima del passaggio televisivo nonostante i numeri delle copie vendute e del riconoscimento internazionale in Italia era comunque prodotto di nicchia ed edito da una casa editrice di nicchia), nel mio caso, quello del fumetto, il definitivo successo di Gipi, Zerocalcare e Fumettibrutti è dovuto al passaggio televisivo e non solo per la qualità delle loro tavole disegnate, per dire.

E’ diventato buio.
Tra poco inizierà il coprifuoco ed è l’ora tra una partita e l’altra relegata alle interviste.
Deve ancora uscire ovviamente la programmazione della vigilia, ma quella parte di me che cerca di essere fluida e moderna proprio non ce la fa a vedere “Una poltrona per due” anche solo nella miniatura di una locandina di una piattaforma di streaming.
Aspetto allora il 24 sera.
Al caldo con una tazza di tè fumante, più probabilmente l’ennesimo bicchiere di vino, aspetterò di coordinarmi con i parenti e nelle nostre chat commenterò il film che va visto come una volta, coi tempi della diretta, nelle pause bagno delle pubblicità.

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