La lampada gialla

Lo studio nuovo con la parete azzurra, la lampada gialla sul tavolo da disegno e un calendario del 2002 con le illustrazioni di Moebius.

La lampada gialla nello studio dalla parete azzurra. Non è quello il dettaglio: è il poster del 2002 con i disegni di Moebius, regalo ai dipendenti dell’azienda di automobili dove lavorava mia sorella.
Eravamo nella casa al mare, eravamo in quella casa da più di un lustro ormai, nel passaggio dal liceo all’università: una vita nuova, quella dei venti anni, in pieni anni ’90 così colorati per sfociare in quel fine millennio che faceva tanta paura all’epoca e fu poi tutta fuffa ma un notevole slogan per libri, film, pubblicità, fumetti e mondo pop vario. Studiavamo e lavoravamo, poi mia sorella a casa torna con questo calendario. In famiglia quando c’era (anche c’è, è ancora così a volte, quando torno) qualcosa che assomiglia o abbia a che fare col disegno mi dicono sempre se mi interessa o lo voglio. Tipo mio babbo una delle mie ultime visite: “Qui – sventolando una rivista – parlano di fumetti, lo vuoi?”
Fu così anche per il calendario.
Passò il 2002 e dieci anni dopo Jean Giraud in arte Moebius passò anch’egli. Ma il calendario non l’ho mai buttato, conservato e miracolato a due traslochi.
Nello studio dalla parete azzurra l’ho appeso di nuovo. Appena alzo gli occhi van Basten corre ancora con la maglia del Milan e Moebius è ancora vivo su quel calendario che io posso osservare appena giro leggermente lo sguardo.
E Moebius è lì, quei disegni, quegli splendidi disegni, mi osservano a loro volta. E sospiro. Penso a come creava.
Io con Sky sul MacBookPro che ascolto Udinese – Inter, in una domenica col sole che appare e si nasconde tra le nuvole, quando scatto la foto è un momento nel quale guardo Moebius e qualcosa si scatena ancora, come quando sfoglio Gianni De Luca.
È un periodo di studio per me, di acquisizione di codici impolverati, piano piano, come una lenta ernia che va quotidianamente curata, allo stesso modo, ben conscia che non arriverò mai a quel livello, quel modo di fare fumetto è ancora quello che perseguo. E che vorrò sempre fare.
Piano piano.
E con Moebius e i suoi colori su un calendario del 2002 dietro la lampada gialla sulla parte azzurra dello studio.

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