Le istruzioni del trenino LEGO anni ’80 dentro la scatola del gioco “Viaggio in Europa” della Ravensburger

Secondo trasloco in quattro anni.
Tra agosto e settembre ho rimesso mano alla mia vita, l’ho chiusa nei cartoni e l’ho spostata di nuovo.
Ma spostare significa trovare.
In questi casi, ritrovare: se stessi, i propri sogni, la propria infanzia, e farne un punto su chi e cosa sono diventata.
Trasloco 04.

A mio padre piacciono i trenini.
Fin da piccolo impazziva per i trenini e i binari, così quando arrivarono quelli elettrici e poi, anni dopo, le figlie e la possibilità di tornare bambino, i LEGO e le Hot Wheels non mancarono tra i nostri giochi.
Delle Hot Wheels ricordo le macchinine che immancabilmente facevo volare nelle curve, dei LEGO ho ricordi sempre nuovi, anche ieri, anche a quarant’anni.
A casa di T. i LEGO sembrano oggetti da collezione, sembra che quei bambini non ci giochino, sembra che li costruiscano con l’occhio di un architetto. Io ricordo che con il babbo ci giocavamo tanto, i LEGO erano il viatico per l’autostima, il costruire qualcosa che avesse un senso e che fosse funzionale.
Penso che tutti i bambini dovrebbero giocare così, dando sfogo a tutta la creatività e fantasia possibile, oltre le imposizioni perché troppe ce ne sono poi, da grandi, liberi di creare come se non ci fosse un domani.
Non c’è solo il libretto del trenino: c’è quello del castello con i mattoncini gialli e quello di una stazione spaziale con le astronavi dai vetri gialli, e altri, dentro a loro volta una scatola di un gioco vecchissimo, “Viaggio in Europa” della Ravensburger, di quelli che si perdevano sempre le pedine.
Vicino al disegno del capotreno, due scarabocchi, uno rosso e uno blu, due penne di chissà quale marca, fatti chissà da chi, ma che fossero due prove per vedere se le penne funzionavano ne sono sicurissima.
È tutto appoggiato sulle tavole di “Volevamo Essere Le Spice Girls”, che ormai sta assumendo una consistenza pari a quella di un tavolo in marmo; a fianco due cavetti dell’Iphone e pure il nuovo numero del Guerin Sportivo e, credo, anche un paio di Ray-Ban così, per sport.
È un angolo che sta resistendo al cambiamento imminente del trasloco, ancora un paio di settimane e verrà smantellato.
Non me lo ricordavo nemmeno che i miei genitori avessero comprato a me e mia sorella il trenino della LEGO, poi appena preso in mano il libretto delle istruzioni un’immagine, rarefatta, un babbo giovane e una Mabel infante.
E mi sono commossa.

 

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