Il “Ma muori” a Recco

Meno di 48 ore in Liguria, tra 14 e 15 agosto 2017.
Tre ricordi.
Questo è il secondo.
Ferragosto ligure 02.

Una delle spiagge di Recco, quella che porta al piccolo molo, ci accoglie così: con un simpatico “Ma muori”.
L’idea era quella di portarci la birra fresca da casa e prenderci la (famosa) focaccia al formaggio di Recco da asporto, e degustarla sugli scogli. Poi, si sa, in vacanza ci si concede il lusso di cambiare idea nell’arco di brevissimo tempo e, così, ci concediamo due birre, la focaccia e il pesce al ristorante sotto l’altissimo ponte della ferrovia.
Come e cosa fosse Recco prima di quella struttura a me non è dato sapere, ma quando, lungo la passeggiata del molo alla destra del “Ma muori”, incrociamo ragazzini che sorridono e mangiano focaccia allo stesso modo come avremmo voluto fare noi, pensiamo che la prossima volta lo faremo, come quell’altra volta a Marzocca, quel sabato sera fresco. Sì, la prossima volta, anche noi.
Passeggiamo nel tramonto; due anziani sono seduti al fresco della torretta alla fine del molo, Ila sale sugli scogli e io guardo il mare trasparente.
Anna ci dice che dobbiamo andare giù a Napoli che ci porterà in giro.
Intanto è a Posillipo a fare foto bellissime e a rendere onore a una scudettata della pallanuoto. Naturalmente non credo le interessi molto della pallanuoto, e lo scattare foto bellissime (o almeno tentare di farlo) ormai fa parte della nostra vita social, ma nel mio ferragosto ligure non posso non creare nella mia testa un parallelismo acquatico. Anche Recco ha una formazione di pallanuoto storica, e nella mia testa davvero si sviluppa l’idea che, essendo sdoganata qualunque meta turistica, nello scegliete tra le tante bellezze, la pallanuoto deve essere un fattore tra quelli determinanti. Romanticamente penso che chi riesce a nuotare bene qui, vuoi per mare splendido ma anche per difficoltà oggettive come il mare grosso, non può non essere un acuto nuotatore, e la pallanuoto sicuramente non è uno sport facile.
Il fatto che io abbia appena fatto un aperitivo/cena a birra e a famosissima focaccia – e nella bontà di ciò che riceve il mio stomaco e lo spettacolo del panorama -, io pensi alla pallanuoto ha due radici: una lotta dentro me stessa perché la stagione calcistica è già iniziata e io me ne strafrego e mi godo le ferie e, effettivamente, godermele e mandare il cervello al pascolo con parallelismi talmente vacanzieri che.
Oltre il “Ma muori” Ila mi dice che laggiù – là, proprio là, non la vedi? (no), quella sottile striscia di terra, (aaaahhh, sì!) – c’è “Punta Chiappa”, chiamata così perché Chiappa e Chiappe sono cognomi molto comuni in Liguria, o almeno, dice, dovrebbe essere quella.
Il vento del finestrino nell’andare verso Lavagna per la Festa della Torta dei Fieschi, sull’Aurelia, con così tante curve che quasi mi viene mal di testa, gli spettacolari scorci della costa – un promontorio divide il Golfo Paradiso dal Golfo del Tigullio – (la vedi Sestri Levante?, laggiù, quella che sembra uno scoglio staccato da tutto, no, ti riconosco dal molo di Rimini il grattacielo di Cesenatico quando è limpido, ma qui non ho riferimenti), ancora venticello fresco sotto i capelli, lungo il collo, sul braccio appoggiato al finestrino abbassato, attraverso la leggera peluria della pelle abbronzata, poi il lungomare, da Santa Margherita a Rapallo, risalendo per Zoagli e poi Chiavari e Lavagna.
Tra di loro, il silenzioso Entella.

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