Sabato sera

Sabato sera in spiaggia, il tramonto, due teli stesi sui sassi, una bottiglia di Passerina frizzante della Moncaro, la cena al sacco.
E un mondo intorno.

Sfocato, verso il mare, un papà indica alla figlia di non più di un anno e mezzo d’età, un gabbiano che vola nella brezza del tramonto sulla spiaggia.
La camminata della bimba è di quelle in cui ancora non si controllano le gambine, quindi il corpo sembra muoversi con un dinamismo tutto suo rispetto alla parte inferiore, spesso a scatti e spesso prive di equilibrio.
La bimba è fuori dalla prospettiva della foto: ha un body a righe e le mini Crock’s gialle.
La foto stessa, per altro, scattata a caso per provare un’angolazione inusuale, sembra una di quelle da stock di copertine di libri: esiste un mercato di fotografi che vendono i loro book con foto simili a questa, capaci di rappresentare nei limiti qualunque esigenza.
Un’altra famiglia con amici e rispettivi figli, più verso riva, ha formato un bivacco, come il papà che poi riporta la famiglia nel cerchio di amici con altrettanti figli di tutte le età fino ai 10 anni.
Dal campo di calcio sulla sabbia dietro di noi, una bambina chiama il nome “Micol”.
Dico a Ila che non pensavo chiamassero ancora le bambine Micol a metà 2010.
Noi siamo nel mezzo di realtà familiari lontanissime, un microcosmo unico e solo nostro.
Guardiamo le stelle e Ila mi fa vedere una app che le identifica: Lyra ci appare nella sua luminosità in un cielo ancora indaco. Discutiamo se Marte – che ci appare sotto la Luna – si possa effettivamente vedere a occhio nudo.
Stabiliamo che no, quella cosa luminosa sotto la Luna non è Marte.
Il Passerina Moncaro, sulla falsariga del Prosecco, sta quasi finendo.
Intanto, i tre ragazzini di mi pare intorno ai 13/14 anni decidono, mentre fa buio e dopo aver tentato ripetutamente di far cadere il pallone palleggiato sulla nostra cena nonostante lo spazio che c’era attorno, di fare un bagno.
Sono ragazzini le cui forme devono ancora completarsi, in piena pubertà i loro fisici assomigliano a quelli magri e asciutti che solo a quell’età si possono avere. Certo, uno a dire il vero sembra Dustin di Strangers Things, ed è quello che si tuffa per primo.
Poi arrivano gli altri due, con un lettino gonfiabile verde evidenziatore.
Nel frattempo, dietro a un altro campo da beach però, un simpatico omino si destreggia alla griglia bisticciando con il fuoco e creando involontariamente giochi di polvere incandescente che nemmeno con la fiamma ossidrica, e il fresco venticello non aiuta, posto in direzione della tavolata apparecchiata.
Io e Ila ci godiamo questo diverso sabato sera, con il vino e la cena in spiaggia, stese sui teli a sognare un po’, in una Marzocca relativamente tranquilla, dalla quale, appena 7 km oltre, la sana follia del Summer Jamboree si sta scatenando.
Ho disegnato oggi: ho preparato gli schizzi per lo spettacolo con Giorgio Colangeli al Chiù Festival, a Bari. Mi sono appropriata di Dante, di Virgilio e di lui, di Giorgio, ho preso confidenza con tratti nuovi, diversi dalla quotidianità.
Domani ho il treno, domani vado via per tre giorni.
Al Marzocca Summer Festival che si svolge in un tratto di spiaggia libera, un cartellone attaccato a un palo lungo il marciapiede, ricorda l’evento della serata: una sfilata di moda. Lo vediamo mentre andiamo al Mosquito, l’evento segnato e il cartellone. Al ritorno quando passiamo di nuovo, c’è solo il djset con bambine che ballano e tante panche vuote. E tanti anziani seduti sul muretto e sulle panchine a fare le chiacchiere.
Fa buio.
Il simpatico omino decide che si può magiare dopo aver mezzo bruciato e affumicato tutto quello che aveva intorno e in linea d’aria.
Le famiglie del papà e degli amici chiacchierano lasciando liberi i figli che giocano tra loro; le altre del bivacco accendono una luce da campeggio.
In tutto questo, i tre ragazzi hanno scambiato il materassino con un canotto. Hanno anche tentato di perdersi nel mare, preoccupando evidentemente gli uomini del gruppo che dalla riva facevano segnali per indicare loro la corrente giusta. Tornati nella direzione giusta, o sufficientemente vicina per non suscitare ancora preoccupazioni, è talmente buio che da dove siamo noi il loro profilo si confonde con il movimento e le ombre delle onde.
Mentre io e Ila, a Moncaro finito, andiamo via, decidendo se ci va o meno il gelato, i ragazzi sul canotto sono ancora in mare.

(Foto scattate da me)

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