Il foglio bianco

prova-tempera

Di nuovo.
Quella sensazione di mondo che si apre osservando il foglio bianco, mondo che rimane solo in testa prima di farlo passare alla mano, e poi alla carta.
Rizzoli Lizard ha annunciato la post produzione del mio fumetto “Il giorno più bello” che uscirà in inverno.
E io sono già al lavoro su un altro progetto.
Mi sono concessa tre settimane di “vacanza”, tra insegnamento, letture, studio, organizzare un evento per lo Smiting, sperimentazione. Sperimentazione che è poi quello su cui mi sto lanciando, con questa storia che era già in testa e che mi sta portando da qualche parte, non so dove. Magari poi scappa fuori che diventa altro, che le tavole le butterò in un angolo, inutilizzabili, ma intanto accantono matite su matite.
E’ una magia, vederle prendere forma, raddrizzarne il tiro, ragionarci sopra.
Poi ci sarà il colore.
E non vedo l’ora.
Pace, anche se non vengono bene, le rifaccio, salvando quel poco di buono che ci sarà e lasciando per strada il resto. Che poi, tutto serve.
E poi tornare a disegnare è stata la cosa più naturale possibile.
Superata la depressione post parto, mi sono resa conto dell’apnea in cui ho vissuto negli ultimi mesi. Ogni pensiero era su quelle tavole, in quei luoghi, tra la Romagna e la Puglia, con le mie ragazze. Ogni istante che mi concedevo libero non era mai tale, perché poi tornavo lì.
Adesso mi sembra di respirare, o almeno lavoro ma senza l’ansia nel vederlo finito o la preoccupazione che ogni tavola, ogni scena, ogni dialogo sia al posto giusto.
Che momenti però, così alti, nella soddisfazione giornaliera del programma rispettato, ma sopra ogni cosa, vedere quel colore e sorprendermi di averlo fatto io, quella felicità impagabile, quell’amore pieno e totale nel lavoro, nei tratti di china, nelle pennellate di acquerello. Osservare l’evoluzione di uno schizzo, che poi prende pelle e spessore con la china e infine luci, ombre, completezza con l’acquerello.
Adesso, vivo.
Mi godo e mi cullo il ricordo di quei giorni, quelle bellissime sensazioni che sono diverse da queste. Diverse perché appunto respiro, anche se faccio due matite al giorno mi permetto il lusso di valutarle, di lasciarle marinare, di riprenderle o di non considerarle più, fino a che non ritornano loro, osservandomi da sotto il nuovo Guerin Sportivo, che è finito lì sopra così, nella confusione del cibarsi di tutto quello che capita sotto tiro in queste fasi di inizio.
C’è la storia, ci sono i personaggi, c’è persino già il titolo (“Volevamo Essere Le Spice Girls”), e i dialoghi stanno venendo, in un processo così scontato che quasi penso che.
Ma è molto di più.
Molto di più.
Chissà.
Sono curiosa di viverla questa nuova avventura.
Chissà.
Vedere se le tecniche che sto provando funzionano tra loro e hanno un equilibrio reciproco; vedere quanto il mio stile possa migliorare, mai sazia dei livelli raggiunti; vedere, con sincera curiosità e onestà, soprattutto onestà, se questa sperimentazione va; vedere dove o posso arrivare.
E il foglio bianco è ancora lì, in un rituale indescrivibile e in un sorriso smorzato finale che.

autoritratto-matita-rossa

 

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