a meno che non si abbiano avuto dei genitori molto rigidi (che immancabilmente nella propria educazione abbiano portato il pargolo a essere un disadattato nell’età adulta quando durante un’aperitivo dalla iole sul porto di rimini davanti ai pescherecci, dopo diversi bicchieri, ci si ritrova a parlare di chi fosse più troia tra candy e georgie), chi è nato negli anni ’70 non può non essere cresciuto nel ricordo dei cartoni animati giapponesi, per poi scoprire che di quelle storie che si seguivano disincantati ne esistevano anche versioni cartacee che si sono poi recuperate.
chi piaceva di più tra gundam e goldrake?
chi piaceva di più tra jeeg e mazinga?
sono dubbi amletici che, a volte, attanagliano ancora.
il NipPop non risolve la questione, ma permette di potersi sedere a un “tavola rotonda” e discutere come e quanto i fumetti giapponesi abbiano influenzato ciò che siamo adesso. se poi, nella vita, hai scelto di fare il disegnatore di fumetti, be’, sono cazzi amari.
il festival arriva alla terza appassionata edizione con ospiti che spaziano da tagame al glynn dillon del favoloso il nao di brown edito da bao.
io sarò lì sabato, a parlare con flavia biondi, giopota, lorenza de luca e altri.
qui il programma, in una tre giorni che, sì, coincide con l’etna comics, ma che offre altro agli appassionati di fumetti.
e come appassionati, bambini di tutto il mondo, bisogna essere sinceri.
io amo ancora mitsuru adachi. e dire che non mi abbia influenzato in un qualche stranissimo modo, è da gatto bugia.