Lo champagne nel frigo

champagne

La salita per il centro da rifare, operai in strada e asfalto nuovo. La vita del paese si anima per qualche settimana.

Una tarda mattinata sono uscita a comprare le sigarette.
Abito in un paesino marchigiano di poche anime e per arrivare nel centro storico del paese si percorre una strada in salita che porta al tabacchi-edicola del paese, al frutta e verdura del paese, al bar del paese, al fioraio del paese, alla farmacia del paese, al meccanico del paese, alla parrucchiera del paese, al medico del paese, al fotografo del paese eccetera. Come tutti i paesi, specie se spopolati dei giovani che preferiscono la vicinanza del mare, gli anziani o gli stoici rimasti si conoscono tutti.
E se c’è una cosa per cui le Marche possono vantare un paragone imbarazzante con la vicina Umbria, be’, queste sono le condizioni delle strade.
Un viale di ghiaia è più liscio delle stradine di campagna delle Marche. Asfalto praticamente crepato, sembra di stare sulle montagne russe in alcuni tratti, come l’interna che da Jesi porta a Macerata.
I comuni a un certo punto decidono di porre rimedio a quelle flagellazioni dell’asfalto, suppongo dopo aver rispettato un’agenda e dato disposizioni per una gara di appalto. In ogni modo, quando si vedono operai sulle strade penso sempre a sono un pezzo in là.
Mi incammino verso il paese e trovo la salita chiusa da transenne da lavori in corso.
Incurante dei due vecchietti appoggiati alla transenna stessa nel loro tentativo di commentare la botta di vita del paese, le raggiro e inizio a salire la strada per metà divelta dalle ruspe.
Nel momento in cui ascolto un operaio dire: “Guardi qui ingegnere!”, mi rendo conto dello scenario che ho davanti: sono a metà salita, le ruspe, gli operai e i due vecchietti a inizio strada hanno creato più interesse che non il programma del bel teatro del paese.
In quel momento, realizzo. Realizzo che la semplice ristrutturazione di una strada è diventata un’evento, L’EVENTO.
Per giorni, non si è parlato d’altro. Andavo al bar a litigare la Gazzetta con il vecchietto di turno e non sentivo altro: quanto ci metteranno, quando hanno iniziato?, quale tipo di asfalto metteranno, ma chi abita lungo la strada come farà a uscire?.
Sono passate almeno quasi quattro settimane e io ho iniziato a farmi la salita sulle passerelle in legno, ma curiosamente ho anche osservato le reazioni di chi davvero abita sulla salita.
A parte il vecchietto con una boccia da non so quanti galloni di vino bianco che è rimasto fulminato di fronte a quelle passerelle – dal lato che dà sulla chiesetta sempre chiusa – e che ho lasciato lì anche al mio ritorno, nel suo accappatoio ciondolante, la vita è sicuramente peggiorata a livello acustico, ma decisamente migliorata visivamente. Cioè, godere ogni giorno lo spettacolo degli operai che scavano la strada sempre più profondamente e constatare quanta roba ci sia là sotto prima della colata di asfalto, non è una roba che si vede tutti i giorni; anche fa un po’ schifo se si pensa alle tubature fognarie (i tombini vicini alle case sono aperti e i coperchi accostati) e magari qualche odorino poco invitante aleggia, ma tanta vita quella strada non l’ha mai avuta, non almeno non negli ultimi anni di spopolamento.
Per esperienza diretta, le passerelle hanno iniziato a diventare un po’ instabili, soprattutto dopo le piogge degli ultimi giorni, cosa che mi ha costretto a deviare e allargare la mia facile salita – dietro la scuola elementare c’è il campo di calcetto e un paio di rampe di scale tagliano due strade – ma che mi ha fatto scoprire altri angoli di questo affascinante paese. Come scoprire che c’era pure un cinema e quando ho capito cosa fosse quello stabile abbandonato credo di essermelo ripetuto sgranando gli occhi come quando ci si ritrova il relitto del Titanic in fondo al mare.
Tuttavia, l’aspetto che mi spaventa maggiormente è che, per un attimo, mentre realizzavo lo scenario davanti, una parte di me si sarebbe messa vicino ai vecchietti appoggiata alla transenna a commentare: il mio essere umarell avrebbe preso il sopravvento nel commentare lavori in strada.
Un brivido lungo la schiena ha iniziato a scendere al solo pensiero di un futuro non così lontano.
Ora capite perché a questo pensiero, la sera, scoprendo una bottiglia di champagne nel frigo, l’ho stappata senza rimorsi e me la sono bevuta.

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