rosa cenere nel giorno della memoria

Rosa Cenere

la mia generazione, quella dei nati tra la metà dei ’70 e gli inizi dell”80, era quella di mezzo.
forse solo genitori molto vecchi e nonni ancora vivi si ricordano la coda di quegli anni; i miei genitori, per esempio, nati a cavallo dei ’50 hanno goduto del ritorno economico del dopo guerra, vivendolo nel pieno come pochi. erano giovani quando erano giovani i beatles e hanno visto molte cose che, a pensarle adesso, fanno un po’ invidia. ma tutto lo splendore economico dalla fine della guerra finanche oltre gli stratosferici ottanta è stato loro.
a me e quelli della mia generazione rimangono le briciole di quello splendore. a me e a quelli della mia generazione ci hanno lasciato incompiutezza e precarietà.
chiarisco: non mi lamento. ogni vita in ogni epoca è preziosa e se in quel tempo è nato, confido che un senso da qualche parte ci sia oltre a sospettare che la vita sia molto, molto burlona.
eppure, come le cose più grandi di noi e inspiegabili, la Storia con la esse maiuscola ogni anno ci ricorda il giorno della memoria, e una storia che come poche è a tutt’oggi indescrivibile. anche a non averla studiata a scuola la faccenda olocausto e shoah è una roba che ti fa venire i peli alti sulle braccia così, è una di quelle pagine nere che più ne sai più rattrista e disgusta.
e almeno in questo, se charlie hebdo e il suo hashtag jesuischarlie è già passato di moda, il mondo mi dà speranza e mi sorprende nel ritrovarsi unito nella memoria di quella pagina che avremmo preferito non fossero mai scritte. Continue reading