jeffrey, zadie, marc e gli altri

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c’è una luce rosa nel cielo del tramonto che sta regalando la natura in questo momento. il sole continua il suo giro e, sebbene il verbo spegnersi sia ingrato, rende però la poesia di questo attimo dalle ombre inesistenti e dai colori spenti. la notte arriverà prima che possa accorgermi che, mentre scrivo queste righe e ho la mente occupata sui tasti del mac, è già in atto; alzerò gli occhi dallo schermo e quel cielo che ho provato a colorare in un “mabino&ilino” (risultato passabile a parte la carta non proprio adatta all’acquerello) sarà definitivamente scomparso e rimarrà solo nei miei ricordi e nell’inizio di questo articolo, nell’ennesima notte che sancisce la resa della quotidianità.
se c’è una cosa che hanno in comune Zadie Smith, Jeffrey Eugenides e Marc Levy è di aver fatto il botto con il loro primo romanzo. Continue reading

domenica è sempre domenica (una passeggiata nel sole domenicale alla ricerca dei murales di Eron tra rimini e riccione)

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la sveglia avrebbe dovuto suonare alle 8,30. ma non lo ha mai fatto. per i ritmi della settimana, anno dopo anno, la sveglia è entrata in testa e si aprono gli occhi prima del suono malefico.
una volta, per rendere questo momento un po’ più accettabile avevo usato una canzone che mi piaceva tantissimo. sarà stato che non era proprio un bel periodo, ma oggi la odio. magari riesco anche ad ascoltarla, ma è automatico il collegamento cerebrale a quelli anni. e mi ritorna su la furia. così, per non odiare altre canzoni che mi piacciono, uso una frequenza radio a caso. male che vada, sarà la voce di quel povero deejay il capro espiatorio di risvegli anticipati e indesiderati.
è domenica. una domenica di sole splendente. Continue reading

I booklet artistici delle musicassette che registravi da quelle originali

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C’è stata un’epoca nella quale anche registrare le musicassette, così come masterizzare i CD, era illegale. È che non c’era quasi mai la percezione di stare facendo qualcosa di illegale: quando si poteva si comprava l’originale e nell’attesa diciamo che ci si arrangiava, o almeno era una buona scusa da raccontarsi all’epoca. E poi con le musicassette era più facile e francamente non sembrava nulla di proibitivo mettere un pezzettino di scotch sui quadratini bucati nella parte opposta al nastro per avere la propria copia di qualunque musicassetta appena uscita. Musicassetta che registravi nella radio a due scomparti perché il CD sarebbe apparso solo quasi un decennio dopo e quelle radio, a ritrovarle oggi negli ipermercati tipo il Mediaworld o l‘Euronics ti fanno una tenerezza, lasciati lì, soli, a poche decine di euro di prezzo, attorniati dalle docking station – le basi con casse incorporate e ricarica di batteria degli Iphone e degli smartphone -.
Al contrario, era di più difficile digeribilità chi scriveva con una brutta calligrafia i titoli delle canzoni e sul bordo della custodia il nome dell’album e dell’artista, rispetto a quelli che fotocopiavano i booklet e quelli, come me, che li componevano come opere artistiche.
Il fatto di passarci così tanto tempo, tra colla e fotocopie e lettere a trasferelli avrebbe dovuto suggerirmi qualcosa sulla mia vocazione artistica invece di farmi solo pensare che inseguivo il bello e il sublime di turneriana e constableana memoria anche nella creazione di un booklet di una musicassetta copiata. E mi pare evidente, a riprenderle oggi in mano, che gli studi artistici abbiano influenzato molto le scelte delle copertine.
Marche come Maxwell, Basf, TDK e Sony erano più abituali di Apple e Samsung.
Ma erano gli anni ’80 baby e i ’90 erano lì a sorriderci sornioni in attesa di essere vissuti.
Dunque, ecco alcuni esempi di come passavo le mie giornate tra studio, libri, fumetti (disegnarli e leggerli), pallone, mentre la gente normale faceva vita sociale a me sconosciuta fino a che non ho scoperto il vino rosso e la birra.
Per facilitare le cose, perché ne ho trovate a pacchi, di musicassette, le ho divise in quattro categorie: le giapponesi, quelle scritte con l’aiuto dei trasferelli, quelle disegnate a penna e con l’aiuto dei trasferelli, le opere d’arte. Continue reading

I miei cinque giorni di #5daysartchallenge

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Se esiste qualcosa di simpatico nell’utilizzo dei social, con le sue leggi tacite (Twitter è diverso da Facebook e dovrebbe essere scontato l’uso differente delle due piattaforme ma non sempre è così), sono quelle che una volta venivano chiamate catene, quelle che davano sui nervi perché costringevano a scomodare gente nella propria rubrica che non si sentiva da tempo e di cui presumibilmente si era perso persino il ricordo fisionomico.
Oggi si chiamano challenge, termine inglese che significa sfida per la quale dovrebbe esserci un vincitore e che invece non fa altro che riempire la bacheca di Facebook di (anche) belle illustrazioni e disegni, ma che non porta niente di più che tante notifiche su quel pollice verso al contrario per cui molti mitizzano un effimero e inutile successo.
Di challenge tra i disegnatori ce ne sono parecchi, nulla che porti a qualcosa di concreto se non una visibilità veloce come lo sono i contenuti dei social.
Uno simpatico è l’INKtober, idea nata nel 2009 dalla mente e dalle mani di Jake Parker che sul sito apposito lo spiega (in inglese) bene: semplicemente, 31 disegni inchiostrati per 31 giorni, un disegno al giorno da postare sulla pagina facebook con lo stesso nome.
E poi, qualcuno ha lanciato questo, il #5daysartchallenge, cioè cinque giorni e tre disegni ogni giorno con scelta libera sui soggetti. Naturalmente, le possibilità sono state disparate e anche interessanti, osservando disegni che non sempre vedono la luce della pubblicazione. Continue reading

this is not a love song e la mia musicassetta

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andrea provinciali è un redattore della rivista il mucchio selvaggio. scrive di fumetti e musica da diversi anni, sempre puntuale e attento alle nuove uscite meritevoli della sua firma.
era a un lucca di non so quanti anni fa che ho iniziato a vedere in giro questa idea semplice e romantica, musicassette con una sola canzone il cui booklet era illustrato da disegnatori dai nomi spesso importanti. le musicassette, si sa, sono estinte ormai come i dinosauri, eppure chi era piccolo negli anni ’80 non può non conservare ancora quegli oggetti dalla forma strana, di plastica, il cui nastro lo riavvolgevi con la penna bic. ha un che di enormemente nostalgico trovarsi nuovamente una musicassetta in mano, un po’ perché non sai nemmeno più dove ascoltarla quando invece, una volta, se c’era una cosa che non mancava mai nelle case era uno stereo con la doppia cassetta o al massimo uno stereo con il lettore cd incorporato. e un po’ perché oggi gli mp3 e i vari spotify e itunes facilitano l’ascolto della musica ma si è persa la sensazione di rovistare e scorrere con le dita, nei negozi polverosi e dalla moquette scura, i titoli nelle pile di musicassette e cd.
poi vedo andrea dietro a un banco di uno stand di non ricordo quale padiglione lucchese e la coda per accaparrarsi quelle musicassette dalla musica nuova e dalla forma vetusta e quasi obsoleta.
me lo spiega qualche tempo dopo di cosa si tratta. Continue reading

CIAO LONGWEI

Splash page di Long Wei firmata Luca Genovese

premettendo che non lo faccio mai, scrivere una chiamiamola recensione non è propriamente nelle mie corde, a meno che non lo faccia a modo mio, quindi disegnandola o sa la madonna come mi viene in mente di farla.
non credo di avere la competenza tecnica per dire se una vignetta o una gabbia funziona o una sceneggiatura di una serie ha un buon ritmo. in realtà, non mi piace molto il giudizio fine a se stesso. se un fumetto è bello anche se tipo ci sono anatomie sbagliate o prospettive impossibili, per me è bello uguale.
vado molto di pancia. Continue reading

i fumetti che se li regali per natale fai un figurone

frontespizio
citare i miei sarebbe subdolo non foss’altro perché li ho scritti e disegnati io e chi mi legge, teoricamente, già li ha. ma l’esperienza insegna che non bisogna mai dare nulla per scontato.
così, se hai di fronte anche un cerebroleso che quando aprirà il regalo e scarterà un libro chiedendosi se vada su quelle mensole vuote del suo salotto o sotto la gamba di un tavolo, almeno sarà un fumetto con i controcazzi che quando si ricorderà di averlo potrà bullarsi con gli amici perché lui ce l’ha. che poi l’abbia letto, quello è un altro discorso.
così, meglio fare un breve ma conciso elenco di fumetti di gente che in vita difficilmente si incontrerà e che in pochi casi non esiste nemmeno più su questa terra lasciandoci fumetti e storie buone da essere rispolverate in occasione di una festa tanto inutile quanto deleteria come il natale. ma, almeno, farai un figurone e risolverai l’annosa questione dei regali. Continue reading

l’arte (e la vita) che (ri)fiorisce dalle mani di daniele canonici

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daniele canonici è un artista che va “scoperto”.
scoperto nella misura in cui fa parte di quella categoria di artisti che “esistono” e che, se li conosci, te ne innamori, se non li conosci non fanno nulla per far parlare del proprio lavoro.
discreto, silenzioso, quasi restio a presenziare alle sue esposizioni anche per le inaugurazioni di mostre alle quali partecipa, sembra un artista di altri tempi. oggi funziona moltissimo la comunicazione sui social network e tramite internet, blog e quant’altro la rete metta a disposizione e arrivare a conoscere molte cose non rimane poi così difficile. eppure daniele sceglie che sia proprio il suo lavoro a far parlare di sé.
lavoro prezioso peraltro, quello di daniele, perchè spazia dalla fotografia al recupero decorativo degli oggetti come fosse la cosa più naturale del mondo. Continue reading