Questo 7 gennaio 2015 che ci ha lasciato un po’ così

matite

qualunque cosa io possa scrivere è assolutamente inutile.
inutile perché non cambia le cose, inutile perché ciò che è successo ieri è qualcosa di talmente grave che lascia vuoti, inutile perché ci sono verità che non ammettiamo e siamo pronti a dire la nostra, spesso sragionando.
e invece l’unica cosa che si può e si deve fare, almeno nel mio piccolo, è continuare a disegnare e tentare di essere più intelligente possibile e non farmi prendere dalla rabbia né tantomeno ascoltare commenti faziosi e di parte che fomentano l’irrazionalità.
perché, diciamocelo, umanamente la prima cosa che è venuta in mente è lasciarsi andare al commento “bastardi musulmani di merda, dovete morire voi e la vostra genia nel peggiore dei modi e allah è grande un cazzo”.
è umano.
ma ingiusto.
perché l’immigrato che lavora dal contadino dal quale vado a comprare le verdure a km 0 e che mi vende i boccioni di vino “del padrone” dubito fortemente che arriverà nel mio studio in questo buco di culo di paesino delle marche e mi sparerà a freddo.
perché agli immigrati ai semafori continuerò a dare i soldini. e dubito che mi sparino anche se per un giorno non riesco a dare loro nemmeno un centesimo.
perché se passeggio a rimini e passo davanti alla moschea vicino al bar marittimo non è che li chiamo bastardi assassini. e dubito che a parte commenti, che come tutti gli uomini sulla faccia della terra (qualunque uomo di qualunque credo) dotati di un pene funzionante e che quando si deve rizzare di fronte a un bel culo e due tette non ha religione, fanno a ragazze carine, mi sparino.
lo hanno chiamato l’11 settembre della francia.
internet è stato invaso dagli hashtag #charliehebdo e #jesuischarlie.
e sì, per un momento siamo tutti charlie.
ma credo che un paio di articoli che ho letto racchiudano molto dell’incongruenza e sulla delicatezza della situazione.
l’ila guardando il tg mi domanda: ma tu lo conoscevi il giornale prima di questa strage? li conoscevi quei disegnatori?
quanti di noi li conoscevano prima? dico gente normale non come me che mastico fumetti tutti i giorni.
ha colpito molto noi disegnatori perché ci siamo sentiti presi in causa. cavolo, se ci tolgono la libertà di poter dire la nostra con il nostro lavoro, disegnando, non ha più senso nulla. di cosa viviamo?
e molti disegnatori conoscevano personalmente wolinski, charb, cabu e tignous. e ne comprendo lo sgomento.
il fatto è che ha colpito tutti. tutti, anche chi non scrive o disegna. ecco perché è grave, gravissimo questo attentato. perché la libertà di espressione è libertà. e se non possiamo più dire la nostra, se non possiamo più essere liberi, che razza di mondo diventa?
non amo particolarmente la satira e lo confesso, li conoscevo per conoscerli, ma senza averli “vissuti”. non è che mi facevo spedire il giornale ogni settimana dalla francia. sai che esistono ma non fanno parte della tua vita.
il primo articolo diceva più o meno questo: quanti di noi prima di questa strage hanno pensato a questi folli che urlano parole a caso sulla loro presunta religione che sparano a destra e a manca? quanti di noi hanno pensato in tutti questi giorni di vacanze natalizie, per esempio, al problema dei fondamentalisti? queste mine vaganti che ciclicamente sparano a cazzo?
personalmente? zero. il pensiero non mi ha sfiorato nemmeno l’anticamera del cervello.
e non mi cambia la vita se ci sono o meno le vignette satiriche. ci sono, ma io disegno altro.
la delicatezza del secondo articolo letto è quello che ho scritto appena sopra. adesso li odiamo tutti e quando vediamo qualcuno che sembra un immigrato (o immigrata) lo insultiamo?
nel secondo articolo c’era il pensiero di una giovane musulmana che semplicemente asseriva che adesso sono cazzi. perché c’è gente come lei che sì crede nell’islam, nell’islam che predica la pace, ma che lavora e ogni singolo istante della sua vita cerca di costruirsi una vita insieme ad altra gente che la pensa diversamente da lei, tipo atei, cattolici, buddisti.
non è quello che facciamo anche noi, ogni giorno, cercando noi stessi e cercando di vivere bene con gli altri, anche solo con la suocera?
non voglio difendere i musulmani e nemmeno i cattolici, per carità.
ma credo nell’individuo. credo nell’amore che ognuno di noi ha dentro. credo nell’intelligenza. e nel rispetto. credo nell’educazione. e nella gentilezza.
non credo nella prepotenza, sia quella psicologica sia quella fisica e non credo nella religione.
rispetto chi segue un dio, ma non è roba mia.
la vita mi ha insegnato a spaccarmi la schiena lavorando per dei pezzi di merda ignoranti che solo perché hanno un conto a sei zeri si credono dio.
la vita mi ha insegnato che puoi contare solo sulla tua forza e sulla tua mente. e sul tuo cuore.
la vita mi ha insegnato a conquistare da sola le cose e a capire anche che cosa significa.
e non c’è un dio che tenga. e non c’è un dio che ti aiuti. non c’è un dio che ti salvi.
e lo viviamo tutti. ineluttabilmente.
credo sia doveroso cercare di essere intelligenti.
quei pezzi di merda che hanno sparato usano la religione e il loro allah del cazzo per fomentare una paura. e lo fanno in paesi che chissà come mai non ha un certo stato vicino roma.
quei pezzi di merda che hanno sparato sono solo pezzi di merda. deboli, che hanno bisogno di un qualunque dio per avere un’identità, perché senza quello non sono assolutamente niente.
e non cerco di essere tollerante. se mi ci metto, sono più razzista di ognuno di voi messi insieme e se mi parte l’embolo ciao, sragiono bestemmiando anche.
mi sono svegliata con un senso di vuoto questa mattina.
i campi di ulivi e la vallata che vedo dal mio studio erano sospesi in una fitta nebbia appena lacerata da un debole sole.
il mio 7 gennaio 2015 non è stato per altro affatto brutto. al contrario è anche arrivata una di quelle notizie che, guarda un po’, ti fanno amare il mondo. e la speranza di un mondo migliore, la voglia di poter contribuire a renderlo migliore per lasciarlo a quei bimbi che saranno il nostro futuro. a quei bimbi che stanno arrivando e che amerai alla follia. e pretendi che per loro ci sia, doverosamente, un mondo migliore. e lotti per averlo.
e anche in queste mie parole inutili, l’unica cosa che penso e che posso fare è continuare a disegnare.
continuare a usare l’unica voce che ho per urlare qualunque cosa, il disegno.
continuare a non avere paura di avere il coraggio anche di dire cose tipo “sentinelle in piedi di merda”.
continuare a scrivere.
continuare, bambini di tutto il mondo, anche a scrivere articoli che non cambiano il mondo e che non servono a nulla.

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