quella volta che ritornai nella redazione del guerin sportivo e conobbi marino bartoletti

ai mondiali manca sempre meno e non so perché ma ripenso alla danimarca campione d’europa nel 1992.
ho sempre amato queste favole nel calcio.
come la grecia nell’europeo in portogallo (#cr7 ti sta solo bene, bamboccio).
perché ovviamente tutti sappiamo che la danimarca era stata eliminata nel girone finale dalla jugoslavia, ma essendo scoppiata la guerra in bosnia la uefa non la fece partecipare e richiamò la seconda del girone, la danimarca appunto, che, all’improvviso e con i calciatori già partiti per le vacanze, si ritrovò a richiamarli inventando una squadra e a giocare l’europeo in svezia.
e fu davvero una favola.
come non ricordarsi dell’errore dal dischetto del mio amato van basten proprio contro la danimarca o l’umanità di kim vilfort che, avendo la figlia malata di leucemia, tornava a copenaghen ogni sera per starle vicino e gli applausi, una standing ovation, proprio a vilfort che durante la finale contro la germania firmò quel 2-0 che diede la coppa ai danesi.

mi commossi quando vilfort segnò. e mi commossi quando sua figlia, poche settimane dopo, non ce la fece. magra consolazione la coppa dell’europeo.
eppure.
rallegriamoci pensando che una favola fu anche quella della grecia.
quell’europeo iniziò e finì a sceneggiatura circolare con la stessa partita: grecia-portogallo.
proprio quel maledetto europeo nel quale si alzò il polverone supponendo all’intesa tra danimarca e svezia che, pareggiando, eliminarono l’italia.
ricordo un portogallo che giocava benissimo e la sorpresa del silver gol con il quale la grecia vinse contro la favorita repubblica ceca (silver gol che avrebbe dovuto ammorbidire la brutalità del golden gol che umiliò l’italia quattro anni prima contro la francia in finale. praticamente se due squadre arrivavano ai supplementari e una segnava nel primo tempo s. il secondo non si disputava).
ma, in finale, il portogallo perse.
ehhh be’.
favola greca.
e così, anch’io ci riprovai a riprendermi la favola.
fu un altro no, sempre motivi di soldini, ma ho conosciuto marino bartoletti.
curioso come questi personaggi siano identici anche fuori dal rettangolo della televisione. così come con zazzaroni, quando parlai con bartoletti avevo la sensazione di guardare la tv.
proposi qualcosa di un po’ più romantico. molto banale. un gruppo di amici che si ritrovano nel parchetto dietro la chiesa e il borgo e mentre giocano a pallone discorrono del campionato. certo, conoscendomi, c’erano dinamiche tra i protagonisti e cazzate varie.
naturalmente, ritrovando queste tavole a matita, ve le ripropongo.
e fate un gioco. provate a riconoscere i giocatori e gli allenatori.
tipo, sven goran eriksson alla lazio o quel fatih terim alla fiorentina dei portoghesi nuno gomes e rui costa, tipo.
sa la madonna dove abbia messo i testi, ma ciò che ritengo un esperimento antropologico è vivisezionare queste matite scrutandone l’evoluzione del segno.
auguri, bambini di tutto il mondo.

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