una passeggiata tra i murales

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prendo in prestito il titolo dell’evento creato su facebook da marco “bonobolabo” miccoli che sabato 15 settembre invitava a passeggiare tra i murales realizzati a ravenna durante lo street art festival, tenutosi nella città romagnola dal’1 al 7 settembre 2014. lo stesso marco ha predisposto il suo “bonobolabo” a museo di opere di altri street artists, dimostrando ancora una volta un’attenzione per le arti e la cultura di esse poco comuni.
prendo in prestito il titolo di marco per celebrare ravenna, città candidata a capitale europea della cultura 2019.
sappiamo tutti, almeno spero (anche se la notizia non è più “fresca” e i miei articoli raramente sono attuali), che ha vinto matera.
e con tutto l’amore del mondo, ma da romagnola, tifavo ravenna come l’italia ai mondiali.
non che tra riminesi e ravennati ci sia questa sfavillante simpatia, per i riminesi esistono solo loro e chiunque altro è tipo quelli di riccione che sono già terroni (e siamo a dieci minuti di auto di distanza) per non parlare di quelli di cesena: apriti cielo.
ma io sono una riminese atipica tant’è che a rimini non ci vivo nemmeno più.

e se c’è una cosa che si sta spargendo a macchia d’olio è la street art.

sempre più spesso si leggono articoli in internet di nuovi murales che appaiono sui palazzi delle città. persino bloggokin, il blog di paolo campana, ha una categoria specifica e gli articoli (soprattutto questo sui muri di torino di ivana de innocentis) sono tutti interessantissimi. e se prima la street art era qualcosa che andava ricercata con il lanternino, oggi è molto spesso nominata. quantomeno, su facebook e twitter, tra i miei contatti, su cinque foto che vengono pubblicate una è di un muro dipinto, il che, come percentuale, rispetto a qualche tempo fa, è altissima.
a rimini, grazie a dio, abbiamo ERON che soltanto per le bellezze che regala per la città meriterebbe una statua.

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l’ultimo che ho scoperto nella mia città natale è un forex che oggi decora il bar dla cotma in via covignano.

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non è tra i lavori più nuovi di davide, ma è sicuramente una delle sue testimonianze più prossime.

ravenna non ne è esente. il festival della street art ha lasciato muri bellissimi e che hanno decisamente reso più colorata la città. sarà poi che a me ravenna piace e queste cose mi fanno letteralmente uscire di testa, per me questi muri sono una figata pazzesca e mi domando perché non ci siano piani culturali che li comprendano. che poi ci sarebbero anche e infatti quando riescono a essere concreti diventa una notizia, la quale cosa rispecchia l’appiattimento e l’attenzione al contrario verso futilità che stanno rovinando il mondo.
ciò che fortunatamente non lo rovinano, sono proprio queste opere cubitali che spesso sono relegate a pareti di palazzi periferici e non centralissimi, ma che, quando li si vede, fanno sgranare gli occhi.
a me capita un giorno di settembre. avevo alcuni appuntamenti a rimini e appena conclusi mi dirigo verso ravenna per passare un pomeriggio con la mia amica mina e il suo ragazzo tomino che, seguendo queste mappe (e la seconda è contornata da i disegni dei murales per una riconoscibilità immediata),

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mi hanno accompagnato a vederne qualcuno dal vivo.

il murales del collettivo ravennate che si occupa di anche di grafica e fumetti, dissenso cognitivo, è il primo al quale scegliamo di far visita, non foss’altro perché è dietro casa dei miei amichetti. si scorge dalla rotonda sulla quale si arriva, mantenendo il centro alle spalle, quella che poi girando a destra porta all’autostrada e all’adriatica.
le loro opere indagano un domani remoto e oscuro, dove, se ci sono figure umane, stanno per l’essenza dei suoi errori. e infatti hanno sembianze distorte, meccanizzate, implementate da modificazioni abnormi. sono approssimazioni di forme viventi, esseri ormai adattati a un ambiente ostile dove le barriere tra organico e artificiale sono definitivamente crollate, in un contesto in cui la tecnologia satura l’ambiente e rende malleabile la realtà. e, nonostante una rappresentazione e un’idea davvero pessimista, dal vivo fa un effetto della madonna.

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il secondo è quello di zed1. è un muro un po’ più nascosto e che dà su un parcheggio privato con la sbarra e si trova in zona stadio lungo una delle arterie della città.
zed1 dipinge da più di vent’anni. tramite un costante e variegato sviluppo della tecnica, il suo stile si evolve conseguentemente alla sua attività di writer, che lo porta a dipingere treni, muri e superfici di ogni tipo. seguendo la sua predilezione per il figurativo, arriva a creare un mondo di burattini umanoidi, che, nella loro apparente asetticità, interagiscono con la realtà che li circonda, evolvendosi tanto nello spazio quanto nel tempo. zed1 si muove, attraverso una raffinata danza di forme e colori, in un surrealismo postmoderno, che anche nei suoi tratti più irrazionali rimanda a una lucida consapevolezza, a volte malinconica, a volte terribilmente ironica. e saranno state le linee delle gocce dei pennelli e dei rulli, ma anche questo è una gioia visiva e colorata per gli occhi.

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quelli di seacreative e millo invece sono proprio in zona stadio, su uno stabile di cui non ho capito l’uso e che si affaccia sul parcheggio dello stadio di ravenna.

sul primo muro, sulla destra guardando lo stadio, c’è quello di fabrizio sarti in arte sea. esprimendosi inizialmente sui muri di varie città con il suo primo nome d’arte, aggiunge il creative quando sostituisce le bombolette spray con pennelli e colori acrilici e soprattutto quando muta il suo stile diventando più grafico e le esperienze vissute lo portano a un progetto di maturazione più ampio. oltre ai circuiti espositivi convenzionali, sea creative continua a dipingere i suoi personaggi nelle aree industriali abbandonate, in un progetto artistico, dove la street art si allontana dalla strada, dai muri delle città, per fondersi invece con l’archeologia industriale, con quei luoghi pieni di storia, che emozionano solo ad entrarvi. sea creative oggi ha un suo stile ben definito: lineare ma attento ai particolari di un universo caotico in un mondo di personaggi grotteschi che esulano dalla vera rappresentazione figurativa per allargarsi all’esperimento grafico/cromatico. soggetti che emergono da fondi a volte piatti a volte pieni di parole dove le lettere smettono di avere la loro funzione comunicativa e diventano elementi decorativi. un microcosmo di personaggi che non appartengono a nessuna città, a nessuno specifico panorama urbano; volti con espressioni stupite, attonite, assenti che appartengono solo alla mente dell’artista che rielabora esempi provenienti dal mondo reale lasciando allo spettatore varie chiavi di lettura interpretativa. e ormai abituata alle misure dei murales che evidentemente non sopportano di essere immortalate dalla fotocamera di instagram, riesco a fotografarle solo con rotazioni del busto che potrebbero essermi fatali. IMG_4571

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si gira l’angolo e ci si ritrova davanti una roba di un bello che si deve camminare dieci metri lungo la parete per rendersi davvero conto di cosa si sta guardando. e qui ho avuto solo due modi per fotografarlo con l’iphone: o la panoramica o, come ha fatto tomino, diventare un puntino alla nostra vista nel parcheggio dello stadio per poterlo prendere tutto.
millo nasce in un paesino pugliese che si chiama mesagne non molto lontano da francavilla fontana e latiano, tutto in provincia di brindisi. per farvi capire, avete presente la scena de “la terra” di sergio rubini nella quale il personaggio interpretato da fabrizio bentivoglio scende dal treno alla stazione? avete presente “quella” stazione? probabilmente no, ma quando ci sono andata io la stazione è una di quelle fantasma, il treno si ferma mentre tipo le balle di fieno continuano a girare nel vento. ci sono anche voluta ritornare, dal ricordo indelebile di quella prima volta e naturalmente ci ho portato chiunque fosse con me.
il sito molto bello ilgorgo.com scrive a proposito di millo:
“è interessante notare come l’interprete non focalizzi unicamente la sua ricerca sul rapporto intrinseco tra l’essere umano e la città o il panorama che lo circonda, ma piuttosto ne approfondisce le dinamiche riversando su due distinti livelli tutto il proprio lavoro, si tratta di una approccio più dimensionale che raccoglie sia ciò che ruota intorno a noi stessi ma di riflesso anche ciò che si cela al nostro interno, micro e macro universi che quindi si ritrovano indissolubilmente legati.”
millo porta avanti una personale ricerca estetica nel campo della pittura, concentrandosi sul rapporto tra lo spazio e l’individuo muovendosi dalla micro alla macroscala. per altro con un segno assolutamente riconoscibilissimo e con dettagli che a coglierli tutti incantano e si sta di fronte ai suoi murales che nemmeno davanti alla gioconda e le cui opere si possono ricercare anche a milano, bologna, firenze, parigi e lussemburgo e anche a londra dove dipinge diversi muri sulle strade di Shoreditch. e l’effetto è davvero notevole.

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purtroppo in quella giornata di settembre il tempo inizia a essere tiranno e l’ultimo che riesco a vedere è quello di hope&gig. poco più che trentenni e grazie a una stretta collaborazione sviluppano un linguaggio comune che assorbe le caratteristiche delle ricerche personali di ciascuno, dando vita a una produzione caratterizzata dall’essere fortemente simbolica, talvolta surreale, in cui trapela l’amore per ogni elemento naturale, da quelli propriamente terrestri, le rocce, i vegetali e gli animali, fino allo spazio cosmico. il tratto altamente dettagliato e minuzioso, costituito attraverso piccole pennellate di colore, sviluppa una trama visiva assolutamente realistica per la quale, a supporto di questa precisa scelta, la soluzione cromatica si affida unicamente al bianco e al nero come unici interlocutori visivi. e qui uso la panoramica. anche se i particolari delle loro orme sulla vernice e la fisicità del muro scrostato e delle gocce di bianco catturano la mia attenzione.

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non sono riuscita a vederne un altro in centro a ravenna e quello di zed1 da marco, nel suo “bonobolabo”. e se sono come questi, bambini di tutto il mondo, c’è proprio da farsela una passeggiata tra i murales e rimanere incantati osservando “l’arte intorno“.

 

 

 

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