perché gente come phillip seymour hoffman e robin williams si toglie di mezzo

robinwilliams

(un murales dedicato a robin williams in america)

perché non avete la più pallida idea di cosa significhi essere artisti.
perché non sapete cosa significhi svegliarsi al mattino e non avere la minima voglia di vivere e la minima voglia di alzarsi dal letto.
perché ci si sente talmente soli che quel silenzio interiore pieno di rumore non viene mai riempito.
perché agli occhi del mondo sembra di avere tutto, e magari lo si ha anche, materialmente, ma manca sempre qualcosa e, a volte, non si sa cosa.
perché ci sono momenti nei quali manca il respiro, ma manca forte, e il mondo ha una velina che non si riesce a togliere dagli occhi.
perché l’arte è diventata un compromesso e l’Arte non è mai un compromesso, è pura Arte.
perché oggi non si ha più la lucidità e la lungimiranza di riconoscerla, questa arte, e ciò che è mainstream viene scambiata per tale.
perché erano due artisti, attori che avevano avuto successo il cui talento è stato riconosciuto ma a loro interessava relativamente.
perché il vero successo è un altro. e loro lo sapevano.
perché non li abbiamo mai conosciuti in realtà, non abbiamo nemmeno mai stretto loro la mano e, soprattutto, non li abbiamo mai guardati negli occhi faccia a faccia. loro non sapevano nemmeno che esistiamo.
perché non sapevamo chi erano realmente, cosa provavano realmente, cosa pensavano realmente.
perché ci siamo innamorati di loro solo filtrati dai ruoli che hanno interpretato.
perché non ci ricordiamo nemmeno più che sono morti, ma solo se ci capita che in televisione passi un film nel quale recitavano.
perché respiravano osservando un cielo terso in una giornata di sole da togliere il fiato e provavano un vuoto incommensurabile.
perché qualunque “successo” potessero essere loro riconosciuto, loro si sentivano sempre dei falliti, privi di talento e incapaci di realizzarsi nella vita che avevano scelto di fare.
perché qualunque “successo” potessero essere loro riconosciuto, ogni nuovo film era un ricominciare da zero, come se il passato non fosse esistito.
perché viviamo in un mondo, in un’epoca nella quale tutto va talmente veloce che non ci ricordiamo nemmeno cosa abbiamo fatto cinque minuti prima.
perché forse a loro non piaceva più questo mondo.
certo, forse phillip seymour hoffman non aveva proprio voglia di morire, ma il suo costante e ciclico tentativo di autodistruzione fa parte di quel genio che combatteva ogni giorno tra l’esaltazione di se stesso e il suo lato più oscuro.
e robin williams forse riusciva ancora a trovare la forza di sorridere, malinconicamente, ma il peso dell’esistere ogni giorno, per alcune persone che popolano questa terra, è un peso talmente enorme e insostenibile che si preferisce andare via.
perché in fondo non ce ne frega niente se se ne sono andati.
perché non è un problema nostro.
perché abbiamo i nostri problemi quotidiane e le nostre gioie.
perché per un giorno su facebook è stato simpatico avere tanti “amici” che condividevano quell’effimero dolore.
perché non è passato nemmeno nell’anticamera del cervello mettersi su i film dell’uno e dell’altro e farsi delle maratone private.
perché ci si sta perdendo.
e loro lo hanno fatto prima e non trovavano più la strada.
cosa rende una vita degna di essere vissuta?
forse per loro si è spenta la luce e niente aveva più senso.
perché sentirsi impotenti di fronte al mondo cattivo di ogni giorno è troppo.
perché non si ha sempre la forza di vedere il sole.
perché l’essere artista è la cosa più bella che ci possa essere nella vita ed è ciò che, ineluttabilmente, bambini di tutto il mondo, sarà la propria stessa condanna.

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